Numerose sono le pensioni che un lavoratore può centrare anche nel 2023. L’INPS annovera diverse misure, più o meno vantaggiose e più o meno fruibili dalla generalità dei lavoratori sia dipendenti che autonomi, sia privati che statali. La pensione anticipata oltre che essere una misura fissa del sistema, è una definizione che molti utilizzano anche per tante altre misure pensionistiche in deroga ai requisiti ordinari.

Oggi il nostro focus è sulla pensione anticipata classica, quella che fino al 2026 potrà essere centrata senza alcun limite di età.

Una misura che anche l’INPS nella sua scheda illustrativa sul suo portale istituzionale spiega abbastanza bene. Ma si tratta di una misura che necessita degli opportuni chiarimenti. Soprattutto per quanto riguarda la parte relativa alla giusta contribuzione che deve essere completata.

“Sono un lavoratore di 63 anni che ormai si avvicina a grandi passi verso i 43 anni di contributi. Ho lavorato da una vita, cambiando diversi lavori. E forse, tra la fine del 2023 e gli inizi del 2024 supererò i 43 anni di contributi. Nel mio estratto conto non capisco bene come calcolare la contribuzione, tra periodi indicati a mesi, altri in anni e molti in settimane. Ho contributi da cassa integrazione guadagni, disoccupazione INPS, militare e malattia. Come posso capire se e quando potrò finalmente lasciare il lavoro?”

La pensione anticipata 2023 e cosa fare per capire le possibilità di uscita

Il nostro lettore ha 63 anni di età e a conti fatti, se davvero è prossimo ai 43 anni di contributi, entra nel perimetro della quota 103, così come a determinate circostanze può entrare nel perimetro dell’Ape sociale. Misure in deroga queste, che non sono strutturali poiché scadranno entrambe nel 2023. Significa che si tratta di prestazioni che tutto sono tranne che fruibili all’infinito. E per come sono impostate, presentano vincoli che fanno propendere, per chi si trova con la carriera simile al nostro lettore, per attendere il 42,10 anni di contributi della pensione anticipata ordinaria.

Sulla quota 103 per esempio c’è il vincolo di importo, con la prestazione che non può essere superiore a 5 volte il trattamento minimo INPS. E poi c’è il divieto di cumulo dei redditi di quota 103 con redditi da lavoro fatta eccezione per lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui. Per l’Ape ancora peggio se consideriamo che la misura si rivolge solo a caregivers, invalidi, gravosi o disoccupati. E per di più, si tratta di una misura senza tredicesima, senza maggiorazioni, senza trattamento minimo e non reversibile. Oltre a non poter superare i 1.500 euro lordi al mese.

La pensione anticipata INPS, cos’è?

Per definizione la pensione anticipata INPS “è il trattamento di pensione che consente ai lavoratori che hanno maturato un determinato requisito contributivo di andare in pensione prima di aver compiuto l’età prevista per la pensione di vecchiaia”. Così apre l’INPS sul suo portale istituzionale parlando della misura nella scheda illustrativa. La misura ha sostituito la pensione di anzianità, come deciso dalla riforma Fornero che mandò in soffitta la misura. La misura non si collega all’aspettativa di vita fino al 2026. In pratica i requisiti resteranno invariati per i prossimi anni. L’unica novità in vigore dal 2019 è la finestra mobile che quanti hanno completato i requisiti utili dopo il 3’0 gennaio 2019 devono attendere per la decorrenza della prestazione.

I requisiti per la pensione anticipata ordinaria INPS

La pensione anticipata riguarda i lavoratori “in possesso del requisito contributivo di 41 anni e 10 mesi (pari a 2.175 settimane) se donne e 42 anni e 10 mesi (pari a 2.227 settimane) se uomini”. Infatti la misura non ha limiti anagrafici. In altri termini basta completare la carriera prevista, aspettare i 3 mesi di finestra e prendere il primo rateo di pensione spettante. E come già detto sarà così fino al 31 dicembre 2026.

Per la contribuzione da usare è valida quella a qualsiasi titolo accreditata al diretto interessato.

Chi ha iniziato a lavorare in epoca retributiva e quindi prima del 1° gennaio 1996, vale anche la prosecuzione volontaria. Per chi invece ha iniziato a lavorare dopo, i contributi prima dei 18 anni di età valgono 1,5 volte, cioè un anno vale 18 mesi di contributi. Di questi 42 anni e 10 mesi o di questi 41 anni e 10 mesi a seconda che il richiedente sia uomo o donna, almeno 35 anni di contribuzione devono essere effettivi da lavoro e quindi al netto dei periodi di malattia, disoccupazione o prestazioni equivalenti.

La pensione anticipata contributiva e la quota 41 per i precoci

Sempre di pensione anticipata si tratta e nella stessa scheda INPS è citata, ma con limite anagrafico imposto c’è la contributiva. Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, la pensione anticipata può arrivare molto prima. Infatti non serve una carriera lunga circa 43 anni di versamenti, ma bastano solo 20 anni. Occorre però raggiungere almeno i 64 anni di età. Inoltre la misura è destinata a chi alla data di decorrenza matura un assegno pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale.

E collegata alla pensione anticipata c’è anche la Quota 41 per i precoci. La misura però riguarda solo i prima citati caregiver, disoccupati, invalidi o con mansioni gravose. La misura però consente di accedere senza limiti anagrafici alla quiescenza una volta maturati i 41 anni di contributi. Resta la finestra di attesa di 3 mesi come per l’anticipata ordinaria. Resta anche il vincolo dei 35 anni di contribuzione effettiva. E dei 41 anni uno almeno, anche discontinuo, deve essere stato versato prima dei 19 anni di età.