Il 2023 si prospetta un anno in cui ci sarà un aumento pensione senza precedenti. Il fenomeno sarà dovuto al meccanismo automatico della perequazione. Parliamo dell’automatica rivalutazione dell’assegno pensionistico mensile fatto sulla base del tasso di inflazione.

Un tasso di inflazione che oggi sta toccando livelli record, causando una caduta a picco del potere d’acquisto delle pensioni e degli stipendi.

La percentuale di inflazione adesso è intorno all’8%. I prezzi di tutto sono alle stelle e con una pensione mensile di 1.500 euro al mese non si riesce più ad acquistare le stesse cose di prima.

Non parliamo poi di chi ha una pensione al di sotto dei 1.000 euro mensili. Arrivare a fine mese è un’impresa.

Tutti gli esperti sono d’accordo. Il tasso di inflazione a fine anno 2022 si assesterà tra il 7% e l’8%. Ed è proprio sulla base di questo tasso che scatterà l’aumento pensione a gennaio 2023.

Un qualcosa di grosso, rispetto, a quanto avvenuto a gennaio 2022, quando il tasso di perequazione per l’aumento fu dell’1,7% (decreto ministeriale del 17 novembre 2021).

Da precisare è che, comunque, l’adeguamento al costo della vita si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica, quindi, sia alle pensioni dirette (anzianità, vecchiaia, ecc.) che a quelle ai superstiti (pensione di reversibilità e pensione indiretta), indipendentemente dal fatto che esse siano integrate al trattamento minimo.

Aumento pensione 2023, gli scaglioni previsti

Il dato base da prendere a riferimento per la perequazione è il trattamento minimo di pensione che è pari adesso a 523,83 euro.

Come per il 2022, anche l’aumento pensione 2023, la rivalutazione dipenderà da scaglioni e sarà del:

  • 100% dell’inflazione, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo
  • 90% dell’inflazione, per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo
  • 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.

Esempi di rivalutazione

Si supponga che il tasso di inflazione si assesti a fine anno 2022 al 7,5%.

Si consideri una pensione di 1.200 euro al mese. In questo caso la rivalutazione pensione 2023 sarà pari al 100% del tasso di inflazione (perché si rientra ne primo caso, ossia pensione fino a 4 volte il trattamento minimo). Quindi, sarà pari al 7,5% di 1.200 euro. Questo significa 90 euro in più al mese.

Per le pensioni d’oro e argento, invece, il discorso cambia.

Si consideri una pensione mensile di 2.500 euro. In questo caso l’aumento pensione 2023 sarà così calcolato:

  • su 2.095,32 euro (ossia 4 volte il trattamento minimo) sarà applicata la rivalutazione del 7,5%
  • su 404,68 euro (ossia sulla differenza tra 2.500 euro e 2.095,32 euro) sarà applicata la rivalutazione del 6,75% (ossia il 90% di 7,5%).

In questo secondo esempio, l’aumento pensione complessivo sarà pari a 157,15 + 27,32 (per un totale di 184,47 al mese). Quindi, più consistente rispetto alla pensione di 1.200 euro.

Si tenga, comunque, presente che questi aumenti però sono al lordo dell’anticipo rivalutazione pensioni disposto per il mese di ottobre 2022. Inoltre si basano su un tasso di inflazione “presumibile”.