L’impennata dei costi delle utenze luce e gas sta mettendo a dura prova le famiglie italiane. A risentirne fortemente sono anche le attività commerciali. Un bar o un ristorante oggi è costretto a pagare una bolletta della luce triplicata (se non quadruplicata) rispetto allo stesso periodo del 2021. E non finisce qui. Dal 1° ottobre si attendono aumenti shock.

Se ad agosto 2021 il costo per il consumo di elettricità era di 1.000 euro, oggi ad agosto 2022 arrivano bollette di oltre 3.000 euro. Un onere insostenibile che sta costringendo i gestori ad aumentare il proprio listino prezzi.

Alcuni sono a rischio chiusura ed altri hanno deciso di sospendere momentaneamente l’attività in attesa che il Governo adotti qualche misura per contenere questa escalation.

Intanto, qualche associazione di categoria prende iniziative private. Tra queste spicca “Bolletta in vetrina” promossa da Fipe-Confcommercio.

Bolletta in vetrina, di cosa si tratta

L’iniziativa “Bolletta in vetrina” si propone come un’operazione trasparenza a livello nazionale. I gestori dei pubblici esercizi associati a Fipe-Confcommercio riceveranno una cornice da appendere nei propri locali per mettere in bella vista le ultime bollette del gas e dell’energia elettrica.

Insomma, tutti cittadini e gli avventori di bar, ristoranti ed altre attività devono conoscere quale è la situazione in cui le imprese sono costrette a operare.

l’obiettivo è quello di rendere trasparente cosa sta succedendo oggi a chi gestisce un bar o un ristorante anche nel tentativo di spiegare ai clienti perché stanno pagando il caffè un po’ di più con il rischio nei prossimi mesi di ulteriori aumenti. Con aumenti dei costi dell’energia del 300% si lavora una pistola puntata alla tempia. Se il Governo non interviene o si agisce sui listini o si sospende l’attività. Contiamo sulla sensibilità dei cittadini e dei clienti perché fare lo scaricabarile dei costi è proprio quello che non vorremmo fare.

Queste le parole Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe, il quale chiede al Governo anche di potenziare immediatamente il credito di imposta anche per le imprese non energivore e non gasivore (l’attuale misura del 15% è del tutto insufficiente).