Cosa porterà in dote l’avvicendamento tra il Reddito di Cittadinanza e l’Assegno di inclusione? Tecnicamente il concetto di fondo non cambierà: entrambe le misure mirano a risollevare il reddito delle persone in maggiori difficoltà.

Le differenze però esistono, soprattutto a livello pratico. E anche da un punto di vista prettamente numerico, visto che l’interscambio fra le due misure ridurrà sensibilmente il numero dei percettori. Il RdC, infatti, poteva essere considerata una sorta di tutela “a tappeto”, riguardante indistintamente una nutrita platea di beneficiari privi di un introito costante proveniente da attività lavorativa.

La seconda misura, invece, dovrebbe efficientare al massimo il reintegro nel tessuto occupazionale delle risorse che, potenzialmente, sono in grado di lavorare. Questo perché l’Assegno di inclusione sarà di per sé destinato esclusivamente a coloro che manifesteranno reali situazioni di bisogno. Si tratta infatti di uno strumento parallelo ad altri entrati in vigore da destinare esclusivamente agli occupabili. Ossia agli ex percettori del Reddito di Cittadinanza che, tuttavia, possono lavorare.

Per questo tracciare un parallelismo tra i due provvedimenti è abbastanza complesso. Proprio perché dalla nuova misura, l’Assegno di inclusione, saranno del tutto esclusi gli occupabili, i quali andranno a beneficiare di altre misure per il proprio reintegro nel mondo del lavoro. Evidentemente, questo renderà l’Adi uno strumento meno “largo” ma comunque non meno esoso. O comunque sugli standard di un investimento corposo. Basti pensare che ogni Assegno si attesterà su un valore non al di sotto dei 480 euro annui e comunque non superiore a 6 mila. A seconda dei casi, il percettore potrebbe incassare un contributo in un range da 40 a 500 euro.

Assegno di inclusione e Reddito di Cittadinanza, quale vale di più? Una risposta (forse) c’è

Il numero inferiore di beneficiari, a ogni modo, sembrerebbe far pendere la bilancia dalla parte dell’Assegno di inclusione.

E questo proprio in virtù di una maggiore equità, equilibrata anche dalle misure a sostegno degli occupabili. Meno percettori, infatti, su un quadro di risorse più mirato ma comunque importante, potrebbe quasi certamente significare importi più elevati. Anche considerando il plus che sarebbe riconosciuto se la famiglia che percepisce l’assegno fosse in affitto presso l’abitazione di residenza. Il totale percepito, infatti, salirebbe in generale di circa 4,2 punti, secondo quanto rilevato dall’Inps. Di 5,6 nel caso la famiglia stesse in affitto.

La maggiorazione si estenderebbe al 16,4% in presenza di figli minori, uno dei quali sotto i tre anni. Anche se l’abitazione fosse di proprietà, la situazione non cambierebbe di molto: +13,9%, stando alle stime dell’Istituto di previdenza sociale. La percentuale maggiorata si assottiglierebbe a un 9,7% di massima in presenza di un figlio minore. Stando alle percentuali rivelate dall’Inps, in un nucleo familiare di tre adulti, uno dei quali con disabilità, l’Assegno di inclusione alzerebbe l’importo precedentemente percepito con il RdC di qualche decina di euro.

Chi sono i percettori

Nell’ambito generale della misura, un Assegno di inclusione garantirebbe un importo mensile attorno ai 350 euro nel primo anno, salendo negli anni o al manifestarsi di determinate condizioni. La variabilità sarà di fatto il vantaggio rispetto al Reddito di Cittadinanza. In questo senso, è interessante notare che la platea di beneficiari è rimasta sostanzialmente invariata. Secondo l’Inps, a dicembre 2022 erano 1,4 milioni i nuclei familiari percettori, per un totale di circa 3 milioni di persone. E, nella maggioranza dei casi, si trattava di famiglie non in grado di produrre reddito, o comunque con ridotte capacità di produrne uno. Il Governo ha mantenuto il target pressoché intatto, tentando una sforbiciata laddove possibile. A patto che il reintegro degli occupabili funzioni.

Riassumendo

  • In un ipotetico confronto tra Reddito di Cittadinanza e Assegno di inclusione, il secondo potrebbe garantire importi più alti a fronte di una minore platea di beneficiari;
  • gli importi salirebbero proporzionalmente alla composizione del nucleo familiare o se vi fosse la presenza di una persona disabile;
  • la residenza in affitto estenderebbe di 5,6 punti percentuali l’importo dell’assegno.