Con la Legge di bilancio 2023 sono stati aggiornati anche gli importi del trattamento minimo di pensione. Cioè quella rendita minima vitale che lo Stato garantisce a chi non ha sufficienti contributi pensione per ottenerla.

In base alla perequazione automatica stabilita dal Governo a fine anno, il tasso di rivalutazione provvisorio delle pensioni sarà del 7,3% per tutto il 2023. Non tutti gli assegni saranno, però, adeguati a questa percentuale, ma solo quelli che corrispondo al massimo a 4 volte l’importo del trattamento minimo.

Per quelli superiori l’indicizzazione sarà inferiore.

Integrazione al trattamento minimo sale a 572 euro

Ma di quanto aumenta il trattamento minimo di pensione? Ebbene, dopo lunghi tira e molla parlamentari, dal 2023 si passerà da 525,38 a 572 euro al mese per 13 mensilità. L’incremento è pari al 8,91%, ben superiore al 7,3% decretato dal Mef lo scorso mese di novembre.

La misura si ottiene grazie all’incremento straordinario del 1,5% in aggiunta al 7,3% previsto dal Governo per il 2023. Manovra atta a conferire maggiore poter di acquisto alle categorie più deboli colpite duramente dall’inflazione. Da tenere presente che la percentuale è al lordo del 2% già riconosciuto a titolo di acconto negli ultimi tre mesi del 2022.

Ricordiamo che l’integrazione al trattamento minimo di pensione è una misura assistenziale che è concessa dallo Stato a tutti coloro che non raggiungono l’importo prefissato ogni anno. Riguarda solo ed esclusivamente i soggetti che possono vantare almeno un contributo settimanale di pensione prima del 1996. Sono esclusi anche tutti i lavoratori iscritti alla Gestione Separata.

Per gli over 75, l’integrazione al trattamento minimo salirà, invece, a 600 euro al mese con un incremento del 14,7% rispetto al 2022. Ma solo per il 2023. Il ricalcolo sarà predisposto in automatico dall’Inps per chi già è in pensione, sempre che siano rispettati i limiti di reddito.

Limiti di reddito del pensionato

Il diritto alla “pensione minima” sorge solo se sono rispettati determinati limiti di reddito.

Per il soggetto non coniugato tale limite è pari a 2 volte il trattamento minimo pensionistico. Mentre per il pensionato coniugato, è necessario che il reddito complessivo non superi di 4 volte il trattamento minimo, fermo restando il limite di cui sopra per il beneficiario.  Per il 2022 tali limiti di reddito sono nel dettaglio:

  • 816,55 euro per pensionati non coniugati
  • 633,10 euro per pensionati coniugati

E’ prevista una riduzione dell’integrazione qualora si superano i predetti limiti ma non si oltrepassano i:

  • 633,10 euro per pensionati non coniugati
  • 266,20 euro per pensionati coniugati

Chi percepisce un assegno inferiore a 6.815,10 euro all’anno ha diritto anche all’importo aggiuntivo di 154,94 euro al mese.