Fine anno è tempo di bilanci: sotto analisi finisce anche il bonus di 80 euro introdotto da Renzi in busta paga, a determinate condizioni. Sappiamo che il bonus Irpef è riservato a lavoratori dipendenti che percepiscono meno di 26 mila euro lorde. Sono esclusi quindi tutti quelli che guadagnano di più, nonché lavoratori autonomi e pensionati. La Legge di Stabilità ha esteso il bonus di 80 euro anche alle Forze dell’ordine ma le discriminazioni che la detrazione Irpef, così formulata, lascia aperte, sono ancora tante, come ha evidenziato uno studio della Cisl.

Si tratta di un report che evidenzia le incongruenze del bonus fiscale, solo in parte sopperite dall’abolizione della Tasi sulla prima casa che, quantomeno, ha ridotto “la pressione fiscale per quei soggetti altrimenti tagliati fuori dal bonus”. Abolizione Tasi 2016: resta il fardello Tari  

Bonus Renzi: differenze tra dipendenti e pensionati

Partiamo dai pensionati: chi si è ritirato dal lavoro, anche a parità di reddito (quindi per assegni annui inferiori o uguali a 26 mila euro), non ha diritto al bonus Renzi e quindi, a conti fatti, dovrà sopportare un’aliquota Irpef del 5% più alta rispetto a quella pagata da un lavoratore dipendente”.

Bonus 80 euro in busta paga: fascia media penalizzata

Non solo pensionati e lavori autonomi. Ad essere “beffati” dai limiti del bonus Renzi sono anche i dipendenti con reddito compreso tra 26 e 29 mila euro. Non arrivano ai 30 mila ma guadagnano abbastanza per essere esclusi dal bonus di 80 euro. La Cisl ha descritto il fenomeno come una disuguaglianza verticale.