Durante la fase 2 hanno riaperto le attività 800mila imprese, circa l’82%, ma un 30% rischia di dover chiudere per sempre. Emerge da una nuova indagine di Confcommercio, in collaborazione con Swg, in cui si fa leva sul rischio chiusura nonostante la riapertura lo scorso 18 maggio.

La crisi delle attività commerciali

Nelle ultime due settimane hanno riaperto i battenti  l’82% delle imprese legate al commercio, di cui il 94% nell’abbigliamento e calzature, l’86% in altre attività del commercio e dei servizi e il 73% dei bar e ristoranti.

I dati non sono rassicuranti in quanto, oltre ad un’alta percentuale di attività che non hanno ottenuto indennizzi o prestiti garantiti, la metà delle imprese ha segnalato perdite importanti fino al 70 per cento. Il dato più preoccupante si riferisce al fatto che il 30% rischia addirittura di chiudere per sempre a causa delle difficili condizioni economiche.

Le mancate riaperture riguardano soprattutto bar e ristoranti, la maggior parte dei quali non hanno riaperto per la difficoltà di adeguarsi alle norme di sicurezza senza contare quelli che hanno riaperto ma nelle prime due settimane di riapertura hanno segnalato ricavi molto sotto le aspettative, causati soprattutto dalla mancanza di turisti, lo smart working e la diffidenza degli italiani a mangiare fuori. Il   28% degli intervistati afferma che senza un miglioramento delle condizioni attuali la chiusura è da prendere in considerazione.

Lavoro giovani colpito

Un’altra analisi dell’Organizzazione mondiale del lavoro ha invece rivelato l’effetto devastante del coronavirus per quanto riguarda l’occupazione giovanile. Un giovane su sei ha perso il lavoro a causa del covid mentre molti ragazzi che sono riusciti a mantenere il posto si sono visti ridurre l’orario di lavoro. La paura è che in mancanza di provvedimenti seri, le conseguenze del virus sul mondo del lavoro potrebbero restare per molti anni. Una tesi sostenuta anche dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro che ha parlato di crollo dei contratti a tempo determinato e aumento del divario di genere, con le donne più colpite.

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