Com’era quella storia che il conto corrente non è un prodotto per investire, per cui è giusto che non remuneri la liquidità del cliente? Peccato che non valga per tutti. La scorsa settimana, una notizia che ha suscitato scalpore e anche parecchio sgomento. Banca Intesa offre interessi da sogno sul denaro accreditato sui conti non vincolati: l’Euribor a 3 mesi più l’1,77%. E poiché il primo attualmente supera il 3,80%, significa che il tasso finale arriva al 5,60%. Qual è il problema? Se vi presentate voi risparmiatori in filiale, essendo essere umani comuni la banca vi indirizzerà verso altre forme di investimento in cambio di interessi.

L’offerta è stata riservata solamente ai deputati della Repubblica.

Ai risparmiatori comuni neanche le briciole

Avete presente il detto mai passato di moda “io son io e voi non siete un …”? Ricordatevelo ogni volta che un banchiere ci spiega con la puzza sotto il naso che il conto corrente non vale niente, che è un servizio che la banca vi offre quasi con fastidio. E ce lo fanno capire in tutti i modi. Stando all’ultimo rapporto mensile dell’Associazione bancaria italiana, nel mese di marzo il tasso di interesse medio offerto sui conti non vincolati era dello 0,56%, esattamente dieci volte più basso di quello che Intesa offre ai poveri deputati del Bel Paese. E i grandi istituti danno molto di meno, rasentando lo zero percento.

Convenzione tra Camera e Intesa Sanpaolo

Da cosa deriva questa disparità di trattamento a dir poco imbarazzante? Intesa Sanpaolo ha da poco vinto un bando con cui gestisce i rapporti finanziari della Camera dei Deputati, ad esclusione del servizio di tesoreria. Il valore dell’appalto è di 800 milioni di euro. Dunque, si tratta di una convenzione, come se ne stipulano spesso tra grandi aziende e fornitori di servizi a beneficio dei dipendenti dei primi.

In teoria, nulla di scandaloso. C’è un piccolo particolare. I deputati non sono dipendenti come gli altri. Il loro lavoro consiste nel fare le leggi, le stesse che potrebbero avere conseguenze sul business di una banca come Intesa Sanpaolo.

C’è di certo che su un saldo di 10.000 euro, un deputato riuscirà a percepire quasi 415 euro netti in un anno, mentre un risparmiatore senza santi in paradiso dovrà accontentarsi di qualche euro se va bene. Non è qualcosa di cui andare fieri per chi ha studiato l’offerta commerciale. Il senso di ingiustizia che si diffonde tra gli italiani non depone a favore della fiducia verso il sistema bancario. Già pensavamo che i soldi le banche li prestassero a chi li avesse già; da qualche giorno sappiamo che se li fanno prestare a tassi decuplicati dai clienti di una cerchia ristretta.

Sul conto corrente vacilla fiducia nelle banche

Facile fare populismo su una vicenda come questa, ma del resto non esistono altre interpretazioni che possano ammorbidirne la portata. E’ grave che il legislatore riceva premi in denaro – di questo si tratta – da parte di una società privata aggiudicatrice di un appalto. E’ grave che il conto corrente di un risparmiatore comune non venga remunerato, se non per qualche spicciolo, mentre condizioni iper-favorevoli si applichino ai soliti noti. Non è così che le banche possono pensare di attirare la fiducia del mercato.

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