Ci sarebbero 500 medici italiani ad avere dato disponibilità a trasferirsi in Arabia Saudita per lavorare. Un numero, che diventa ancora più sbalorditivo se raffrontato agli appena 50 nel resto d’Europa. Che la sanità italiana versi in condizioni critiche da anni, lo sanno per primi gli utenti. Le liste di attesa per una visita specialistica a carico del SSN sono lunghissime. Chi può, si rivolge al privato per accorciare i tempi. Chi non può, rischia la vita. Sarebbe sbagliato pensare che l’unica motivazione a spingere per la fuga all’estero di medici e infermieri siano gli stipendi.

Il discorso è maledettamente più complesso e chiama in causa decenni di malgoverno del sistema sanitario.

Sanità a rischio collasso

Ma partiamo proprio dagli stipendi dei medici per capire quello che sta accadendo. Nel 2020, in media la retribuzione lorda annuale in Italia era di quasi 81.500 euro. Il dato si confronta con i quasi 84.000 in Francia e gli oltre 146.000 in Germania. In Irlanda si sfioravano i 173.000 euro, mentre in Olanda si superavano i 160.000 euro. Cosa ci fanno capire questi dati? Pur dovendo essere rapportati al potere di acquisto di stato in stato, un medico tedesco percepisce quasi il doppio di un collega italiano. Non è incomprensibile, a questo punto, che molti professionisti in Italia puntino a lavorare da privato.

Un infermiere percepisce mediamente poco più di 25.000 euro lordi all’anno. Capite benissimo che sia una busta paga inadeguata. Non è tutto. Il carico di lavoro negli ospedali italiani è diventato insostenibile, spesso disumano. Medici e infermieri sono costretti a svolgere anche turni di 12 ore consecutive. Lo stress aumenta, il rischio di sbagliare pure. A causa del servizio spesso carente, diventano pure oggetto di insulti, minacce e aggressioni fisiche.

Pochi infermieri e mal pagati in Italia

Un dato ci aiuta a capire meglio: in Italia vi sono 373.000 infermieri, qualcosa come 626 per ogni 100.000 abitanti.

La media europea è di 877 e vola in paesi come la Germania, dove gli infermieri superano la cifra di 1 milione. E questo a fronte di una popolazione solamente di un terzo più numerosa.

In Francia, gli infermieri sono 764.000, praticamente più del doppio dell’Italia e per una popolazione di circa il 10% più grande. Dunque, spendiamo per la sanità meno della media europea (6,8% contro 7,1%) ed evidentemente pure male, tant’è che abbiamo stipendi bassi e pochi professionisti in corsia. Ciliegina sulla torta: il numero chiuso per le facoltà di medicina. E’ un’assurdità senza alcun fondamento, roba da Unione Sovietica. Il legislatore decide per legge quanti possano diventare medici, come se fosse in grado tra l’altro di programmarne il numero con esattezza in base alle necessità future. La storia recente ci conferma che questa capacità non esiste, anzi che siamo entrati in era Covid senza un numero sufficiente di personale sanitario.

Finalmente, pare che il ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, stia prendendo in considerazione l’ipotesi di eliminare il numero chiuso. Non sarà semplice come crediamo. Maggiori studenti che frequentano i corsi implicano l’aumento dei docenti e delle risorse a disposizione degli atenei. E ancora una volta l’Italia sotto-investe nell’istruzione terziaria, per cui serviranno maggiori stanziamenti.

Stipendi medici in Arabia Saudita

Tornando alla fuga dei medici italiani in Arabia Saudita, quanto andrebbero a guadagnare? Le cifre varierebbero tra 14.000 e 20.000 euro al mese. E si pagheranno anche minori tasse. Per gli infermieri, si va da 3.000 a 6.000 euro. Le condizioni professionali appaiono meno stressanti, anche se ovviamente ci si dovrà adeguare a un clima torrido e ad usi e costumi profondamente differenti dai nostri. Nei prossimi anni, il regno saudita calcola che avrà bisogno di 44.000 medici e 88.000 infermieri in più, visto che la sua popolazione cresce.

E poiché il modus operandi è quello che abbiamo visto in questi mesi con il calcio, aspettiamoci offerte stellari al personale sanitario europeo.

L’Italia rischia più degli altri paesi del continente di perdere risorse preziose, dopo averle formate, in favore di sistemi sanitari più generosi. E questo accadrà quando la domanda di sanità sarà in ulteriore crescita, a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione. Sarebbe fin troppo facile affermare che dall’oggi al domani dovremmo aumentare gli stipendi di medici e infermieri. Con quali denari? Ancora una volta, risalta all’occhio il problema dell’uso inefficiente della spesa pubblica. L’Italia spende metà del suo PIL per mantenere i servizi pubblici, la cui qualità scema di anno in anno. Come fa la Germania a spendere quanto noi e ad offrire retribuzioni doppie e finanche triple a medici, infermieri e insegnanti, avendone anche complessivamente di più in rapporto alla popolazione? Chiediamolo a chi truffa gli elettori con la storia che i mali dello stato abbiano origine dall’evasione fiscale.

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