Si dice che per i giovani di oggi, gli under 35, la pensione sarà un miraggio. Certo, con le regole di adesso è facile fare pronostici pessimistici pensando che per loro non ci sarà una rendita pubblica adeguata. Ma siamo sicuri che sarà esattamente così? E se fosse il contrario? Difficile fare previsioni a lungo termine, certo è che qualcuno cavalca a dovere l’onda del pessimismo promuovendo forme di previdenza integrativa.

In un sistema pensionistico a ripartizione come quello italiano, chi lavora paga per coloro che sono già in pensione.

O meglio, il flusso di denaro che arriva dai contributi serve a finanziare le rendite dell’Inps. Un sistema che non sempre è in equilibrio, soprattutto se le uscite superano le entrate e lo Stato è costretto a intervenire per tamponare. Al punto che – secondo le previsioni – l’Inps registrerà fra un quinquennio un patrimonio negativo di 29 miliardi di euro.

Come sarà la pensione dei giovani under 35?

Ciò premesso, vediamo come potrebbero essere le pensioni dei giovani under 35 con le regole attualmente in vigore. Lo scenario appare raccapricciante. In primo luogo perché l’età pensionabile sarà sempre più lontana nel tempo. Il requisito anagrafico della vecchiaia, oggi a 67 anni, è legato alla speranza di vita. Più questa sale, più si allunga l’età della pensione, con una previsione di 70 anni di età nel 2055.

Ma non è solo questo il punto. Il tasso di sostituzione, cioè il rapporto fra l’importo della pensione e l’ultima busta paga, tende al 55-60%. Questo dipende da diversi fattori, in primo luogo dal calcolo contributivo della pensione. Cioè da quel meccanismo che trasforma il montante contributivo in rendita e che è decisamente più sfavorevole rispetto al vecchio sistema retributivo che premiava maggiormente i lavoratori.

Poi c’è la rivalutazione dei contributi. Questi aumentano di valore in base all’andamento quinquennale del Pil.

Va da sé che se l’economia non cresce o aumenta poco anche l’ammontare dei contributi si rivaluta poco. E se al contempo l’inflazione sale, il potere di acquisto dei pensionati scende. Come sta succedendo da qualche anno a questa parte.

Infine bisogna considerare la carriera di un giovane lavoratore. Oggi il mondo del lavoro è cambiato col precariato diffuso e i contratti di lavoro a tempo determinato che creano vuoti contributivi o interruzioni che spesso non possono essere colmate. Col rischio di arrivare all’età della pensione con buchi contributivi che peseranno sull’importo della rendita finale. Per non parlare dei salari italiani, particolarmente bassi rispetto al resto della Ue.

In pensione oltre i 70 anni?

Il rischio concreto è che per i giovani under 35 si debba lavorare più a lungo e magari attendere oltre i 70 anni per andare in pensione. Posto che le uscite anticipate saranno una strada sempre più stretta da percorrere, resta da considerare solo la vecchiaia. Questa si ottiene, nel sistema contributivo, a 67 anni di età (oggi) con almeno 20 di contributi e una soglia minima che non deve essere inferiore all’importo dell’assegno sociale.

Facendo alcune simulazioni, abbiamo visto che ci vogliono almeno 20 anni di lavoro per ottenere la pensione minima. Ma l’assegno sociale è di poco inferiore. Chi non raggiunge questa soglia limite, dovrà fare in modo di accumulare ulteriori contributi, anche lavorando dopo l’età della pensione di vecchiaia.

Oppure attendere il raggiungimento dei 71 anni di età, quando per legge basteranno 5 anni di contribuzione e nessun limite minimo di importo per ottenere la pensione. Insomma, uno scenario poco edificante al momento. Ma non è detto che in futuro le regole non possano cambiare. In meglio, si spera.

Riassumendo…

  • Per i giovani under 35 la pensione sembra oggi un miraggio, ma non lo è.
  • L’importo della rendita sarà sicuramente più basso di quello delle generazioni passate.
  • Il sistema di calcolo e la rivalutazione dei contributi penalizzano la rendita.