Il Governo va avanti con la riforma fiscale. Ieri è stato approvato in esame definitivo il decreto sulla fiscalità internazionale, decreto con il quale, tra l’altro,  viene rivisto tutto il regime fiscale riservato ai lavoratori impatriati.

Il nuovo regime, molto meno conveniente del precedente, si applica ai lavoratori impatriati per i soggetti che trasferiscono la residenza fiscale in Italia a decorrere dal periodo d’imposta 2024.

I redditi di lavoro dipendente, i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, i redditi di lavoro autonomo prodotti in Italia, entro il limite di 600.000 euro concorrono alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 50 per cento del loro ammontare.

Nei fatti opera un abbattimento sul reddito prodotto per il 50%. La percentuale sale al al 60%  per i lavoratori che rientrano in Italia dall’estero con figli.

Tra i requisiti al rispetto dei quali è subordinata l’applicazione del regime in parola, viene ripristinato il vecchio riferimento  all’alta qualificazione dei lavoratori impatriati. Ma questo e solo uno dei nuovi e più stringenti requisiti previsti dal Governo Meloni.

Approvato il decreto sulla fiscalità internazionale

Il Governo ha approvato il decreto di riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale.

Il decreto interviene nei seguenti ambiti:

  • disposizioni in materia di determinazione della residenza fiscale delle persone fisiche, delle società e degli enti;
  • demplificazione della disciplina delle società estere controllate;
  • disposizione quadro per incentivi fiscali compatibili con i principi e le disposizioni europee in materia di aiuti di Stato;
  • agevolazioni riservate ai lavoratori impatriati;
  • trasferimento in Italia di attività economiche;
  • tassazione minima globale dei gruppi multinazionali;
  • ecc.

Le novità più importanti si registrano sul fronte dei lavoratori impatriati. Il regime fiscale a loro riservato dall’art.16 del  D.Lgs 147/2015 viene rivoluzionato. Rendendo molto meno conveniente trasferirsi in Italia. Quale sia la logica sottesa a tale intervento del Governo resta un mistero visto che la crescita economica del paese è uno della priorità dell’esecutivo.

Decreto sulla fiscalità internazionale. Cambia il regime fiscale degli impatriati

Come detto in apertura, i requisiti per accedere al regime fiscale riservato ai lavoratori impatriati vengono del tutto rivisti.

In particolare, come da dossier ufficiale della riforma fiscale, il  nuovo regime si applica a coloro che conseguono la residenza fiscale in Italia a decorrere dal periodo d’imposta 2024.

Rispetto al vigente regime:

  • l’ammontare detassato è abbassato dal 70 al 50 per cento;
  • viene introdotto un limite di reddito pari a 600.000 euro per fruire delle predette agevolazioni;
  • sono stabilite condizioni più stringenti per l’accesso all’agevolazione, tra cui l’elevata qualificazione dei lavoratori e un periodo più lungo di
    residenza fiscale all’estero nonché di permanenza in Italia dopo il rientro;
  • non è previsto il prolungamento dell’agevolazione in specifiche situazioni familiari o patrimoniali;
  • non viene riproposta la maggiorazione dell’agevolazione (detassazione del 90% del reddito) per i lavoratori impatriati che si trasferiscono nelle regioni del Mezzogiorno.

Detto ciò, la percentuale agevolativa sale al al 60%  per i lavoratori che rientrano in Italia dall’estero con figli.

Sembrerebbe cambiare anche il perimetro applicativo dell’agevolazione. Posto che la norma fa riferimento ai cittadini italiani iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) per il triennio antecedente al trasferimento. Ovvero non iscritti all’AIRE ma che abbiano avuto la residenza in un altro Stato ai sensi di una convenzione contro le doppie imposizioni sui redditi. Nessun riferimento viene fatti ai cittadini stranieri.

In base al testo del decreto a nostra disposizione, i lavoratori sportivi perderanno la possibilità di usufruire del regime di favore.

I requisiti

Le condizioni per accedere al nuovo regime fiscale sono le seguenti:

  • i lavoratori non devono essere stati fiscalmente residenti in Italia nei tre periodi d’imposta precedenti il predetto trasferimento, impegnandosi a risiedere fiscalmente nel territorio dello Stato per almeno cinque anni;
  • l’attività lavorativa deve essere svolta nel territorio dello Stato in virtù di un nuovo rapporto di lavoro con un soggetto diverso da quello presso il quale il lavoratore era impiegato all’estero prima del trasferimento nonché da quelli appartenenti al suo stesso gruppo (nel teso finale del decreto tale preclusine potrebbe venire meno);
  • l’attività lavorativa è prestata per la maggior parte del periodo d’imposta nel territorio dello Stato;
  • i lavoratori sono in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione.

Con la residenza anagrafica in Italia entro il 31 dicembre si prende il vecchio regime fiscale impatriati.

Riassumendo…

  • Il Governo ha approvato un decreto di riforma fiscale che interviene sulla fiscalità internazionale;
  • viene del tutto cambiato il regime fiscale previsto per i lavoratori impatriati;
  • l’abbattimento del redditi prodotto in Italia sale dal 50% al 60% per i lavoratori che rientrano in Italia dall’estero con figli.