La pensione flessibile, introdotta con la nuova quota 103, sarà disponibile per i lavoratori nel 2024. Questa misura, prorogata dal governo per l’anno in questione, offre effettivamente flessibilità in quanto consente ai lavoratori di scegliere volontariamente se adottarla. Tuttavia, proprio questa flessibilità rivela alcune delle sue limitazioni.

Infatti, a causa di specifici vincoli che la caratterizzano, non risulta vantaggiosa per tutti. Se non fosse per questi limiti, la misura potrebbe rappresentare l’unica opzione per molti lavoratori. Tuttavia, vi sono casi in cui, a seguito del metodo di calcolo della pensione, alcuni si trovano a valutare se sia più conveniente continuare a lavorare.

“Gentili esperti, sono un lavoratore che sta entrando nell’orbita della quota 103. Infatti ho maturato già 62 anni di età a dicembre scorso mentre per i 41 anni di contributi versati mi sono reso conto che probabilmente non dovrò aspettare maggio 2024 come credevo. Questo dal momento che non ho ancora riscattato l’anno di servizio militare. Secondo voi posso riscattarlo oggi andando in pensione senza il calcolo contributivo di oggi per la quota 103? Dal momento che con l’anno del militare, i 41 anni di contributi versati li completo già a maggio del 2023, posso sfruttare questa possibilità? O conta l’anno in cui effettuo il riscatto del servizio militare?”

In pensione a 62 anni nel 2024, la guida per evitare penalizzazioni

Effettivamente, il nostro lettore ha ragione quando menziona la cristallizzazione del diritto alla pensione con la quota 103. Allo stesso modo delle precedenti misure pensionistiche (quota 100, quota 102), anche la quota 103 consolida il diritto alla pensione, permettendo così di beneficiarne seguendo le modalità tradizionali, senza subire le restrizioni e i limiti attuali.

Infatti, rispetto al 2023, la misura ha subito significative modifiche nella legge di bilancio, risultando meno vantaggiosa. Questo rappresenta un chiaro svantaggio per i lavoratori che intendono accedere alla pensione flessibile a 62 anni nel 2024: le penalizzazioni sull’assegno sono sostanziali.

Nella versione 2024, infatti, la misura prevede la riduzione di diversi mesi di trattamento per i lavoratori, abbassa l’importo massimo erogabile e applica un metodo di calcolo della pensione meno favorevole.

Le novità della pensione flessibile e cosa c’è di diverso rispetto al passato

Le limitazioni imposte dalla nuova quota 103 nel 2024 sono numerose e risultano particolarmente penalizzanti rispetto alla versione precedente della misura. Una delle prime e più evidenti restrizioni riguarda la decorrenza del trattamento pensionistico, che, come noto, subisce un posticipo a causa del meccanismo delle finestre temporali.

Fino a dicembre 2023, tali finestre prevedevano un attesa di tre mesi per i lavoratori del settore privato, sia dipendenti che autonomi, e di sei mesi per il settore pubblico, ad eccezione del comparto scuola dove le pensioni seguono il calendario scolastico piuttosto che l’anno solare lavorativo. Dal 2024, però, queste finestre si allargano a sette mesi per i lavoratori privati e a nove mesi per quelli pubblici.

Le restrizioni della quota 103 però non si fermano qui: anche l’importo massimo della pensione erogabile con questa misura è stato ridotto a non più di quattro volte il trattamento minimo INPS, che quest’anno supera di poco i 590 euro mensili. Al contrario, nel 2023, l’importo massimo per la pensione con quota 103 poteva raggiungere fino a cinque volte tale minimo.

Il calcolo contributivo della prestazione incide diversamente da lavoratore a lavoratore

Il principale fattore che rende la misura del 2024 particolarmente svantaggiosa rispetto a quella del 2023 è il metodo di calcolo contributivo. La pensione flessibile a 62 anni, conosciuta come quota 103, si basa, infatti, esclusivamente sul calcolo contributivo generale per la determinazione dell’importo della pensione nel 2024.

Al contrario, nella versione 2023, il calcolo prevedeva una componente retributiva fino al 1995 seguita da una componente contributiva, configurando così un sistema misto. Questo cambiamento rappresenta un duro colpo per i lavoratori che, al 31 dicembre 1995, avevano accumulato 18 anni o più di contributi.

Per loro, infatti, sarebbe stato applicabile un calcolo misto della pensione, con la parte retributiva estesa fino al 31 dicembre 2011 e quella contributiva calcolata per il periodo successivo.

Ecco come evitare tagli, inasprimenti e limitazioni per la pensione a 62 anni uscendo pure nel 2024 con le regole del 2023

Un lavoratore con una carriera consolidata al 31 dicembre 1995, trascurando la quota 103 nel 2024, avrebbe la possibilità di ritirarsi nel 2026 con 42 anni e 10 mesi di contributi. Questo gli consentirebbe di ottenere una pensione calcolata con il sistema misto anziché puramente contributivo. Beneficiando inoltre di quasi due anni di contributi aggiuntivi, che incrementerebbero l’importo del trattamento.

Riscattando il servizio militare, il nostro lettore potrebbe eludere le penalizzazioni previste. Riscattandolo quest’anno, infatti, l’anno di contribuzione figurativa per il servizio di leva si inserirebbe retroattivamente nel suo estratto conto contributivo.

Ciò significherebbe completare i 41 anni di contributi già nel 2023, approfittando così della quota 103 mista anziché della nuova formula contributiva. Entro maggio del 2024, considerando anche l’anno di servizio militare, raggiungerebbe i 41 anni di contributi. Proseguendo l’attività lavorativa fino a dicembre, accumulerebbe 42 anni e 7 mesi di contributi.

A questo punto, consigliamo di perseverare ancora per qualche mese, puntando alla pensione anticipata ordinaria nel 2025, per ottenere un assegno più elevato. Questo perché è probabile che nel 2025 la pensione anticipata ordinaria resterà disponibile con i requisiti attuali, indipendentemente dall’età anagrafica.