Quando un pensionato muore, ai superstiti aventi diritto viene assegnata una quota della pensione del defunto, nota come pensione di reversibilità. Tuttavia, esiste una specifica misura che, in caso di decesso prematuro del pensionato, non è soggetta a reversibilità: l’Ape sociale non è trasferibile ai superstiti.

Questo, però, non significa che la moglie di un beneficiario dell’Ape sociale, o altri superstiti, non abbiano altre opzioni disponibili.

“Buonasera, sono diventata vedova il mese scorso. Ho perso mio marito improvvisamente. Oltre all’inevitabile dolore e al vuoto che mi ha lasciato, oggi mi è stata data un’altra triste notizia.

Mio marito prendeva 1.200 euro circa di pensione. Ma era l’Ape sociale. Il mio Sindacato mi ha detto che non posso presentare la domanda di reversibilità. Pare che non sia prevista per l’Ape. Chiedo a voi se hanno ragione o meno. E vi chiedo di dirmi se c’è qualche alternativa che posso sfruttare. Premetto che non ho altro di cui vivere.”

Ape sociale non reversibile? Una soluzione c’è per la pensione alla moglie

In effetti, l’Ape sociale rappresenta una delle rare misure per cui i benefici non sono trasferibili ai superstiti di un beneficiario deceduto.

Tra le diverse restrizioni previste dalla normativa dell’Ape sociale vi è anche l’irreversibilità della prestazione, il che significa che il 60% della pensione percepita dal marito non viene ereditato dalla moglie, a differenza di quanto avviene con la pensione di vecchiaia e altre misure pensionistiche.

Pertanto, benché l’Ape sociale non sia reversibile, come menzionato precedentemente, esistono strumenti alternativi che permettono alla vedova di accedere a una parte dei diritti pensionistici del coniuge defunto.

Niente pensione di reversibilità, ma qualcosa si prende comunque

Il fatto che l’Ape sociale non sia reversibile evidenzia la sua natura principalmente assistenziale, più che previdenziale. Questa caratteristica rappresenta un’innegabile anomalia nei confronti dei beneficiari, poiché, per accedere a questa forma di pensione, è necessario avere un adeguato periodo di contribuzione.

Nonostante preveda il versamento di contributi per un determinato numero di anni, l’aspetto previdenziale dell’Ape sociale non è predominante ed è sopraffatto dalla sua funzione assistenziale.

Parliamo di anomalia perché la reversibilità si fonda sul principio che ai superstiti spetti una quota dei contributi versati dal defunto, sottolineando così il diritto a ereditare una parte di quanto accumulato.

L’Ape sociale non è un trattamento pensionistico vero e proprio

Dobbiamo evidenziare che per la vedova di un beneficiario dell’Ape sociale esiste una soluzione: la pensione indiretta. Questa misura fa parte anch’essa del sistema di prestazioni ai superstiti. Tuttavia, a differenza della pensione di reversibilità, che si applica ai superstiti di chi era già pensionato, la pensione indiretta è destinata ai superstiti di una persona che non aveva ancora raggiunto la pensione.

Esistono differenze significative tra queste due tipologie di prestazione, soprattutto per quanto riguarda i requisiti necessari per accedervi. La pensione indiretta, che la nostra lettrice dovrebbe poter ottenere senza particolari problemi, è rivolta a coloro che, pur essendo iscritti alla previdenza obbligatoria, non avevano ancora iniziato a percepire la pensione.

In altre parole, l’Ape sociale non rappresenta una pensione nel senso tradizionale del termine, confermando la sua natura di strumento di supporto sociale. Se l’Ape sociale, in presenza di criteri di reversibilità, non è considerata una pensione, allora si configura come un semplice assegno di accompagnamento verso la pensione vera e propria.

Pensione indiretta ok, ma siamo sicuri che non ci siano problemi?

Per avere diritto alla pensione indiretta, il defunto deve aver accumulato 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva. Ciò significa che il suo primo versamento previdenziale deve risalire ad almeno 15 anni prima. Inoltre, sono necessari almeno 5 anni di contributi effettivi, di cui 3 versati negli ultimi 5 anni.

Quest’ultimo requisito, relativo ai 3 anni di contributi negli ultimi 5, potrebbe rappresentare un ostacolo interpretativo. Ad esempio, se un beneficiario dell’Ape sociale muore a 66 anni, dopo aver iniziato a percepire l’Ape a 63 anni, potrebbe non soddisfare la condizione dei 3 anni di contributi negli ultimi 5 anni.

Tali ambiguità interpretative potrebbero precludere l’accesso alla pensione indiretta per coloro precedentemente esclusi dalla pensione di reversibilità.