Le riaperture di bar, pub, pizzerie e ristoranti nella prima settimana di fase 2 non sono state incoraggianti. I clienti sono ancora pochi e di conseguenza gli incassi. I dati parlano chiaro. Le imprese hanno segnalato un calo del fatturato del 70 per cento.

Crisi per bar, pub, pizzerie e ristoranti

La Fipe ha rilevato che a distanza di dieci giorni dalle riaperture, molte attività lamentano ancora pochi clienti e i gestori pensano che sarà così anche per i prossimi giorni. In parte la mancanza di clienti è data anche dall’assenza di turisti e dal fatto che molti ancora lavorano in smart working, quindi le città sono meno affollate ma emerge che gli italiani, per ora, sembrano essersi adattati ad uno stile di vita più casalingo ed evitano di andare a pranzo o cena fuori.

Secondo i dati della Fipe, i ristoranti si sono trovati con il 70 per cento di clienti in meno e le prossime settimane non dovrebbero essere migliori.

Secondo Luciano Sbraga, vicedirettore di Fipe, i motivi vanno ricercati nella mancanza di turisti, la mancanza di pendolarismo e quindi quei clienti che prima usavano mangiare fuori, aggiunto ad uno stile di vita diverso degli italiani. I ristoratori pensano che anche il distanziamento faccia la sua parte: “Infatti non ci aspettiamo grandi cose per questa estate, non ci sarà una vera ripartenza. Basti pensare che solamente il 16% degli italiani ora prevede di andare in vacanza, quando negli anni precedenti la percentuale di solito era superiore al 60%. Un miglioramento ce lo aspettiamo a settembre, più in generale in autunno. A patto però che non arrivi una seconda ondata di Covid” ha sottolineato Sbraga. 

Il conto salato del Covid-19

La situazione negativa vissuta dalle attività commerciali è la stessa che stanno vivendo gli italiani. Una recente ricerca del Censis infatti, chiamata “Il conto salato del Covid-19”, ha rilevato che il 42,3% delle famiglie ha visto ridursi reddito e lavoro a causa del coronavirus.

Il 23,4% è finito in Cig e 6 su 10 pensano di perdere il posto di lavoro. La metà delle famiglie pensa di rinunciare alle prossime vacanze, il 23% all’acquisto di beni durevoli che avevano in programma di acquistare. Il 30% non farà vacanze, il 50% non ha fatto ancora programmi, solo il 9% andrà ma con budget ridotti. Emerge quindi un quadro piuttosto pessimista e la ripresa non sembra vicina.

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