Andare in pensione a 62 anni adesso e nel 2024 è la domanda che molti lavoratori si pongono soprattutto alla luce del fatto che la misura che oggi lo prevede, e cioè la quota 103, ha una soglia contributiva da raggiungere piuttosto alta pari com’è ai 41 anni previsti. Significa una soglia difficilmente raggiungibile dai lavoratori dipendenti e non. Soprattutto per chi non ha avuto la fortuna di trovare carriera e lavori lunghi e duraturi. Ma escludendo la quota 103, qualche occasione per andare in pensione a questa età sia quest’anno che negli anni a venire, esiste.

E senza dover necessariamente passare da una riforma delle pensioni, al momento ipotetica e comunque difficile da varare.

“Sono un vostro assiduo lettore. Mi chiamo Lucio e vi chiedo di fare luce sul mio dubbio che riguarda il fatto che ho 62 anni di età già compiuti ma non rientro nella quota 103. Perché non ho 41 anni versati. Ed il problema fondamentale è proprio questo. Perché mi manca la carriera utile alla quota 103. Eppure non ho una carriera corta dal momento che sono arrivato a 34 anni di contributi versati. Non è che voi avete dei consigli o soluzioni differenti che mi consentono di andare comunque in pensione anche senza i 41 anni di contributi versati?”

La pensione a 62 anni oltre la quota 103, possibile anche se difficile

La pensione a 62 anni è una possibilità che adesso è fruibile da chi insieme all’età ha completato anche i 41 anni di contributi versati. Si tratta di una possibilità che deriva dalla nuova quota 103 misura molto importante e forse un po’ sottovalutata. Misura entrata in vigore con l’ultima legge di Bilancio. Ma si tratta di una quota 103 che ha una età contributiva da aggiungere piuttosto elevata. Soprattutto se si va a paragonare la quota 103 con le misure che l’hanno preceduta negli anni passati. Infatti sia con la quota 102 che con la quota 100, che sono le misure che hanno preceduto la quota 103, bastavano 38 anni di contribuzione previdenziale versata.

Invece adesso ne servono molti di più, il che taglia fuori diversi lavoratori da questa misura.

A 62 anni con le misure ordinarie o come precoci

A 62 anni di età però si può uscire anche con pensioni anticipate ordinarie, che non risolvono però il problema della carriera da completare e che anzi lo peggiorano. Infatti servono 42 anni 10 mesi di contributi versati per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne. Oppure per chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni accumulando un anno di versamenti prima di tale età, e rientrando tra i caregiver, gli invalidi, i disoccupati o i lavori gravosi, c’è la quota 41. Sempre 41 anni di contributi servono però. Per poter centrare queste misure oltretutto, c’è un altro requisito da completare. Sia per la quota 103, che per la quota 41 o per le pensioni anticipate ordinarie, servono 35 anni di contributi effettivi da lavoro. Significa contributi senza considerare i figurativi da malattia e disoccupazione.

Cos’altro offre il sistema a 62 anni di età

quota 103
Altre vie di uscita a 62 anni esistono anche se sono abbastanza particolari e piuttosto stringenti come platea. Nulla a che vedere con le misure di cui parlavamo prima cioè le pensioni anticipate ordinarie o la quota 103, perché sono misura queste ultime aperte a tutti i contribuenti. Forse solo la quota 41 per i precoci ha delle limitazioni di platea paragonabili a quelle che andremo a vedere adesso, per altre misure che permettono la pensione a 62 anni di età. Infatti possono uscire coloro che hanno raggiunto l’80% di invalidità pensionabile. Parliamo di invalidità specifica, cioè che deve riguardare le mansioni lavorative svolte quotidianamente dai lavoratori interessati. Una invalidità da non confondere con quella generica che in questo caso si chiama invalidità civile.

Anche l’organo accertatore dell’invalidità specifica è differente da quella generica. Infatti per l’invalidità specifica è la commissione medica dell’INPS a certificare il grado di invalidità necessario, mentre per l’invalidità generica sono le commissioni mediche ASL. Servono per la misura 56 anni di età per le donne mentre per gli uomini ne servono 61 anni. A 62 anni quindi possono uscire tranquillamente coloro che completano anche vent’anni di contributi versatile oltre alla già citata soglia di invalidità specifica almeno all’80%.

Donne col contributivo e usuranti

Solo per le donne 62 anni di età possono bastare per opzione donna. La misura che consente di uscire dal lavoro una volta completati i 60 anni di età per le senza figli, il 59 anni di età per chi ha avuto un figlio o i 58 anni di età per chi ha avuto due o più figli, può essere completata con 35 anni di contributi versati. Anche in questo caso 62 anni di età sono più che sufficienti per poter avere accesso a questa misura. Anzi, per le 62enni, dal momento che hanno completato i 58 anni di età in tempo utile per la vecchia opzione donna, figli e vincoli non si applicano. L’unica penalizzazione è il calcolo dell’assegno che per opzione donna resta quello meno favorevole con il sistema contributivo. E dal momento che a 61 anni e 7 mesi di età c’è anche lo scivolo usuranti, chi raggiunge i 35 anni di contributi versati ed ha svolto per la metà della vita lavorativa o per 7 degli ultimi 10 anni di carriera un lavoro usurante, c’è il correlativo scivolo. Basta rientrare tra i lavori usuranti o notturni e completare anche la quota 97,6.