Una nota di Unicredit precisa che i tassi negativi sui conti correnti verranno imposti sulle giacenze da 1 milione di euro insù, smentendo l’interpretazione di stampa delle parole dell’ad Jean-Pierre Mustier, che sembravano andare più nella direzione di stangare le giacenze “ben oltre 100.000 euro”, ma comunque nei pressi di tale limite. Invece, Piazza Gae Aulenti avrà preso atto della forte reazione che c’è stata nell’opinione pubblica riguardo all’annuncio, tutt’altro che positiva. I tassi negativi riguarderanno “meno dello 0,1% della clientela” e verranno offerti strumenti alternativi adeguati, come i fondi monetari a zero commissioni e con obiettivo di rendimento positivo.

Torneremo sul punto, ma nel frattempo dobbiamo registrare la reazione dell’altra grande banca italiana: Intesa-Sanpaolo.

Il suo ad, Gian Maria Mossa, ha dichiarato che sui tassi negativi le istituzioni dovrebbero esprimersi “collegialmente”, invocando l’intervento dello stato. Cosa significa per noi risparmiatori? Secondo Ca’ de Sass, o tutti o nessuno. In effetti, Unicredit sta assaporando sulla sua pelle cosa significhi muoversi in solitaria su un tema così scottante. I clienti più facoltosi probabilmente sposteranno altrove i conti correnti. E non si pensi che parliamo perlopiù di ricconi ignoranti sul piano finanziario, che non sappiano dove tenere i loro quattrini. La soglia del milione di euro è facile da raggiungere per le tesorerie delle imprese. Nel loro caso, trattasi di cassa disponibile e che dall’anno prossimo verrebbe gravata da un “balzello”, altro che rilancio degli investimenti.

Conti correnti Unicredit, le scappatoie ai tassi negativi della banca sopra 100.000 euro

Clienti Unicredit, fuga o no?

Ora, delle due l’una: o i clienti Unicredit sottoposti ai tassi negativi accetteranno senza fiatare il provvedimento o protesteranno “con i piedi”, per dirla con le parole del grande Luigi Einaudi, cioè sposteranno le giacenze presso altre banche. Comunque vada, tutto porta a ipotizzare che i tassi negativi verranno imitati dalle altre banche italiane.

Se la clientela si mostrerà poco reattiva e accetterà la stangata, le concorrenti di Unicredit prenderanno anch’esse spunto e inizieranno a muoversi di conseguenza, a quel punto temendo poco una fuga dei conti correnti. Se, invece, i correntisti Unicredit più facoltosi iniziassero a portare altrove il loro denaro, le altre banche si ritroverebbero a gestire una massa liquida ancora più abbondante e sulla quale pagherebbero i tassi negativi imposti dalla BCE, con la conseguenza di vedersi costrette a girarli anch’esse ai loro clienti.

Serve, quindi, muoversi “collegialmente” per non subire le onde d’urto provocate dagli altri e deflussi di capitali. Se il governo rendesse più stringente l’uso delle carte di credito o bancomat per i pagamenti, il conto corrente diverrebbe ancora più imprescindibile nelle vite degli italiani, rendendo meno probabile una fuga dei correntisti. E ciò allenterebbe la pressione sulle banche, come dimostra il caso di Unicredit, costretta a offrire alternative “allettanti” ai clienti con l’imposizione dei tassi negativi.

Il punto è che gli investimenti sul mercato monetario rendono oggi zero o sottozero e solamente una gestione attiva votata all’assunzione crescente di rischi offrirebbe rendimenti positivi. In pratica, Unicredit venderebbe fumo ai clienti, spronandoli a puntare su strumenti solo in apparenza convenienti e per nulla equivalenti ai conti correnti, anzi nei fatti divenuti molto rischiosi per il semplice fatto che altrimenti il rendimento positivo sarebbe un puro miraggio di questi tempi, anche perché i prezzi degli assets hanno toccato i massimi e difficilmente si potrà operare al rialzo per ricavare plusvalenze e offrire valore ai clienti.

Il capo di Unicredit vuole colpire i conti correnti con i tassi negativi

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