Le compagnie aeree trattengono le tasse aeroportuali e governative che dovrebbero restituire a quei passeggeri che non si imbarcano per motivi personali o comunque non si presentano all’imbarco. Secondo il Corriere, che ha svolto un’interessante inchiesta in merito, i vettori aerei terrebbero almeno 132 milioni di tasse. Spesso e volentieri i passeggeri neanche sono a conoscenza di questo diritto, non di rado le compagnie negano il rimborso o impongono alti costi di gestione della pratica per ottenerlo. Basti pensare che il biglietto aereo è composto da varie voci, non c’è solo la tariffa aerea vera e propria ma l’Iva, i diritti d’imbarco, l’addizionale comunale, costi di sicurezza,  il supplemento carburante, spese di vendita etc.

 

L’inchiesta

Il noto quotidiano ha svolto un’inchiesta, tenendo in considerazione la cifra di 132 milioni, solo per l’anno 2019, e tenuto conto di tutti i passeggeri che hanno volato in Economy in Italia e all’estero con le low cost e le compagnie di linea, e quei passeggeri che avevano acquistato il biglietto e poi non hanno preso il volo per motivi personali, dunque non per il volo cancellato o per volo in connessione in ritardo, i cosiddetti no show che generano ricavi aggiuntivi per le compagnie aeree. Nella maggior parte dei casi, chi non parte perde i soldi della tariffa e spesso e volentieri quelli del supplemento vendita e carburante ma avrebbe diritto ad ottenere il rimborso delle altre voci. Dall’indagine del Corriere è emerso che queste spese dovrebbero essere rimborsate perché si tratta di spese per persona trasportata ma quasi mai questo accade. Addirittura, un amministratore delegato di una compagnia aerea, interpellato dal quotidiano, ha ammesso che spesso i vettori tendono a nascondere questa informazione e che le compagnie, in questo modo, riescono a ricavare molti soldi in più.

Rimborsi difficili da ottenere

Considerando, ad esempio, un biglietto aereo da Milano a Madrid con una compagnia spagnola, biglietto che costa 60 euro, si scopre che il costo della tariffa è di 18 euro e il resto è riferito a tasse e supplementi ma non viene specificato cosa.

In realtà, di questi 43 euro rimanenti, più di 6 euro sono riferiti alla tassa  addizionale comunale, 14,29 euro per la tassa italiana d’imbarco e 14,95 per quella spagnola, oltre alle spese per la sicurezza. I passeggeri, come si legge nella clausola, avrebbero diritto al rimborso delle tasse volute dai governi anche perché l’aeroporto non chiede i soldi del passeggero che ha prenotato ma non ha poi preso il volo. Questo accade soprattutto per le compagnie low cost, dove ottenere questo tipo di rimborso non è semplice, diverso il discorso per le compagnie di bandiera, dove in certi casi sembra più facile riavere indietro i soldi ma non è chiaro se dietro al pagamento di costi di servizio.

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