Fra le varie imposte locali, anche l’addizionale regionale ha il suo peso in base ai redditi Irpef. Molti non ci fanno caso, ma per redditi elevati, le addizionali regionali costituiscono un balzello non indifferente. E in Italia ci sono regioni che fanno pagare di più e regioni che fanno pagare di meno. Quali sono le più vantaggiose?

Stando ai dati ufficiali più recenti, la regione con il minor peso sull’Irpef è il Friuli Venezia Giulia. Per il 2020 la regione farà pagare un’aliquota Irpef dello 0,70% ai propri residenti fino a 15.000 euro di reddito.

Il che significa 105 euro all’anno. La stessa persona, ma residente nel Lazio o in Calabria, pagherà invece l’1,73%, cioè 260 euro all’anno sempre per 15.000 euro di reddito Irpef.

Addizionale Irpef più bassa In Friuli Venezia Giulia

Il Friuli Venezia Giulia è però un caso a parte, poiché mediamente le regioni applicano una trattenuta del 1,23% e spesso, in base alle esigenze di bilancio, alzano o abbassano la percentuale. In Friuli l’1,23% viene applicato solo per i redditi superiori a 15.000 euro all’anno, cosa che invece sale e di molto per le altre regioni italiane dove si arriva a pagare anche il triplo per redditi elevati. Per conoscere qual è l’aliquota dell’addizionale regionale dove si è residenti è sufficiente andare sul sito del Dipartimento delle Finanze e cercare la propria regione di appartenenza per visualizzare le percentuali e i relativi scaglioni. Il Friuli Venezia Giulia appare quindi la regione più a sconto della penisola.

Le addizionali regionali

Introdotta a partire dal 1998, l’addizionale regionale Irpef contribuisce in maniera consistente alle entrate degli enti. Si calcola sulla base imponibile costituita dal reddito complessivo determinato ai fini Irpef, al netto degli oneri deducibili riconosciuti ai fini di tale imposta. Essa è determinata applicando l’aliquota fissata dalla regione (una percentuale che varia da un minimo dello 1,23% ad un massimo del 3,33%, limiti fissati dalla legge) in cui il contribuente ha residenza.

Secondo la normativa, ciascuna regione, ha la facoltà di aumentare le aliquote fino al tetto massimo di 3,33%, fatta eccezione per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano che possono alzare l’asticella fino a 0,5%. La provincia di Trento ha infatti aumentato l’aliquota dell’addizionale Irpef di 0,5 punti percentuali per la quota di reddito imponibile eccedente l’importo di 55 mila euro, mentre quella di Bolzano lo ha fatto per i redditi superiori a 75 mila euro. Le uniche regioni a vedere diminuita la pressione tributaria sono, al momento, la Calabria e il Molise, che disapplicano l’aumento delle aliquote di 0,30 punti percentuali che era scattato automaticamente per mancato raggiungimento degli obiettivi previsti dai piani di rientro dai deficit sanitari nel 2019.

Le detrazioni d’imposta regionale

Come per le detrazioni Irpef in generale, anche le regioni possono disporre detrazioni di imposta in favore della famiglia maggiorando quelle previste ai fini Irpef, e possono altresì adottare misure di sostegno economico diretto, a favore dei contribuenti, che, a causa del livello di reddito e della relativa imposta, non possono fruire di detta detrazione. Le regioni possono inoltre disporre, detrazioni dall’addizionale stessa in luogo dell’erogazione di sussidi, voucher, buoni servizio e altre misure di sostegno sociale previste dalla legislazione regionale. Il Lazio, ad esempio, prevede l’applicazione dell’aliquota dell’1,73% anche ai soggetti con redditi imponibili non superiori ai 35 mila euro, o anche a 50 mila euro con figli a carico. Anche il Veneto che ha adottato un’aliquota agevolata dello 0,9% per i soggetti disabili con un reddito non superiore a 45 mila euro. Puglia, Sardegna, Piemonte e Basilicata prevedono diverse forme di detrazione per figli a carico.