Cosa funziona sul Forex? Fare il Broker…

E’ un’affermazione “forte”, me ne rendo conto, dato che sono tante le persone che iniziano a fare trading partendo proprio dal mercato valutario spot (che ha una soglia di accesso più bassa rispetto, ad esempio, ai Futures), ma trovo giusto che proprio queste persone siano consapevoli di quello che può succedergli iniziando a fare trading su un mercato non regolamentato e soprattutto con un broker qualunque, magari “allettati” da qualche bonus di benvenuto, dalla promessa di facili guadagni o dalla formazione offerta gratuitamente dal broker stesso (che sarebbe più corretto, in certi casi, chiamare disin-formazione dato che ti spiegano esattamente quello che vorrebbero che tu facessi per farli guadagnare di più). 

 

Quello che segue è un estratto da un paragrafo del libro “Trading Meccanico” che ho scritto qualche anno fa, e che sviluppa le stesse considerazioni che avevo fatto prefazione all’edizione italiana di un libro di Augustin Silvani (“Beat The Forex Dealer“) che porta alla luce tanti comportamenti deprecabili degli opetatori sul Forex.

Cercate di arrivare in fondo alla lettura… perchè il Forex presenta alcune peculiarità che lo rendono interessante, se approcciato con la giusta consapevolezza.

Partiamo da un semplice dato: facendo trading si guadagna e si perde, e secondo più di una statistica pubblicata in questi anni, sembra che la percentuale dei retail trader (trader privati) che azzera il proprio account a forza di prendere degli stop, sia superiore al 70%. Negli Stati Uniti la CFTC ha imposto regole ai Forex broker (non potendo imporre regole ad un mercato sovranazionale e non regolamentabile): dalla limitazione ad una leva massima offerta pari a 50, o all’obbligo di rendere noto nella contrattualistica destinata al trader, ogni trimestre, il numero di conti attivi e le percentuali dei conti in profitto e in perdita.

Nonostante la pubblicazione di statistiche poco confortanti, negli ultimi anni sempre più persone si sono avvicinate al mercato valutario.

Sarebbe interessante interrogarsi sulle origini di tale interesse e se sia nato più dalla ricerca di strumenti nuovi su cui operare o piuttosto non sia il riflesso dell’enorme spinta pubblicitaria a cui stiamo assistendo per avvicinare sempre più persone con poca esperienza a questo mercato.

Quelle stesse persone che aprono account sotto capitalizzati, grazie all’enorme leva che il broker non solo gli mette a disposizione ma che pubblicizza come uno dei punti di forza della sua offerta, e che permette loro di operare con poche centinaia di euro, per ritrovarsi rapidamente il conto azzerato. In pochi guadagnano ciò che i primi perdono: “è il mercato” dicono… ma le cose non stanno esattamente così.

Provate ad immaginare che opportunità di business sarebbe quella di poter fare da controparte a questi trader che sistematicamente azzerano il proprio conto… Caliamoci nei panni di questo aspirante e spregiudicato Forex broker, ma è doveroso premettere che non tutti gli operatori che offrono la negoziazione di prodotti OTC (over the counter, non regolamentati) si comportano nella maniera che andrò a descrivere nelle prossime pagine: come in ogni settore, ci sono operatori seri e meno seri, e come in ogni settore l’assenza di regole “invita” qualche operatore a comportamenti un po’ “border line”.

Quale sarebbe il vantaggio di calarci in un business del genere? Semplice: ogni stop che i vostri clienti prendono (fino ad azzerare il proprio conto) si tramuta in un vostro guadagno, perché siete voi (e non un altro trader) la loro controparte. Se le statistiche non mentono e il 70% di loro azzera il conto, allora questa perdita si traduce direttamente in un vostro profitto.

Non stiamo parlando di pochi dollari di “commissioni”: parliamo dello stop loss del cliente, che può valere di centinaia o migliaia di dollari.

Questo è il guadagno del dealer che fa da controparte al cliente.

Vi guardate bene dallo spiegargli come stanno le cose, e spostate, invece, l’attenzione dell’ignaro cliente (sempre focalizzato a litigare per spuntare le commissioni più basse possibili) sullo spread di negoziazione, facendogli credere che il vostro guadagno sia solo il differenziale fra bid e ask. Il vostro “vero” obiettivo, invece, è un altro: il suo stop loss.

Come possiamo fare ad alzare quella percentuale (del 70%) attirando a noi solo i clienti più sprovveduti, quelli che con ogni probabilità perderanno tutto in poche operazioni fatte “di pancia”, senza alcuna regola di ingresso e in assenza di un qualunque piano di trading?

Potremmo permettergli, ad esempio, di aprire conti con appena poche centinaia di euro, lasciandoli operare sotto capitalizzati e rendendoli, così, vittime predestinate della prima striscia negativa di operazioni che si manifesterà.

Potremmo, inoltre, dare loro la possibilità di una “rivincita” immediata, ricaricando il conto nel momento in cui la sconfitta fa più male, con la propria carta di credito. A qualcuno non sarà sfuggita la somiglianza con un Casinò: non siete lontani dal vero.

Abbassare la soglia di accesso al trading non è sufficiente: serve un “trascinatore”, qualcuno che invii loro decine di operazioni interessanti, qualcuno che li stimoli ad operare tanto, perché è solo operando (facendo overtrading) che prenderanno rapidamente quegli stop che si tramuteranno in profitti per la vostra società. Serve, però, qualcuno che li faccia operare su grafici a 1 minuto (e non su grafici weekly), magari proprio nel bel mezzo del rilascio del Non Farm Payroll e con stop stretti posizionati in macchina un tick sopra il massimo della candela precedente (in “buona compagnia”, insomma).

Non vogliamo attirare clientela già esperta, che potenzialmente sia in grado di guadagnare: lasciamo perdere, quindi, quelle piattaforme che diamo anche agli istituzionali o ai trader più sofisticati, che vanno installate sui propri computer, così complicate e magari anche programmabili dall’utente per testare l’efficacia di un setup prima di tradarlo con denaro reale.

Meglio dare loro piattaforme semplici, minimali, ma graficamente molto curate, ma soprattutto accessibili via web (tanto, il nostro cliente ideale, la “latenza” non sa neppure cosa sia, ed il “requote” è “colpa di Internet”).

Con questi semplici accorgimenti abbiamo attirato a noi tutti i clienti “migliori”, quelli meno esperti, portando la percentuale di coloro a cui faremo da controparte, in attesa che estinguano il conto, ben oltre l’80% o il 90%.

Concedetemi ancora poche righe prima di abbandonare i panni di questo “losco figuro”, perché al piano di azione manca ancora qualche tassello. Dato che si tratta di un mercato over the counter, senza una quotazione “ufficiale” di un exchange, perché non andare a vedere dove sono piazzati gli ordini stop dei vostri clienti, e nelle fasi di mercato più volatili, magari poco prima del rilascio di qualche dato sul lavoro negli Stati Uniti (il “Non Farm Payroll” di cui parlavo prima, ad esempio, o poco prima di un annuncio sui tassi della BCE o della FED), non andare a creare artificiosamente dei movimenti nei prezzi per far scattare questi stop?

E così spuntano lunghe ombre sul grafico candlestick che nella realtà non esistono …già, la realtà: in un mercato non regolamentato non esiste la “realtà”, non esistono quotazioni da confrontare o qualcuno a cui appellarsi per sanare questa “ingiustizia”: chi fa da controparte al cliente (chi guadagna quando il cliente prende uno stop) è anche colui che detta le regole, calcola (e modifica) i margini, produce le quotazioni e mette a disposizione la propria piattaforma, palesando (spero non vi sia sfuggito) un “leggero” conflitto di interessi che può talvolta portare a comportamenti che, in gergo, vengono chiamati “scam”.

Pensate che abbia esagerato? Negli ultimi anni Consob e Banca di Italia hanno iniziato a monitorare il proliferarsi di queste realtà, domiciliate in paesi dove i controlli sono quasi assenti, e che quando non spariscono con i conti dei clienti, comunque restano ad operare per anni, adottando prassi e comportamenti in linea con quelli descritti.

Esistono anche operatori seri, che non fanno da controparte al cliente, disposti a mettergli a disposizione piattaforme professionali, ma purtroppo sono l’eccezione e non la regola, quindi quando ci si affaccia ad operare in un mercato over the counter come questo, grande attenzione deve essere riposta nella scelta del broker e della piattaforma.

E’ dalla comprensione delle regole del gioco che il trader può comprendere a fondo come si muove questo mercato, evitando le “trappole” più banali (come la caccia agli stop), e adattando le proprie tecniche, magari già consolidate e profittevoli su altri strumenti, a questo nuovo contesto.

Se siete arrivati a leggere fino a questo punto, pensi vi stiate domandando:

C’è qualcosa di buono sul Forex?

…qualcosa c’è!

E può essere riassunto in due peculiarità caratteristiche di questo mercato:

  1. la scelta del nozionale (la sua frazionabilità che consente di implementare logiche di Position Sizing che con i Futures sarebbero troppo impegnative)
  2. le correlazioni fra le valute che compongono cambi e cross

La leva offerta o gli enormi volumi scambiati su questo mercato, non sono, a mio avviso, un fattore sufficiente a propendere verso l’utilizzo del contratto Forex spot invece del contratto future.

Se si sta cercando una esposizione sul mercato valutario, infatti, perché non impiegare i contratti Future sui cambi quotati a Chicago su un mercato regolamentato (CME-Globex)? La leva non manca di certo, e per un trader privato, che non ha i problemi di capacity di un istituzionale quando si muove nei book, volumi di alcune centinaia di migliaia di contratti Future scambiati in media in ogni sessione sono più che adeguati.

La ragione che, a volte, fa propendere verso il contratto Forex spot, è che un future sul cambio EURUSD vale 125.000 euro ed ogni tick (o pip, quindi la minima variazione che corrisponde a 1/10.000) vale 12,5 usd. Se la strategia che sto seguendo richiede di liquidare una porzione di questa posizione in 3 distinti momenti, ad esempio 1/3 a fine giornata, 1/3 su un target grafico, per far correre il resto con un traling stop, sarei costretto ad entrare in posizione con almeno 3 contratti (e ritrovarmi con un’esposizione decisamente impegnativa per un retail trader).

Esiste un contratto Mini Future su EURUSD, ma la liquidità lascia ancora a desiderare (i volumi scambiati sono circa 1/100 di quelli scambiati sul Future tradizionale). Impiegando il contratto Forex spot, invece, posso scegliere con precisione il nozionale da utilizzare, e “smontare” la posizione frazionando le uscite in diversi momenti, senza alcun vincolo. Questo apre le porte all’implementazione di logiche di Position Sizing e di gestione della posizione (Position Management) più sofisticate e difficilmente replicabili con il contratto future (a meno di non essere fortemente capitalizzati).

La seconda motivazione che giustifica il fatto di “sporcarsi le mani” in questo mercato over the counter, scaturisce dall’analisi delle dinamiche nelle correlazioni fra le valute che compongono Cambi e Cross valutari.

Per quanti utilizzano le parole “Cambio” e “Cross” indistintamente, è bene precisare che non si tratta della stessa cosa. Per Cambio si intende l’incrocio fra una qualunque valuta ed il dollaro americano, mentre per Cross si intende un qualunque incrocio fra valute, senza coinvolgere direttamente il dollaro.

I cambi principali sono 7: EURUSD, GBPUSD, AUDUSD, NZDUSD, USDCHF, USDCAD, USDJPY. I cross, invece, altro non sono che dei derivati dei cambi originari. Il cross EURJPY si ottiene aprendo una posizione long su EURUSD e long su USDJPY. Il cross EURGBP si ottiene aprendo una posizione long su EURUSD e short su GBPUSD.

Analizzare come varia la correlazione fra EURUSD e GBPUSD, ad esempio, può portarmi a scoprire qualcosa di interessante sulla natura del Cross EURGBP. E’ proprio questo approccio al mercato valutario, come se si trattasse di uno Spread fra due sottostanti, che è possibile individuare alcune operatività interessanti.

Luca Giusti è un trader sistematico su Opzioni e su Futures dal 2002. Laurea in Economia, Dottorato di Ricerca in Direzione Aziendale, fondatore del progetto QTLab (Quantitative Trading LAB) in Svizzera, dove sviluppa metodologie di trading quantitativo. E’ advisor di due istituzionali e collabora con una software house (Da Vinci Fintech) con cui sviluppa piattaforme di analisi di dati finanziari, di backtest di strategie in Opzioni e di analisi di Portafogli (StrategyLAB e OptionLAB). Autore del libro “Trading Meccanico”, edito da Hoepli, Socio Ordinario Professional e docente del Master SIAT, è al suo secondo mandato come membro del comitato scientifico di questa associazione. E’ il docente dei corsi di QTLab sui Trading System e sull’Operatività con le Opzioni. Dal 2008 è relatore all’ITForum e al Tol EXPO di Borsa Italiana, è stato speaker al convegno internazionale IFTA 2017, relatore per TradeStation a Dubai nel 2016 su dei corsi di Trading Sistematico, e speaker in un convegno del CME Group a Londra nel 2019.