Il legislatore offre uno strumento importante ai lavoratori dipendenti che hanno necessità di assistere un familiare disabile (coniuge, figli, genitori, ecc.). Uno strumento che permette loro di assentarsi dal lavoro senza perdere la retribuzione per quei giorni o ore di assenza.

Parliamo dei permessi 104 (tre giorni al mese, frazionabili anche in ore). Attenzione però a non abusarne. Non ci sarà molta clemenza quando il lavoratore vuole approfittarne per scopi personali.

Lo scopo dei permessi ovviamente è quello di dare del tempo necessario al lavoratore per dedicarsi al familiare disabile quando questi presenta esigenze di assistenza.

Quindi, devono essere richiesti e utilizzati solo ed esclusivamente per questo fine.

Possono chiedere i permessi i seguenti soggetti:

  • i genitori, anche adottivi o affidatari;
  • il coniuge;
  • la parte dell’unione civile;
  • il convivente di fatto;
  • i parenti o agli affini entro il secondo grado;
  • i parenti o affini di terzo grado soltanto qualora uno dei genitori o il coniuge o la parte dell’unione civile o il convivente di fatto, abbiano compiuto 65 anni, siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • il disabile lavoratore per se stesso.

Cosa deve fare il lavoratore

La possibilità di chiedere al proprio datore di lavoro i permessi 104 presuppone che, il lavoratore abbia presentato preventiva domanda all’INPS. Una domanda, con cui in sostanza il lavoratore chiede all’INPS una sorta di autorizzazione.

L’INPS da canto suo dopo le verifiche del caso (quindi, l’effettiva sussistenza della necessità di assistenza al familiare disabile), autorizza il lavoratore. La domanda è da presentarsi una sola volta e non ogni volta che nel mese bisogna chiedere il permesso.

Dal 13 agosto 2022 è anche scomparsa la figura del referente unico. Quindi, ad oggi, per uno stesso familiare possono chiedere permessi 104 anche più lavoratori (ad esempio due fratelli per assistere la sorella). Resta l’alternatività, nel senso che se in un giorno ha chiesto il permesso uno, poi nella stessa giornata non può chiederlo anche l’altro.

L’abuso dei permessi 104 e le conseguenze per il lavoratore

Dopo la domanda all’INPS e ricevuta l’autorizzazione, il lavoratore deve far presente del suo diritto alla propria azienda.

Il datore di lavoro non può negare i permessi 104. Il lavoratore può scegliere a propria discrezionalità in quali giorni o ore del mese goderne. E’ bene però avvisare per tempo il proprio datore di lavoro in modo da permettergli di riorganizzare l’attività lavorativa per le giornate o ore in cui si è assenti.

E’ il caso, ad esempio, di un dipendente altamente qualificato il quale è l’unico ad avere le competenze per utilizzare un certo macchinario indispensabile per la produzione aziendale. La sua assenza potrebbe compromettere la produzione nei giorni o ore in cui chiede i permessi 104.

Il lavoratore dal canto suo, come anticipato in premessa, non deve assolutamente abusare. Se l’azienda dovesse scoprire che il proprio dipendente usa i permessi 104 per scopi diversi dalla loro finalità, è legittimata a prendere provvedimenti disciplinari.

Si pensi all’ipotesi in cui il dipendente chiede un giorno di permesso 104 e poi in quella giornata si scopre che se ne è andato al mare con amici o a fare altre cose non legate all’assistenza al familiare disabile.

In tal caso il datore di lavoro può prendere provvedimenti disciplinari, come la sospensione dello stipendio. Può arrivare anche il licenziamento per giusta causa quando, ad esempio, il lavoratore è recidivo sulla questione.