Il fenomeno bitcoin e delle cripto valute in generale è all’attenzione della Guardia di Finanza. Non solo italiana, ma di tutti i paesi occidentali. La moneta virtuale è infatti uno dei mezzi più leciti per frodare il fisco.

Come diceva Machiavelli, “il fine giustifica i mezzi” e se il fine è quello di fregare le autorità fiscali di mezzo mondo, ecco che il bitcoin può essere considerato il mezzo ideale. Non è tracciabile e non è nemmeno tassabile. Sfugge, insomma, ai controlli. Per ora.

Bitcoin e uso illecito criptovalute


Così, il comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, durante un’audizione presso la Commissione Antimafia ha detto che

la crescente diffusione delle criptovalute ha indotto la Guardia di Finanza a prestare massima attenzione al rischio di un loro utilizzo da parte delle organizzazioni delinquenziali. Anche di matrice mafiosa, per riciclare consistenti proventi illeciti, in quanto esse offrono il vantaggio dell’anonimato rendendo difficoltosa la reale riconducibilità dei flussi a persone fisiche“.

Fattore importante per la lotta all’evasione fiscale è dato oggi dalla collaborazione tra le autorità amministrative, giudiziarie e di investigazione. Nonché, in forma attiva e passiva, degli operatori economici e finanziari verso le autorità competenti del sistema di prevenzione e contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo.

Criptovalute ed evasione fiscale

Benché anche i bitcoin, per legge, vadano dichiarati al fisco, pochi lo fanno. Gli acquisti, le vendite e tutte le transazioni effettuate mediante bitcoin o cripto valute in generale avviene nel più totale anonimato.

La moneta virtuale si presta infatti facilmente a scambi anonimi. Gli scambi avvengono via blockchain e non sono tracciabili, anche perché non è identificabile il possessore del bitcoin o della cripto valuta. La transazione avviene al portatore e le banche o istituzioni finanziarie non sono in grado di risalire al proprietario.

Spostamenti di enormi quantità di denaro internazionali avvengono infatti così.

Le autorità possono solo rintracciare le attività di conversione in valuta ordinaria delle cripto valute, ma non anche gli scambi.

Le autorità monetarie europee si stanno tuttavia organizzando per porre freno al fenomeno. La Commissione europea sta infatti studiando sistemi di controllo per frenare l’evasione fiscale e di conseguenza anche la tassazione di bitcoin e cripto valute.

Ue studia sistema per bloccare le frodi

Enti di ricerca, governi, imprese e associazioni stanno fornendo indicazioni al fine di stendere una direttiva comunitaria per contenere il fenomeno. Sta infatti per prendere vita un nuovo sistema di sorveglianza e controllo da fornire alle amministrazioni fiscali dei Paesi membri per limitare frodi ed evasione fiscale.

La direttiva Ue punta a identificare i possessori di bitcoin e a dichiararli al fisco. Proprio come avviene in generale per gli strumenti finanziari e di investimento. Le banche potrebbero essere chiamate in causa identificando i possessori delle cripto valute al momento della loro conversione in moneta tradizionale.

La direttiva punta anche a istituire un sistema sanzionatorio che colpisca alla radice l’evasione fiscale a mezzo cripto valute. Così, un esercente che vende un bene o un servizio ricevendo in cambio bitcoin sarà obbligato a dichiarare le generalità fiscali dell’acquirente.