A breve, gran parte dei cittadini italiani riceveranno il tanto atteso Bonus 200 euro. Stiamo parlando del contributo una tantum, destinato ai soggetti con un reddito basso, per far fronte all’impennata dei prezzi dell’energia e non solo. Impennata dei prezzi causata, principalmente, dall’attuale conflitto in Ucraina.
Qualche giorno fa, l’INPS ha pubblicato una circolare con la quale ha reso noti alcuni utili dettagli sul bonus in argomento. In particolare, lo stesso Istituto ha chiarito che, in alcuni casi particolari, lo stesso potrebbe dover essere restituito dopo il suo accredito.

Una situazione abbastanza curiosa, ma che necessita di ulteriori approfondimenti. Dunque, ecco tutti i casi in cui il bonus 200 euro dovrà essere restituito.

Bonus 200 euro, cos’è e a chi spetta

Il bonus 200 euro, sostanzialmente, consiste in un contributo pensato per far fronte all’impennata dei prezzi dell’energia (e non solo). Impennata dei prezzi che, come sappiamo, è stata causata principalmente dal recente conflitto in Ucraina.
Il bonus spetta ai lavoratori dipendenti che hanno beneficiato dell’esonero contributivo pari allo 0,8% previsto dalla Legge di Bilancio 2022 nel primo quadrimestre dell’anno per almeno una mensilità. In altre parole, a chi ha uno stipendio lordo, da inizio anno, inferiore a 2.692 euro al mese, e sarà pagato dal proprio datore di lavoro direttamente nella busta paga di luglio.
I pensionati, autonomi, stagionali e disoccupati, invece, devono avere un reddito sotto i 35 mila euro annui. Per colf e badanti, infine, non è previsto alcun limite reddituale.
Ad ogni modo, la normativa prevede anche altri limiti di accesso al contributo, oltre a quelli reddituali appena visti. In alcuni casi, il bonus 200 euro potrebbe dover essere restituito in un secondo momento.

Ecco perché potrebbe essere restituito

Ai sensi del comma 4, articolo uno del decreto legge n. 50 del 17 maggio 2022, (cosiddetto decreto Aiuti):

Il contributo viene corrisposto dall’INPS sulla base dei dati disponibili al momento del pagamento, ma è soggetta alla successiva verifica del reddito, “anche attraverso le informazioni fornite in forma disaggregata per ogni singola tipologia di redditi dall’Amministrazione finanziaria e ogni altra amministrazione pubblica che detiene informazioni utili”.

Oltre a questo, come specificato dallo stesso Istituto con la circolare n° 73 del 24 giugno, il bonus 200 euro può essere revocato anche nel caso in cui il contributo sia stato erogato da due diversi datori di lavoro, oppure in caso di revoca del trattamento pensionistico.
In particolare, si legge nella circolare, nell’ipotesi in cui “il trattamento pensionistico che ha dato titolo al riconoscimento dell’indennità una tantum sia revocato o, comunque, tutte le circostanze in cui si accerti successivamente la non sussistenza del diritto a prescindere dal requisito reddituale”
In caso di somme corrisposte in eccedenza, l’INPS provvede alla notifica dell’indebito entro l’anno successivo a quello di acquisizione delle informazioni reddituali.