Ieri, la Banca Centrale Europea (BCE) ha alzato ancora una volta i tassi d’interesse, ma stavolta dello 0,50% al 2,50%. Non è stata l’ultima stretta sul costo del denaro nell’Area Euro, sebbene tutto lasci supporre che ai prossimi appuntamenti i ritmi continueranno a rallentare. L’istituto cercherà di agire più che altro drenando liquidità dai mercati con la cessazione dei reinvestimenti dei bond acquistati sotto il programma noto come “quantitative easing”.

Il governatore Christine Lagarde e il board hanno messo in conto che il rialzo dei tassi BCE possa avere un impatto recessivo sull’economia dell’Area Euro.

Tuttavia, credono che sia un effetto collaterale tollerabile. Lo scenario alternativo risulterebbe peggiore: inflazione persistente ad alte percentuali, diseguaglianze crescenti e disordini sociali.

Rischi evidenziati dalla Svezia

Ci sarà un momento, però, in cui Francoforte si troverà costretta a fermarsi con qualsiasi scusa e a cessare la stretta sui tassi BCE. A meno che non si sarà già fermata di suo. E quel momento verrà se e quando gli indici immobiliari inizieranno ad arretrare velocemente. E’ quanto sta accadendo da mesi in Svezia, stato dell’Unione Europea che non fa parte dell’Area Euro. La Riksbank ha alzato i tassi da 0 al 2,50% e nel frattempo i prezzi delle case in media sono precipitati di oltre il 16% dai massimi toccati a marzo.

Sui quotidiani finanziari si legge che già sia scoppiata la bolla immobiliare scandinava. Solamente negli ultimi venti anni, i prezzi delle case sono arrivati più che a triplicare. Le famiglie sono iper-indebitate e ogni punto di interessi in più grava sui loro bilanci. In un certo senso, è persino salutare ciò che sta accadendo. Il fatto è che le banche centrali non lo tollerano. Quando i valori immobiliari crollano in misura pesante, temono che a venir giù sia l’intero comparto bancario.

Le banche erogano mutui dietro la garanzia dell’immobile stesso finanziato.

Quando il suo valore di mercato precipita, a bilancio gli istituti devono svalutare gli asset e iscrivere perdite anche solo (inizialmente) virtuali, per colmare le quali dovranno ricapitalizzarsi. Nel frattempo, presteranno sempre meno denaro a famiglie e imprese. L’economia si avvita su sé stessa e come un cane che si morde la coda le banche accusano ulteriori perdite a causa del deterioramento macro.

Stop rialzo tassi BCE con stress mercato immobiliare

Per evitare uno scenario simile le banche centrali stanno attentissime a quanto accade sul mercato immobiliare, sebbene quasi mai lo ammettano. Ad oggi, nell’Area Euro si registrano solo piccole variazioni negative per i prezzi delle case. In Germania, il paese più grande del continente, il calo dai massimi supera di poco il 2%. Anche questo sta convincendo Lagarde a proseguire sulla via dell’aumento dei tassi BCE.

I mutui rincarano, le compravendite rallentano, ma non c’è per adesso alcun tracollo immobiliare in corso. I crediti deteriorati delle banche restano sotto controllo. Probabile che la liquidità incrementata durante la pandemia tra le famiglie stia ponendo un argine sia ai mancati pagamenti delle rate del mutuo, sia al crollo dei prezzi. Non è detto che duri ancora molto. Come ammette la stessa Francoforte, l’effetto del rialzo dei tassi BCE si vede con un certo ritardo temporale. E se nei prossimi mesi dovesse tradursi in un colpo al mercato degli immobili, state certi che arriveranno segnali di fumo immediati circa la cessazione imminente della stretta monetaria.

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