Dopo il boom di domande per l’erogazione dell’Ape Social, prosegue da parte del Comitato Opzione Donna la richiesta di estendere l’accesso all’uscita anticipata anche alle lavoratrici mediante la cd “Ape Donna”. Sappiamo che ad oggi l’opzione donna ha un costo sull’assegno mensile, penalizzazione che molte lavoratrici sono state disposte a pagare come compromesso per la pensione anticipata. Si legge nella nota del Comitato la “proposta di cucire, adoperando la stoffa utilizzata per Ape, un abito che potesse essere indossato con gradimento dalle donne che potesse coniugare l’esigenza di sopperire ad una norma tipo quella dell’Opzione Donna ma senza gravare e/o stravolgere gli equilibri economici del bilancio dello stato per quanto alla voce quiescenza anticipata”.

Ovviamente all’Ape Social oggi possono accedere indistintamente uomini e donne (queste ultime non sono escluse) ma quello che si chiede è un canale preferenziale che tenga conto degli eventi che spesso rendono discontinua la carriera professionale e quindi contributiva delle lavoratrici.

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Età pensionabile e taglio assegni: i due motivi della protesta dei pensionati

Proseguono, intanto, le proteste contro due minacce sul fronte previdenziali impellenti: il taglio degli assegni e l’aumento dell’età pensionabile. Per il 6 luglio 2017 è in programma un presidio dinanzi al Parlamento. Sul blocco dell’adeguamento alle aspettative di vita è intervenuta la Camusso che ha chiesto al Governo un nuovo incontro con i sindacati. Al centro della fase due della riforma pensioni, mai decollata, spiega la sindacalista, c’era peraltro anche la discussione su un’età pensionabile diversa in base al tipo di lavoro e non univoca e fissa in modo indiscriminato. La Uil nel frattempo ha chiesto una rivalutazione degli assegni reale e costante puntando il dito contro le tasse che hanno eroso la quattordicesima pensionati a luglio.

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