Aumentano le aliquote contributive dei professionisti iscritti alla Gestione Separata Inps. Come previsto dalla legge di bilancio per il 2021, dal 1 gennaio l’aliquota salirà di qualche centesimo percentuale rispetto allo scorso anno.

L’aumento delle aliquote contributive è destinato a finanziare il nuovo ammortizzatore sociale, il così detto ISCRO (Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa), introdotto in via sperimentale con la legge di bilancio per il 2021. Si tratta, più nello specifico, della cassa integrazione dei lavoratori con partite IVA iscritti alla Gestione Separata Inps.

Aumento aliquote contributive Inps

L’aumento delle aliquote contributive è pari allo 0,26% per i lavoratori autonomi. Di conseguenza – come spiega la circolare Inps numero 12 del 5 febbraio 2021 – l’aliquota complessivamente dovuta dai professionisti con partita IVA sale al 25,98% del reddito annuo prodotto.

Le aliquote contributive per i lavoratori professionisti aumenteranno poi ancora nel 2022 e 2023. A regime il contributo salirà al 27%, di cui lo 0,26% è destinato a finanziare l’ISCRO. La restante percentuale contributiva finanzia l’IVS (pensione di invalidità, vecchiaia, superstiti), gli assegni per il nucleo familiare, la degenza ospedaliera, la malattia e il congedo parentale.

Che cosa è l’ISCRO

L’ISCRO è la cosi detta cassa integrazione per i lavoratori autonomi. Essa, come stabilito dalla legge di bilancio, prevede l’erogazione da parte dell’Inps di un assegno mensile che va da 250 fino a un massimo di 800 euro. Ne hanno diritto da quest’anno le partite IVA iscritte alla Gestione Separata che hanno subito perdite di almeno il 50% del fatturato. Importo che deve essere riferito agli anni precedenti la domanda.

I lavoratori, per beneficiare della Cig, devono, inoltre, dimostrare di aver conseguito un reddito inferiore a 8.145 euro. Ma anche di essere in regola con la contribuzione previdenziale obbligatoria e di essere titolari di partita Iva da almeno 4 anni alla data di presentazione della domanda. In ogni caso, l’aumento delle aliquote contributive è obbligatorio anche se non si ha diritto.

La Cig è corrisposta anche a coloro che svolgono rapporti di collaborazione coordinata e continuativa che non rientrano in altri regimi pensionistici obbligatori. Detti lavoratori devono quindi risultare iscritti alla Gestione Separata Inps. Sono esclusi i lavoratori occasionali non iscritti al tale forma di previdenza obbligatoria o con redditi inferiori a 5.000 euro all’anno.

Le aliquote contributive dei collaboratori

Le aliquote contributive Inps 2021 per i collaboratori e figure professionali assimilate – spiega l’Inps nella circolare – resta fissata in misura pari al 34,23%. Questa percentuale è così composta: 33% per l’assicurazione IVS, 0,72% per le prestazioni di maternità e malattia e 0,51% per il finanziamento della Dis-coll (indennità di disoccupazione).

Chi invece è già iscritto ad altro fondo di previdenza obbligatorio, anche diverso dall’Inps, ovvero è titolare di pensione, pagherà, un contributo inferiore e pari al 24%.

Il contributo è versato all’Inps nella misura di due terzi a carico del committente e un terzo a carico del lavoratore. L’obbligo dei versamenti è sempre a carico del committente che deve provvedere entro il giorno 16 del mese successivo al pagamento della prestazione.