Sono milioni i lavoratori che nel momento di andare in pensione, si trovano con qualche settimana o mese mancante al requisito minimo per lasciare il lavoro. Molti di questi lavoratori rischiano quindi di trovarsi in una specie di limbo, perché anche compiendo 67 anni la pensione rischia di non poter essere percepita.

Parliamo per esempio di lavoratori che si ritrovano ad avvicinarsi ai 67 anni ma con 19 anni e qualche mese di contributi. Se a 67 anni non viene completato anche il secondo requisito necessario dei 20 anni di contributi, le vie da usare per risolvere con l’INPS sono due.

E sono entrambe percorribili da lavoratori che evidentemente, per via di una carriera breve e discontinua, non hanno certo redditi rilevanti. E che soprattutto, non sono nelle condizioni di provvedere ai versamenti volontari.

“Salve, sono Francesco, un lavoratore di una cooperativa di servizi che si occupa di rifiuti e pulizia delle strade. A fine agosto compio 67 anni di età. Ho chiesto all’INPS l’Ecocert e ho 1.010 settimane di contributi. Non riesco quindi ad arrivare ai 20 anni di versamenti. Secondo il mio Patronato devo lavorare altri 4 mesi o poco più, superando quindi i 67 anni che dovrebbero valere la pensione di vecchiaia. Ma non avendo redditi oltre a 700 euro al mese di stipendio che la cooperativa mi paga, possono avere diritto all’assegno sociale. Mi domando, conviene lavorare ancora qualche altro mese o meglio passare subito all’assegno sociale?”

A 67 anni ma senza i 20 anni di contributi per la pensione, ecco le due vie da usare per risolvere con l’INPS

Comunemente si pensa che a 67 anni la pensione sia una specie di diritto sacrosanto che nulla al mondo può mettere in discussione. E invece così non è. Perché ci sono due motivi che possono finire con il negare la quiescenza a chi ha raggiunto i 67 anni di età.

Il primo è la carenza dei contributi previdenziali necessari, che se non sono pari a 20 anni, producono l’impossibilità di accedere alla pensione di vecchiaia. Salvo rari casi come per le deroghe Amato per cui bastano 15 anni. Ma poi c’è anche il requisito di importo della pensione, che se non arriva a 1.5 volte l’assegno sociale, nega la pensione a 67 anni di età a chi ha cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995.

Oggi però affrontiamo il primo caso, perché di questo ci chiede il lavoratore del quesito di prima. Un soggetto che sta per arrivare a 67 anni di età, ma a cui mancano pochi mesi al completamento dei 20 anni di contribuzione.

Il bivio per molti lavoratori, tra permanenza al lavoro e assegno sociale come alternativa alla pensione

Il nostro lettore è uno dei tanti che non è stato capace e fortunato, nella vita lavorativa, di arrivare a carriere contributive di un certo spessore. Anzi, lui non è arrivato nemmeno a 20 anni contributi nemmeno al compimento dei 67 anni di età. A meno che abbia tralasciato qualcosa che gli consentirebbe di accedere alla pensione anche con meno di 20 anni di contributi rientrando in altre misure (le già citate deroghe Amato per esempio), le vie disponibili per lui sono due. Anche perché non crediamo che sia un contributivo puro e quindi non è assoggettato al fatto che la pensione di vecchiaia sia vincolata a un determinato importo della prestazione, come detto in premessa. Quindi, le strade sono la permanenza al lavoro o l’assegno sociale.

Infatti per la pensione di vecchiaia servono 20 anni di contributi, cioè 240 mesi di versamenti o 1040 settimane che dir si voglia. Lui invece ne ha 1010 di settimane di versamenti. E quindi si trova con 30 settimane mancanti, più o meno 6 mesi.

I calcolo per capire quale delle due strade conviene non sono semplici

Considerando che l’Ecocert lo ha ottenuto adesso, possiamo pensare che sia aggiornato a maggio o giugno e che non arriva certo a luglio essendo ancora il mese in corso.

Presumibilmente, ad agosto si ritroverà con 1022/1024 settimane di contributi. Dovrebbe quindi lavorare fino a dicembre, a occhio e croce, per arrivare ai 20 anni di versamenti. E quindi la sua pensione di vecchiaia si completa a 67 anni e 4 mesi più o meno. Ma con 20 anni di contributi, che pensione si prende? La domanda è quella che tra le righe si pone il lettore. Perché nel 2023 l’assegno sociale è pari a 503,27 euro al mese e quindi il lettore vuole capire cosa guadagnerebbe a restare altri 4 mesi in servizio e arrivare ai 20 anni previsti. Lui che non ha altri redditi infatti può avere diritto alla misura assistenziale che una volta si chiamava pensione sociale.

Per un calcolo preciso bisogna avere davanti l’Ecocert. Ma più o meno con 20 anni di contributi si ha diritto a una pensione tra i 500 ed i 600 euro. Molto dipende dal valore dell’importo dei contributi accumulati. Se sono di elevato importo possono generare una pensione più alta.

Assegno sociale o pensione, le differenze

A 67 anni ci sono lavoratori che possono avere diritto alla pensione di vecchiaia o all’assegno sociale. Il nostro lettore anche lavorando fino ad arrivare ai 20 anni di contributi versati, dovrebbe avere diritto alla pensione minima, cioè alla pensione con integrazione al trattamento minimo. I lavoratori che hanno contributi versati anche prima del 1996, hanno diritto, se la loro pensione è troppo bassa, alla pensione di vecchiaia integrata al trattamento minimo. In generale, la pensione di vecchiaia integrata al trattamento minimo è sempre più alta dell’assegno sociale. E anche le soglie reddituali da non superare sono meno rigide rispetto all’assegno sociale.

Per  l’assegno sociale nel 2023, serve reddito annuo non superiore a 6.542,50 euro da single, o 13.085,02 euro da coniugati. Per il pensionato, se il reddito è fino a 7.328,62 euro, l’integrazione al trattamento minimo è piena.

Come lo è per i coniugati con redditi fino a 21.985,86 euro. Diventa integrazione al trattamento minimo in misura ridotta per chi ha redditi sopra quelle soglie e fino a 14.657,24 e 29.314,48 euro rispettivamente per single e coniugati.