Prezzo dell’oro sopra 2.065 dollari l’oncia nella giornata di ieri, mettendo a segno un rialzo superiore al 13% dai minimi di ottobre. La quotazione resta non lontana dai massimi di sempre, toccati ad inizio dicembre a 2.117 dollari. Il balzo a doppia cifra negli ultimi quasi tre mesi avviene dopo mesi di alti e bassi. E la sua tempistica non sembra casuale. E’ successo, infatti, che i rendimenti dei titoli di stato abbiano iniziato a scendere proprio ad ottobre, quando il calo dell’inflazione ha diffuso aspettative ribassiste sui tassi di interesse già per i primi mesi del nuovo anno.

Il T-bond a 10 anni, benchmark mondiale per il mercato obbligazionario, è passato dall’apice del 5% di oltre due mesi fa al 3,87% di ieri. I rendimenti in calo sono sempre una buona notizia per il prezzo dell’oro. Il metallo è un asset senza cedola, cioè non offre nulla a chi lo detiene fino al giorno del disinvestimento. E capirete benissimo che quando le cedole lievitano, la concorrenza si fa forte; gli investitori preferiscono tenere in portafoglio bond, anziché un bene momentaneamente infruttifero.

Debolezza del dollaro sostegno al metallo

Contestualmente al calo dei rendimenti c’è il deprezzamento del dollaro: -5,5% dai massimi di ottobre contro le principali valute mondiali. C’è una storica correlazione inversa tra dollaro e prezzo dell’oro: quando il primo sale, il costo di acquisto del metallo diventa più alto e colpisce la domanda. Viceversa, quando scende.

Certo, può sembrare paradossale che l’oro salga proprio mentre l’inflazione globale retrocede. Le ragioni di cui sopra spiegano quanto stia accadendo. E c’è un altro lato della storia. L’oro è anche soprannominato “l’anti-dollaro”. Se ci pensate bene, in effetti, è una moneta sempre valida in ogni luogo. Ci sono diversi paesi, tra cui la seconda economia mondiale, che puntano ad allentare la dipendenza dalla finanza “dollaro-centrica” e per farlo stanno acquistando oro attraverso le rispettive banche centrali.

Pausa prima della nuova corsa?

Infine, quando i tassi di interesse scendono o sono attesi in calo, c’è sempre il rischio che l’inflazione torni a salire. Non è quanto prevede il mercato, almeno stando ai rendimenti nominali richiesti per acquistare i bond lungo le scadenze. Ad ogni modo, il prezzo dell’oro si avvantaggia tendenzialmente sempre delle fasi di accomodamento monetario.

E per il 2024? Ad oggi, i prezzi obbligazionari sembrano avere corso abbastanza. Dovremmo attenderci una fase di stabilizzazione prima che proseguano la discesa in coincidenza con i primi tagli dei tassi effettivi. Anche la debolezza del dollaro dovrebbe momentaneamente arrestarsi. Sono tutti fattori che inducono ad ipotizzare che il prezzo dell’oro possa sostare nei pressi o sotto i massimi storici nelle prossime settimane. Riprenderebbe la sua corsa, per quanto detto, probabilmente dalla fine del primo trimestre.

Prezzo dell’oro retto anche da tensioni geopolitiche

Ovviamente, stiamo escludendo dal nostro ragionamento l’eventuale acuirsi delle tensioni internazionali. Il boom del prezzo dell’oro da ottobre coincide non a caso con lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas. Negli ultimi giorni, offre sostegno anche la minaccia dei ribelli Houthi nello Yemen di attaccare le navi che transitano per il Mar Rosso. Il metallo è un “safe asset” tipicamente acquistato per proteggersi anche dalle vicissitudini geopolitiche. Nello specifico, le tensioni in Medio Oriente e tra Occidente e Russia hanno riflessi sul mercato delle materie prime. Rischiano di arrestare la discesa dell’inflazione e di alimentare instabilità dei prezzi e finanziaria.

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