Cosa fare se l’ex coniuge non paga o smette di pagare gli alimenti? Capita spesso che, per una ragione o per l’altra, non si riesca più a versare l’assegno di mantenimento all’ex coniuge. In alcuni casi si riesce a trovare una soluzione temporanea per sopperire al disagio, ma spesso si finisce per vie legali.

L’assegno di mantenimento va versato regolarmente ogni mese, salvo diverso accordo fra le parti. Si tratta di una somma in denaro che viene corrisposta alla parte più debole a seguito di separazione o divorzio al fine di garantirle un minimo vitale partendo dal tenore di vita matrimoniale che la coppia aveva prima dello scioglimento del vincolo.

Tuttavia, non è detto che tale assegno debba per forza essere riconosciuto, anzi la giurisprudenza ha recentemente precisato che per ottenere l’assegno di mantenimento bisogna dimostrare che dalla separazione ne derivi una effettiva impossibilità a mantenersi e quindi ne derivi un danno sostanziale.

Il mancato pagamento degli alimenti

Ma vediamo cosa succede se una delle parti non riesce più a corrispondere l’assegno di mantenimento. Una delle cause principali è la perdita del lavoro che fa venire meno la disponibilità di reddito. In questi casi, la somma da corrispondere può essere ridimensionata dal giudice. Vi sono però casi in cui non è la perdita del lavoro la causa, ma altri fattori. In questi casi, come può agire il coniuge per farsi corrispondere l’assegno di mantenimento sospeso? Dopo aver intimato al debitore di pagare con diffida formale, si passa al pignoramento. Prima di però bisogna entrare in possesso di un titolo esecutivo che potrà essere ottenuto per vie legali mediante atto di precetto, In caso di divorzio è sufficiente la sentenza del giudice civile, sia se avvenuto per vie giudiziali che per vie consensuali.

Il pignoramento

Quindi, dopo aver effettuato delle indagini preliminari per individuare i beni aggredibili, si passa al pignoramento vero e proprio.

Cosa si può pignorare? Tutto dipende dall’importo. Per piccole somme arretrate basterà rivalersi sullo stipendio, sulla pensione o sul conto in banca (pignoramento presso terzi) che è anche la via più semplice e meno onerosa da perseguire. Per grandi importi si potranno pignorare l’auto, i beni mobili e la casa, ad eccezione di quella per abitazione principale e solo per debiti superiori a 120.000 euro. Anche l’auto e i beni mobili o strumentali se servono al debitore per lavorare e procurarsi da vivere (il caso del taxista o delle impastatrici e dei forni del pasticcere) non possono essere pignorati. Lo stipendio o la pensione, invece, potrà essere pignorato solo in parte fino a concorrere all’estinzione del debito. Anche il pignoramento mobiliare è consentito, qualora il debitore sia in possesso di beni mobili (arredi, elettrodomestici, televisori, computar, bici, ecc.) a meno che non si dimostri che tali oggetti non siano di sua proprietà benché nella sua disponibilità. L’ufficiale giudiziario procederà sempre e comunque al sequestro dei beni che rinviene presso l’abitazion del debitore.

La presenza di figli

La presenza di figli complica ulteriormente le cose. L’assegno di mantenimento dovrà infatti tenere conto anche del tenore di vita dei figli prima della separazione. Quindi il debitore dovrà assicurare non solo il mantenimento dell’ex coniuge ma anche quello dei figli fino a quando non saranno in grado di mantenersi da soli. L’assegno potrà essere sospeso solo in quel caso e al termine del periodo di studi, indipendentemente dall’età. Qualora i figli frequentassero l’Università, l’assegno di mantenimento dovrà coprire anche le spese universitarie per il periodo necessario a conseguire la laurea. Ma non oltre. I periodi fuori corso, ad esempio, non sono contemplati.