Gli italiani spendono molto meno rispetto al passato e sempre più negozi sono destinati alla chiusura. Rispetto ad 8 anni fa i dati sono letteralmente peggiorati. La spesa per i consumi è calata, gli italiani tendono a spendere sempre meno e la conseguenza è la chiusura dei negozi al dettaglio, in particolare quelli di abbigliamento e calzature. 

Il dramma dei negozi

I dati di Confesercenti, così come riporta il sito Today.it, sembrano parlare chiaro. Dal 2011 hanno chiuso 13mila negozi di abbigliamento e 3.300 di calzature.

Gli italiani hanno speso 8 miliardi di euro in meno in 8 anni. Una differenza che diventa ancora più chiara guardando ai dati del ‘92 quando la spesa per abbigliamento e calzature si attestava sulla percentuale del 13,6%, contro il 4,4% di oggi.

Gli italiani, ad oggi, spendono meno su parecchi prodotti. Resistono solo le spese per la salute e l’istruzione. Rispetto al 2011, la spesa media annuale delle famiglie è stata nel 2018 di 28.251 euro al netto dell’inflazione, l’-8,2% in meno. Nel dettaglio si sono registrati -322 euro per alimentari, -1.100 euro circa all’anno per famiglia, -280 euro per l’abbigliamento, -164 euro per le comunicazioni.

Da un lato, l’avvio del reddito di cittadinanza potrebbe spingere molte famiglie ad aumentare le spese ma l’aumento dell’Iva, se avvenisse davvero, rischierebbe di azzerare tutto. Secondo Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti: “La crisi e l’austerità sembrano aver cancellato il gene della moda dal Dna degli italiani. E anche le botteghe e i negozi di abbigliamento del nostro Paese, un tempo trampolino di lancio delle nuove tendenze mondiali, stanno via via scomparendo”.

La rivincita degli e-commerce

Dall’altro lato ci sono gli ecommerce che invece sembrano vivere un periodo sereno e di vero e proprio boom. Solo nel 2018 hanno aperto 22.287 attività sul web, un numero in netta controtendenza rispetto ai negozi specializzati che chiudono.

In base ai dati disponibili, gli imprenditori che aprono attività sul web sono molto più giovani rispetto a quelli del commercio al dettaglio; 39,7 anni contro 48,2.

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