Stamane il prezzo del gas sul mercato olandese si attestava a 104 euro per Mega-wattora. Parliamo degli ormai famosi TTF, i contratti scambiati in borsa e che sono all’origine per molti osservatori e politici della crisi dell’energia di questi mesi. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel presentare le sue proposte di riforma del meccanismo di formazione dei prezzi, ha definito nelle scorse settimane i TTF “non più espressione della realtà”. I 27 stati dell’Unione Europea non si sono messi d’accordo sull’imposizione di un tetto al prezzo del gas, come aveva richiesto l’ex premier Mario Draghi.

Ciononostante sono arrivate alcune novità, tra cui il “corridoio dinamico dei prezzi”, che cerca di mitigare la rigidità della proposta italiana e al contempo a porre un freno alla corsa delle quotazioni.

Prezzo del gas giù anche a novembre

Il solo fatto che l’Europa abbia almeno mostrato di volersi mettere d’accordo per contrastare la crisi dell’energia, ha fatto ripiegare il prezzo del gas in misura notevole. Pensate che alla borsa olandese la materia prima chiuse la seduta del 26 agosto al record storico di 339,20 euro. Da allora, la quotazione ha perso il 70%.

Se calcoliamo il prezzo del gas medio scaturito dalle negoziazioni di questa prima parte di novembre, notiamo che non arriva a 114 euro. Ad ottobre, sfiorò i 135,50 euro. E a settembre la media era stata di 205 euro. Pertanto, se ci mantenessimo attorno a questi numeri, a novembre il calo risulterebbe del 16% su ottobre, quando a sua volta fu del 34% su settembre. Il confronto tra novembre e settembre si rivela essere, dunque, del -44,5%.

Sono buone notizie per le bollette degli italiani. Il calo materializzatosi con l’arrivo del mese di novembre dovrebbe accentuarsi nei prossimi mesi. Certamente, concorre alla mitigazione del prezzo del gas il clima relativamente mite di queste settimane un po’ in tutto il continente.

La domanda si è abbassata, complice il riempimento degli stoccaggi negli ultimi mesi. D’altra parte, la minore offerta dalla Russia è stata rimpiazzata con altri fornitori.

Trivelle e rigassificatori in azione

E l’Italia ha già mosso i primi passi per allentare ulteriormente la sua cronica dipendenza energetica dall’estero. Il governo Meloni ha autorizzato le trivellazioni al largo delle coste italiane, tra l’altro riducendo il lite minimo di distanza da esse da 12 a 9 miglia. Due miliardi di metri cubi di gas andranno alle aziende gasivore a prezzi calmierati tra 50 e 100 euro per Mega-wattora. Un modo per difendere il tessuto produttivo italiano, che rischia di chiudere battenti per via dei costi esplosivi di questi mesi.

Si calcola che le riserve di gas nel territorio italiano non superino le 1,5 volte i consumi annuali. E’ evidente che le trivellazioni non potranno offrire risposte a lungo termine, ma nel breve e medio allevieranno la crisi dell’energia. Pensate che siamo passati da estrazioni per 15 miliardi di metri cubi nei primi anni Duemila ad appena 3 miliardi del 2021. Anche solo triplicare le estrazioni ridurrebbe del 10% le importazioni a carissimo prezzo dal resto del mondo. Il resto lo farà il potenziamento della capacità di stoccaggio grazie ai rigassificatori, sebbene regioni e comuni stiano opponendo resistenza alla presenza degli impianti nei rispettivi territori.

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