Il posto statale resta sempre quello più ambito (e chi ha la 104 ha vie preferenziali per occuparlo). Certo di questi tempi dove il caro prezzi si fa sentire e la garanzia di uno stipendio fisso mensile, il posto pubblico è una manna dal cielo. Poter contare su un entrata mensile sicura permette di affrontare con maggiore consapevolezza e serenità le spese che ci sono da affrontare. Permette di fare progetti e di sapere cosa si può fare e cosa, invece, non ci si può permettere.

Per avere un lavoro pubblico, tuttavia, c’è da superare l’ostacolo “concorso”. E’ necessario prepararsi e studiare per superare le prove d’esame. C’è un bando di concorso da rispettare. Ci sono poi coloro che, in un certo senso, sono avvantaggiati nella partecipazione. Si tratta di quelli che possono esprimere le c.d. “preferenze”. Ad esempio i disabili, gli orfani di guerra. C’è chi può scegliere anche la sede dove lavorare. Questi ultimi sono, ad esempio, quelli che hanno necessità di godere dei c.d. permessi 104 per l’assistenza ad un proprio familiare disabile.

Si pensi al caso di chi risiede il Lombardia con un genitore disabile che necessità di essere assistito. Si supponga che il figlio debba fare un concorso nazionale. Questi se dovesse risultare vincitore potrebbe scegliere poi di lavorare presso un ente pubblico presente in Lombardia vicini alla sua residenza.

A questo proposito è di recente emanazione un’importante sentenza del TAR Lazio. I giudici hanno detto che il diritto a scegliere una sede più favorevole per chi ha necessità di permessi 104 deve essere garantito anche se non lo prevede espressamente il bando di concorso.

Andiamo però con ordine.

L’abuso di permessi 104 è punito

I permessi 104 sono un diritto che il legislatore garantisce ai lavoratori dipendenti. In pratica, il lavoratore che ha necessità di assistere un familiare disabile, può chiedere ed ottenere 3 giorni di permesso al mese (frazionabili anche in ore).

Tali giorni (oppure ore) sono regolarmente retribuiti e devono essere utilizzati esclusivamente per lo scopo previsto. Chi nei giorni di permesso è scoperto a fare cose diverse rispetto a quella di assistere il familiare (ad esempio si va a pesca), rischia fino alla perdita posto di lavoro come licenziamento per giusta causa.

C’è poi da considerare il lato penale. Si rischiano da 6 mesi a tre anni di reclusione per truffa ai danni dello Stato.

Diverse sono le modalità di accertamento. Ad esempio, di recente sono stati utilizzati tabulati telefonici per scoprire l’abuso dei permessi 104.

A chi fare domanda

Per poter chiedere permessi 104 all’azienda occorre prima presentare domanda all’INPS. E’ sufficiente presentare domanda una sola volta e non ogni mese. Dopo che l’INPS ha accertato l’esistenza del disabile e l’effettiva necessità di essere assistito, fornisce autorizzazione. La scelta dei giorni è poi lasciata (di volta in volta) a discrezionalità del lavoratore.

I permessi possono essere chiesti dai seguenti soggetti:

  • i genitori, anche adottivi o affidatari
  • il coniuge
  • la parte dell’unione civile
  • il convivente di fatto
  • i parenti o agli affini entro il secondo grado.

Possono essere goduti anche da parenti o affini di terzo grado soltanto qualora uno dei genitori o il coniuge o la parte dell’unione civile o il convivente di fatto, abbiano compiuto 65 anni, siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.

Sono ad esempio, affini entro il terzo grado:

  • suocero e suocera
  • nuora e genero
  • nonno/ nonna del coniuge
  • cognati
  • bisnonni del coniuge
  • zia e zio del coniuge
  • nipoti del coniuge.

Anche il disabile può chiedere permessi 104 per se stesso. Ad esempio, perché in quei giorni deve fare qualche terapia.

I permessi 104 sono un diritto costituzionale

I permessi 104 rappresentano un principio di diritto importante.

Chi partecipa ad un concorso pubblico deve avere priorità rispetta ad altri, nella scelta della sede di lavoro più vicina al familiare disabile (tra quelli di cui sopra) che necessità di assistenza.

Per le Amministrazioni dello Stato questo diritto, tuttavia, sarebbe garantito solo se previsto dal bando di concorso. Dello stesso parare invece, non è il TAR del Lazio. Per i giudici del tribunale amministrativo, infatti, i permessi 104 sono

a garanzia di interessi di rilevanza costituzionale come quello riguardante le esigenze di assistenza e di bisogno ed i vincoli familiari.

Di conseguenza, secondo i giudici (Ordinanza dell’8 settembre 2022 Quarta sezione) tale diritto deve essere garantito anche se non previsto espressamente dal bando di concorso.