Da agosto, forse settembre di quest’anno, il reddito di cittadinanza andrà in soffitta per essere rimpiazzato da Mia, la Misura di inclusione attiva. È quanto si legge nella bozza della riforma a cui sta lavorando il Ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e che sarà presentata al Consiglio dei ministri tra un paio di settimane. La principale novità riguarda la distinzione tra nuclei familiari “occupabili” e nuclei “non occupabili”. A entrambi sarà offerto un sussidio meno generoso per importi, durata e condizioni.

Ma ai primi i criteri saranno resi più morbidi. La filosofia di cui è impregnata Mia sembra ricalcare ciò che disse la premier Giorgia Meloni in campagna elettorale: “chi può, deve andare a lavorare”.

Gli ultimi dati dell’ISTAT ci dicono che in Italia abbiamo 23,3 milioni di occupati, nuovo record storico. Il tasso di occupazione è salito al 60,8%, anch’esso un nuovo record. Ma siamo lontani dalla media europea del 70%. Nel 2022, anzi, eravamo ultimi in classifica, dietro persino alla martoriata Grecia. Se al Nord i tassi di occupazione risultano sostanzialmente in linea con i dati europei, è al Sud che si sprofonda a livelli mediorientali. In Campania, Calabria e Sicilia scendiamo sotto il 45%.

Il nuovo reddito di cittadinanza punta in più modi ad evitare che il sostegno alle famiglie più bisognose si trasformi in un disincentivo al lavoro. Anche perché è al Sud che si concentrano i due terzi degli assegni staccati e gli importi maggiori: 583 euro contro 480 euro al Nord. Gli “occupabili” saranno sostanzialmente coloro che rientrano tra i 18 e i 60 anni di età, che non abbiano minori e anziani a carico e non siano invalidi. Per loro Mia durerà di meno e gli importi saranno più bassi con un décalage più penalizzante. A tutti sarà consentito guadagnare fino a 3.000 euro all’anno lavorando senza perdere il sussidio. Un modo per evitare che centinaia di migliaia di beneficiari rinuncino a svolgere anche solo lavoretti per la paura di perdere il sussidio o decidano di lavorare in nero.

Nuovo reddito di cittadinanza ispirato al lavoro

Superato il tetto dei 3.000 euro, i beneficiari non perderanno automaticamente il nuovo reddito di cittadinanza. Questo sarà loro sospeso e riattivato alla scadenza del contratto. L’offerta congrua non scompare, se è vero che i beneficiari dovranno accettare posizioni loro proposte nella provincia di residenza o limitrofe. Potranno essere anche contratti a termine, purché non inferiori ai 30 giorni.

Infine, i Centri per l’impiego potranno essere coadiuvati dalle agenzie per il lavoro per aiutare nella ricerca di occupazione. A tale proposito, sarà istituita una piattaforma online per incrociare meglio domanda e offerta. E ci sarà un premio offerto alle agenzie per ogni beneficiario del sussidio a cui riusciranno a trovare un posto di lavoro.

È importante che le norme sul nuovo reddito di cittadinanza siano ispirate a una filosofia improntata al lavoro. Dall’aprile del 2019, quando l’attuale sussidio in corso di rottamazione entrò in vigore, lo stato ha ingenerato nella mentalità collettiva l’idea che il reddito di una famiglia sia sganciato dal lavoro, che tutti abbiano il diritto a percepire un importo basilare per la sopravvivenza anche non lavorando. Un disastro, anzitutto, sul piano culturale. Al Sud c’è bisogno, al netto delle politiche per fare attecchire i processi produttivi, di incentivare una mentalità ispirata al lavoro e non all’assistenza. Una rivoluzione necessaria per creare nuove opportunità tra giovani e donne, le categorie più colpite dalla fame di occupazione.

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