Hanno alzato talmente tanto l’età pensionabile che per andare in pensione non ci vuole la terza età, ci vuole la reincarnazione!“, afferma Alessandro Siani. E in effetti le pensioni sono oggetto di polemiche proprio a causa dei requisiti richiesti. In particolare sono in molti a temere il ritorno nel 2023 della Legge Fornero che consente di andare in pensione al raggiungimento dei 67 anni di età e 20 anni contributi.

Il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni, d’altronde, ha poco tempo a disposizione per poter attuare una riforma delle pensioni e per il prossimo anno non si dovrebbe assistere all’introduzione di nuove misure.

Ecco cosa c’è da aspettarsi.

Pensione, niente di nuovo all’orizzonte?

Nel corso del discorso per la fiducia alla Camera il nuovo presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato:

“Tutele adeguate vanno riconosciute anche a chi dopo una vita di lavoro va in pensione o vorrebbe andarci. Intendiamo facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale, partendo, nel poco tempo a disposizione per la prossima legge di bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno”.

Stando alle parole del nuovo Premier è possibile ipotizzare che, almeno nel breve periodo, non si assisterà ad alcuna novità sul fronte delle pensioni. Considerando che manca poco alla Legge di Bilancio 2023, d’altronde, è difficile che l’esecutivo riesca a trovare le risorse necessarie per riformare il sistema pensionistico.

Anticipate le tre proroghe

Al momento il governo, al fine di evitare il ritorno della Legge Fornero, opterà per il rinnovo delle seguenti misure in scadenza alla fine dell’anno:

  • Ape Sociale. Permette di uscire in anticipo dal mondo del lavoro all’età di 63 anni, a patto di aver maturato almeno 30 anni di contributi e si rientri nelle categorie dei lavoratori fragili.
  • Quota 102. Grazie a questa misura può andare in pensione chi ha raggiunto l’età di 64 anni e maturato 38 anni di contributi.
  • Opzione donna. Riservato alle lavoratrici che hanno maturato 35 anni di contributi e un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni se dipendenti e a 59 anni se autonome.

Bisognerà invece attendere il 2023 affinché il governo possa mettersi al tavolo e studiare le misure da mettere in campo per riformare il sistema pensionistico.

Questo al fine di consentire a un maggior numero di persone di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro e soprattutto garantire alle generazioni future di avere un assegno dignitoso. Anche perché coloro che percepiranno l’assegno solo in base al regime contributivo rischiano di avere un trattamento pensionistico molto basso e insufficiente a sostenere le varie spese della vita quotidiana.