Domanda ancora in istruttoria, oppure domanda respinta, questo ciò che sta accadendo a molti richiedenti l’Assegno di Inclusione. “Perché?” è ciò che molti si chiedono, soprattutto se sono famiglie che hanno preso il Reddito di Cittadinanza fino a dicembre e credevano nella continuità tra i due sussidi. C’è anche chi ha ricevuto l’accoglimento della domanda di Assegno di Inclusione ma ha ricevuto cifre irrisorie. Ecco alcuni quesiti che ci sono arrivati e a cui cercheremo, per quanto ci è possibile, di dare una risposta.

“Buonasera, volevo capire ciò che nemmeno l’INPS mi sa spiegare. Ho chiamato il numero verde dell’INPS e mi hanno detto solo di aspettare. Ho presentato a fine dicembre la domanda di Assegno di Inclusione. Il 26 gennaio è passato ma niente. Sono un single di 62 anni, mai sposato e vivo nella casa che mia madre mi ha ceduto in comodato gratuito.”

“Salve, ho ricevuto l’accoglimento dell’Assegno di Inclusione. Ho 64 anni, sono senza pensione, vedovo e con una figlia di 26 a carico. Con il reddito di cittadinanza prendevo quasi 800 euro al mese. Perché adesso con l’Assegno di Inclusione me ne danno 500? Infatti questa è la cifra caricata sulla nuova carta di credito che mi ha rilasciato l’Ufficio Postale.”

Assegno di Inclusione, ecco in motivi per i quali una domanda è ancora ferma o respinta

Come per ogni nuova misura, a prescindere dall’argomento della stessa, la fase iniziale è sempre piena di problematiche e vicissitudini per chi ha prodotto domanda. Si tratta della fase transitoria fisiologica che ogni nuova misura prevede. Per l’Assegno di Inclusione, inoltre, rispetto al Reddito di Cittadinanza molto cambia soprattutto sulla rigidità di assegnazione.

I controlli sono preventivi rispetto alla precedente misura in cui in genere detti controlli scattavano dopo l’assegnazione del beneficio. Il ritardo nell’espletamento della pratica di un richiedente può partire da diversi aspetti.

In primo luogo, il richiedente oltre alla presentazione della domanda, avrebbe dovuto iscriversi alla piattaforma SIISL, firmando il cosiddetto patto di attivazione digitale (PAD).

Chi ha presentato solo domanda, anche se lo ha fatto prima del 7 gennaio, rischia di trovarsi nella condizione del nostro primo lettore. In pratica, domanda ancora in attesa, in istruttoria o così via dicendo. Si ricorda che anche per chi ha presentato domanda presso Patronati o altre strutture autorizzate, la procedura completa è quella della sottoscrizione del PAD. Un passaggio ulteriore rispetto alla domanda che gli interessati avrebbero dovuto espletare autonomamente, tramite accesso diretto alla piattaforma INPS con SPID, CIE o CNS.

Le date di presentazione delle domande sono fondamentali

Per chi ha presentato domanda prima del 7 gennaio, ipotizziamo che dipenda proprio da questo il ritardo nella definizione della domanda. Perché l’INPS ha già provveduto a versare, ai richiedenti che hanno completato l’istruttoria, le prime ricariche il 26 gennaio scorso. Molti hanno ricevuto il messaggio dall’INPS con cui venivano sollecitati ad andare alle Poste a ritirare la nuova Card per l’assegno d’inclusione.

E molti sono stati quelli che hanno ricevuto la reiezione della domanda, perché evidentemente non avevano i requisiti. Significa che per chi ha la domanda ancora appesa, o è stata inoltrata dopo il 7 gennaio, rinviando la definizione al pagamento del 15 febbraio prossimo, oppure non è stata completata la registrazione alla piattaforma SIISL.

Occhio alle differenze tra Reddito di Cittadinanza ed Assegno di Inclusione

Per chi invece, a pratica accolta e pagamento ricevuto, le cifre non sono piaciute, il problema è un altro. Infatti va sottolineato che anche se sembrano simili, le due misure, cioè ADI e RDC sono diverse anche come calcolo della prestazione. In parole povere, cambiano le regole di calcolo dell’Assegno di Inclusione. E il nostro secondo lettore è il soggetto ideale per capire di cosa parliamo.

Lui ha età e requisiti per rientrare nell’Assegno di Inclusione come rientrava a suo tempo nel Reddito di Cittadinanza. Il calcolo degli importi però per l’Assegno di Inclusione non tiene conto della figlia, cosa che invece nel Reddito di Cittadinanza sì. Infatti la figlia per età è attivabile al lavoro. Salvo che abbia problemi di invalidità o che abbia problematiche che ne hanno previsto la presa in carico dei servizi sociali comunali.

Significa che se è attivabile al lavoro, la figlia non viene conteggiata per la scala di equivalenza da cui si calcola l’ammontare del nuovo sussidio.

Il nucleo familiare è fondamentale

La figlia del nostro lettore quindi potrebbe, se le condizioni sono soddisfatte, passare a chiedere il Supporto alla Formazione e al Lavoro. La seconda misura introdotta in sostituzione del Reddito di Cittadinanza che riguarda persone con età compresa tra i 18 ed i 60 anni, non invalidi e nemmeno presi in carico dai servizi sociali.

Per la figlia ci sarebbero 350 euro al mese, ma solo partecipando assiduamente a tutte le iniziative dei centri per l’impiego, e delle agenzie del lavoro, per la riqualificazione lavorativa e professionale della stessa. Allo stesso tempo, un’altra problematica che si potrebbe verificare: quella dei singoli che saranno attratti nel nucleo familiare dei genitori.

Infatti anche un over 60 o un disabile, anche se effettivamente vive da solo, non potrà più avere un ISEE singolo ma dovrà presentare una DSU con i propri genitori se ancora viventi. In questo caso cambiando il valore ISEE gli interessati dovrebbero verificare se il loro diritto all’Assegno di Inclusione esiste ancora o meno.