Con D.M. pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 13 dicembre scorso, il Ministero di economia e finanze ha fissato all’1,25% il saggio degli interessi legali per l’anno 2022. Si tratta di un vero e proprio balzo dallo 0,01% del 2021. E, soprattutto, il tasso rivede quota 1% dopo sette anni. Dal 2015, infatti, era sempre stato fissato sotto tale soglia.

Cosa significa nel concreto questa decisione? Gli interessi legali si applicano sui debiti che i contribuenti posseggono nei confronti del Fisco e dell’INPS, ma anche a tutti i contratti in cui non sono stati fissati tassi d’interesse tra le parti.

Dunque, tanto per fare un esempio, se ti avvali del ravvedimento operoso per pagare un’imposta come l’IMU o i contributi previdenziali successivamente alla scadenza, il costo sale.

Va detto che gli interessi legali valgono anche nel caso contrario in cui sia lo stato ad essere in debito con i contribuenti. Si pensi banalmente all’erogazione della pensione a distanza di mesi dalla data in cui il beneficiario ne avrebbe avuto diritto. E questo è un problema che capita spesso ai neo-pensionati. In generale, però, è evidente che a rimetterci sarebbe il contribuente. Tuttavia, non facciamoci impressionare dall’impennata degli interessi legali nominali.

Interessi legali, aumento solo fittizio

Dopo il 2014, la tendenza è stata di un calo in termini reali. Nel 2015, l’inflazione fu sostanzialmente nulla, mentre il saggio era stato fissato allo 0,5%. L’anno seguente, scendevano allo 0,20%, a fronte di un’inflazione di poco negativa. Nel 2017, erano abbassati ulteriormente allo 0,10%, ma nel frattempo l’inflazione era risalita sopra l’1%. Dunque, il saggio reale sprofondava a -1,10%. E anche l’anno seguente restava negativo. Tornava appena positivo nel 2019, mentre nel biennio della pandemia 2020-2021 ridiventava negativo. Addirittura, nel 2021 è sceso al -1,9% reale.

Interessi legali negativi in termini reali implicano una certa convenienza per il debitore a ritardare i pagamenti dovuti.

Se il tasso da pagare alla controparte è zero, mentre l’inflazione è sopra lo zero, di fatto è come se ci guadagnassi. A perderci è, invece, il creditore. Riceverà dopo mesi o anni una somma svalutata per via dell’aumento dei prezzi al consumo. Ad ogni modo, il semplice fatto che gli interessi legali siano stati portati all’1,25% non significa che i contribuenti di per sé saranno svantaggiati. E’ sufficiente che l’inflazione italiana si attesti quest’anno sopra tale soglia per far sì che sui debiti si continuino a pagare tassi reali negativi.

Il tasso d’inflazione programmato per il 2022 è dell’1,5%. Già solo questo dato ci evidenzia come gli interessi legali resteranno molto bassi. E il governo potrebbe avere sottostimato la crescita tendenziale dei prezzi, che tra caro bollette e rincari di svariate materie prime sembra destinata ad accelerare, almeno nella prima parte dell’anno. Magari (lo si spera!) non registreremo un saggio reale come quello del 2021, ma che resti negativo appare molto probabile. A proposito: gli interessi legali all’1,25% si applicano ai soli debiti maturati nel corso del 2022, non anche agli anni pregressi, sui quali gravano i tassi fissati di anno in anno dal Ministero.

[email protected]