Dopo la pausa per la campagna elettorale è tornato ieri 28 febbraio l’appuntamento con Servizio Pubblico di Michele Santoro. L’argomento della puntata, ovviamente, è l’esito non-esito delle elezioni. Marco Travaglio, in giro per l’Italia con il suo spettacolo teatrale (Marco Travaglio a teatro con la trattativa Stato-Mafia: date e biglietti), non ha potuto rinunciare al suo editoriale e, in collegamento con Michele Santoro, ha detto la sua sulle elezioni e sullo scenario politico che esse hanno aperto (Governo tecnico, coalizioni allargate o nuove elezioni? L’alternativa all’ingorvernabilità).

Travaglio, seduto su una poltrona rossa con uno sfondo nero dal quale emerge solo un’altra seduta uguale alla sua ma vuota,  esordisce in maniera pungente rivolgendosi al leader del Pd “Diciamo la verità, nessuno vorrebbe trovarsi in questo momento nei panni del povero Bersani. Le ultime parole famose “lunedì smacchieremo il giaguaro” passeranno alla storia come inno alla sfiga”.

Nuovo governo: allearsi con Grillo o con il comico?

E sul rischio di ingovernabilità incalza: “Ora Bersani ha solo due alternative a nuove elezioni: o si allea con Grillo, o si allea con un comico.” Se durante il governo Monti di fatto Bersani ha accettato di allearsi con Berlusconi, ora stenta a farlo per paura di perdere voti (Financial Times: ci vuole una grande coalizione). E allora strizza l’occhio a Grillo. Marco Travaglio elenca quindi nell’ordine tutti gli epiteti con cui il leader del Pd fino alla campagna elettorale ha additato il portavoce del Movimento 5 Stelle (da “fascista” a “populista”, da “maschilista” a “peggio di Lenini” etc).  

Storia del Movimento 5 Stelle: quando la stampa e il Pd deridevano il clown con sogni politici e tendenze fasciste

Dopo sei anni che Grillo prova a dialogare con il centro sinistra (il riferimento è alle primarie  programmatiche online  del 2007 discusse da 800 mila persone su internet), ricevendo sorrisetti snob e sguardi annoiati di Prodi di fronte a proposte come il wifi libero e l’energia rinnovabile, ora tutti sembrano improvvisamente ben disposti.

E quando a settembre  fu indetto il primo  V-day  (per “pulire” il Parlamento, imporre il tetto di 2 legislature e abrogare la legge porcellum) sotto il palco di Grillo non c’erano telecamere, se non quelle di Annozero e di Sky: dopo le elezioni invece i giornalisti hanno assediato la casa del leader genovese. Il grillismo fu additato come dittatura e antipolitica.  Fassino su Grillo Nel 2008 a Torino ci fu il secondo V-day  e propose tre referendum per la libertà di informazione. In piazza c’erano 100 mila persone e 2 milioni di italiani erano collegati in altre piazze. I punti erano: eliminazione dell’ordine dei giornalisti, abrogazione della Legge Gasparri e abolizione  dei fondi pubblici ai partiti. Grillo fece un appello al Pd dicendosi pronto a regalare loro questo programma ma ancora una volta fu ignorato e beffeggiato dalla stampa. Nel 2009 Grillo si candida alle primarie per il segretario del Pd ma viene respinta la sua registrazione all’anagrafe perché si riconosceva in un movimento politico ostile al partito. Inutile far notare che lui era ostile al “vertice” e non al partito. Gli rispose solo Fassino con la frase memorabile che fa il giro del web. Nel 2010 il Movimento 5 Stelle esordisce alle elezioni amministrative. Lo scorso anno Grillo conquista la Sicilia a nuoto. E giungiamo alle elezioni politiche 2013 preannunciate dallo Tsunami tour. Bersani si considera già vincitore e snobba alleanze che sarebbero potute essere utili alla causa del Pd. Ed ecco che tutti si accorgono che esiste Grillo, ma soprattutto un ampio numero di elettori che lo segue. Ora si che è degno di allearsi con il Pd…solo che lui non vuole più.   [youtube]http://www.
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