La Lega di Matteo Salvini ha presentato tramite Alberto Bagnai la proposta di legge per innalzare il tetto al contante da 2.000 a 10.000 euro. La premier Giorgia Meloni ha subito accolto favorevolmente l’iniziativa, la quale rientra negli accordi programmatici del centro-destra. Tuttavia, ha prospettato un aumento meno drastico, cioè a 3.000 euro. Le opposizioni sono state dure. L’attacco più veemente è arrivato dal leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, secondo cui la misura aiuterà gli evasori fiscali a pagare portandosi dietro “valigie di banconote”.

Al Senato, la premier ha usato le parole dell’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che nel 2015 giustificò l’innalzamento da 1.000 a 3.000 euro del tetto al contante, sostenendo che non vi fosse alcuna correlazione tra pagamenti cash ed evasione fiscale. Motivo di imbarazzo per il PD, dato che si trattava del suo stesso governo, allora guidato da Matteo Renzi.

Una misura travagliata

Il tetto al contante è stata una misura travagliata nel corso dell’ultimo decennio. Fu introdotta nel 2012 dal governo Monti con il decreto “Salva Italia”. La soglia individuata fu allora di 1.000 euro. Anni prima, ci aveva provato l’allora ministro dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, quando lanciò la proposta di consentire i pagamenti cash solo fino a 50-100 euro.

Nel 2016, il governo Renzi alzò, come detto, tale soglia a 3.000 euro. Il governo giallo-rosso di Conte nel 2020 previde il riabbassamento a 2.000 euro a partire dall’1 luglio di quell’anno. E dall’1 gennaio 2022, il tetto al contante sarebbe sceso ulteriormente a 1.000 euro. Tuttavia, all’inizio dell’anno il centro-destra in Commissione Bilancio alla Camera si compattò e riuscì a far slittare l’abbassamento della soglia al 2023.

Dunque, le cose stanno così: senza un intervento legislativo, dall’1 gennaio 2023 si potrà pagare in contanti fino a 999 euro. Una misura che non è mai piaciuta al centro-destra, in quanto lesiva della libertà del cittadino.

Costringere una persona a pagare con carta o tramite conto corrente online significa imporre un metodo di regolamento degli scambi a favore del circuito bancario. E sappiamo quanto forte sia la polemica ancora oggi sull’entità delle commissioni.

Tetto al contante inesistente in Germania

In paesi a basso tasso di evasione fiscale come Germania e Austria, il tetto al contante praticamente non esiste. La stessa Commissione europea raccomanda un limite elevato, di 10.000 euro. In generale, l’idea che il cash equivalga ad evasione fiscale, attività illecite e terrorismo merita di essere estirpata. Quanto denaro frutto di illeciti passa quotidianamente dalle banche? E l’evasione delle tasse da parte delle multinazionali per decine di miliardi di euro all’anno ha per caso minimamente a che vedere con il contante?

Il tema è prettamente ideologico. C’è una parte della politica che vorrebbe controllare ogni attività umana, magari anche a fin di bene. Il tetto al contante si presta perfettamente a un modello sociale caratterizzato da assenza di privacy e scarsa libertà di scelta. E rischia di colpire le fasce più deboli della popolazione, come cittadini sprovvisti di conto in banca e immigrati. Ne sa qualcosa la Svezia, che ultimamente cerca di correre ai ripari dopo avere quasi azzerato l’uso del cash. Esistono svariati modi per stanare evasori, mafiosi e terroristi. Il tetto al contante può essere uno di questi, ma sarebbe come pensare di chiudere in gabbia un’intero stato per incarcerare i pochi malviventi che vi risiedono.

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