Italia fanalino di coda in Europa per potere d’acquisto delle famiglie. La fotografia sul reddito reale disponibile per famiglia è stata scattata dal Sole 24 Ore, in collaborazione con Ref Ricerche, noto istituto di ricerca con sede a Milano. Lo studio del quotidiano economico ha avuto risalto nell’edizione del Sole 24 Ore del Lunedì, come specificato nell’approfondimento a cura di Chiara Bussi, pubblicato il giorno di Natale. Il nostro Paese è dunque fanalino di coda tra i big della zona euro, come d’altronde spesso ci capita quando si ha a che fare con i dati sull’economia.

A seguire l’analisi dettagliata del Sole sull’impatto che l’inflazione ha avuto in questi anni, da quando è stato adottato dai Paesi dell’Unione Europea come moneta unica. Un dato su tutti: la colpa non è da attribuire all’euro, almeno non stavolta, a maggior ragione se soltanto il nostro Paese si mostra in difficoltà tra i grandi d’Europa a differenza di altre nazioni – come ad esempio la Spagna – dove l’impatto dell’inflazione è stato ancora più alto rispetto al nostro Paese, senza però avere quell’effetto devastante sul reddito reale disponibile per le famiglie. Se poi il paragone viene fatto con la Francia, l’immagine dell’Italia risulta ancora più in chiaroscuro di quanto già la situazione non porti a pensare.

I numeri della crisi italiana

Secondo l’analisi del Sole 24 Ore del Lunedì in collaborazione con l’istituto milanese Ref Ricerche, sulla base dei dati Eurostat, se si prende in considerazione il reddito reale delle famiglie europee l’Italia è il fanalino di coda. In media, i Paesi europei fanno segnare un aumento pari all’11 per cento. La nostra nazione invece vede il saldo in negativo: -3,8 per cento. La Spagna, dove il rincaro dei prezzi è stato più alto (53,6 per cento) che in Italia (44 per cento) a seguito dell’adozione della moneta unica, il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto del 15 per cento.

Ancora meglio è andata alla Francia, dove il reddito disponibile reale è aumentato in misura del 21 per cento. In Germania invece il dato si attesta intorno all’11 per cento.

Le colpe italiane

Considerando che l’ingresso dell’euro sia un evento comune e di come i rincari (+44 per cento) siano comunque in linea rispetto alla media europea (+40 per cento), l’Italia non può dare la colpa all’euro per la situazione di oggi, in cui le famiglie italiane hanno perso il 4 per cento del potere d’acquisto, soprattutto confrontando quanto successo in Spagna, dove l’inflazione è stata maggiore. Le colpe sono quindi da attribuire ad altro. Il Sole 24 Ore evidenzia la bassa crescita del Pil, l’abbandono della politica industriale, la stagnazione della produttività e una politica fiscale restrittiva.

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