Resta forte il dollaro Usa, che contro le altre principali valute mondiali è tornato ai massimi dal novembre scorso. Guadagna il 3% in cinque settimane, trainato dall’afflusso dei capitali sulla prospettiva di un rinvio del taglio dei tassi di interesse dopo giugno. Ma ci avreste scommesso che sarebbe stata una valuta emergente in queste settimane a brillare contro il biglietto verde? Peraltro, una delle più martoriate di questi tempi. Parliamo della naira nigeriana, travolta dalla svalutazione, resasi necessaria per ridurre il gap con il tasso di cambio vigente sul mercato nero.

Boom per la valuta emergente nigeriana

Boom per la valuta emergente nigeriana © Licenza Creative Commons

Valuta emergente a +40% in 45 giorni

Alla fine di febbraio, la valuta emergente aveva toccato il suo punto più basso. Servivano più di 1.630 naire per comprare 1 dollaro. Oggi, ne bastano 1.190 e venerdì scorso intorno a 1.142. In appena un mese e mezzo, un rally del 40%. Questo boom è stato possibile grazie ad una ripresa della fiducia del mercato verso la gestione dell’economia nigeriana. Il presidente Bola Tinubu è in carica da meno di un anno, ma già ha varato riforme importanti per cercare di tendere a un bilancio ordinato, abbassare l’inflazione e potenziare l’economia domestica.

Nigeria alle prese con l'inflazione alle stelle

Nigeria alle prese con l’inflazione alle stelle © Licenza Creative Commons

Riforme economiche dolorose, ma necessarie

C’è stato un drastico taglio dei sussidi per il carburante e l’energia. Soldi che hanno dissanguato le casse dello stato, anche se permettendo a milioni di famiglie di godere di servizi a basso costo. Ad esempio, le bollette della luce sono state quadruplicate per i clienti della fascia A. Sono 1,5 milioni su un totale di 12 milioni di persone con un contratto di allaccio alla fornitura elettrica (su una popolazione di oltre 200 milioni di abitanti). Hanno il “privilegio” di avere la corrente per 20 ore al giorno, tutti gli altri devono rassegnarsi a blackout frequenti.

Parte dei guadagni per la valuta emergente deriverebbe anche dagli interventi della banca centrale per fornire liquidità al mercato forex e stabilizzare il tasso di cambio. In poco più di un paio di settimane, le riserve valutarie risultano essere diminuite di 1 miliardo di dollari dopo essere salite per mesi. Tuttavia, gli effetti benefici dell’apprezzamento si devono ancora materializzare. Dovrebbero ridurre i costi dei beni importati e, quindi, nel tempo anche l’inflazione. Invece, a marzo questa è salita al 33,2%, dato massimo dal marzo 1996.

Previsioni positive di Goldman Sachs

I consumatori continuano a patire gli effetti del nuovo corso economico, anche se il presidente Tinubu rassicura che sarebbe questione di tempo prima che ne beneficino. I tassi di interesse sono stati alzati dal 18,75% al 24,75% tra febbraio e marzo. Una mossa servita per segnalare ai mercati di voler fare sul serio contro l’inflazione. La valuta emergente tratta ancora a sconto sul mercato nero, ma le distanze con il cambio ufficiale si sono notevolmente ridotte. Anzi, nelle ultimissime sedute sembrano persino essersi azzerate. Sarebbe un segnale importante circa il raggiungimento di un cambio di equilibrio con il dollaro Usa.

Goldman Sachs a febbraio, quando la crisi della valuta emergente divampava, aveva previsto un cambio di 1.200 contro il dollaro entro fine anno. Nei giorni scorsi, alla luce del rally, ha aggiornato le sue previsioni. E’ arrivata a pronosticare una discesa a 1.100 o persino 1.000 da qui a dicembre. Per la naira significherebbe un ulteriore apprezzamento fino al 15%. Attutirebbe l’inflazione e permetterebbe all’economia di rimettersi in moto grazie anche a tassi di interesse più bassi.

Valuta emergente in ripresa, possibile rilancio economico

In questi mesi, economie emergenti come Argentina, Turchia ed Egitto sono alle prese con problemi simili.

E ovunque s’impongono riforme dure per risolvere problemi strutturali che si trascinano da anni, se non decenni. La Nigeria funge da esempio considerato improbabile fino a qualche mese fa. E’ uno degli stati con le più basse entrate tributarie al mondo rispetto al Pil e non riesce a sfruttare a proprio vantaggio neppure l’industria petrolifera, pur in una congiuntura favorevole come in questi anni. La caduta della valuta emergente era stata la spia del malessere per la prima economia africana. La sua risalita può segnare un’inversione di rotta per rilanciare lo sviluppo in quella che sarà la terza nazione più popolosa al mondo dopo India e Cina alla fine del secolo.

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