Il governo “giallorosso” di Giuseppe Conte è nato per uno scopo preciso e noto ormai anche ai sassi: tenere Matteo Salvini lontano da Palazzo Chigi. E per questo è stato benedetto dall’Unione Europea, attraverso l’imprimatur della Francia di Emmanuel Macron. Movimento 5 Stelle e PD appaiono congeniali per Parigi, data la loro natura favorevole alle istituzioni comunitarie e certamente non ostile a quella unione politica nell’Eurozona, che l’Eliseo persegue da due anni e mezzo senza avere ancora trovato un trait d’union con la Germania di Angela Merkel.

Dopo i primi facili entusiasmi, però, le cancellerie europee stanno prendendo atto di trovarsi di fronte a un governo di Roma senza bussola e senza consenso interno. Sono consapevoli che più andrà avanti e maggiori saranno i rischi di ritrovarsi a Palazzo Chigi un premier a loro ancora più ostile, cioè quel Salvini con il vento sempre più in poppa nei sondaggi e che sinora ha vinto tutte le sfide elettorali che nel frattempo gli si sono presentate.

La Germania, in particolare, non è affatto contenta del Conte-bis. Anzitutto, perché è diventato troppo francese e al contempo flirta con Donald Trump, nemico della cancelliera e minaccia seria agli interessi economici tedeschi, a partire dal settore auto. La fusione annunciata tra Fiat Chrysler e PSA a Berlino è stata vista come la conferma di una vicinanza fin troppo evidente tra Roma e Parigi e che somiglia tanto a un assoggettamento della prima verso la seconda. E i tedeschi non vogliono un’Italia sottomessa alla Francia, anche perché questo significherebbe per loro perdere il controllo delle istituzioni comunitarie.

In tal senso, va vista la bocciatura della commissaria francese inizialmente proposta da Macron all’Europarlamento. Il PPE, che altro non è che la longa manus di Frau Merkel a Strasburgo, ha inviato a Parigi un segnale forte di fastidio per le sue fughe in avanti su temi come il bilancio comune per i 19 stati dell’Eurozona.

Qualche giorno fa, la mossa a sorpresa del ministro delle Finanze, il socialdemocratico Olaf Scholz, il quale ha aperto all’unione bancaria. Certo, lo ha fatto a precise condizioni, le quali all’Italia non starebbero affatto bene. Tuttavia, lo ha fatto. Perché?

Garanzia sui depositi bancari, l’apertura ‘col trucco’ della Germania

Salvini e non Conte più adatto per la Germania

“Divide et impera” era la filosofia degli Antichi Romani. E resta sempre e ovunque valida. Con questa mossa, Berlino punta a separare Roma da Parigi, attirando la prima a sé, facendole capire che trattando in maniera adeguata, potrebbe ottenere concessioni significative a tutela della sua economia. In cambio, dovrebbe rinunciare al progetto europeo così come lo vorrebbe Macron. Niente unione fiscale, nessuna condivisione dei rischi sovrani. Ma all’Italia di Conte non può andare bene, perché il PD è per natura filo-francese e i 5 Stelle semplicemente non hanno né storia e né cultura politica.

A questo punto, il piano B della cancelliera e, in generale, dell’establishment tedesco sarebbe accettare l’inevitabile, vale a dire una probabile vittoria elettorale del centro-destra di Salvini. Questi ha già rivisto le sue posizioni più dure e pure contro UE ed euro, sostenendo che la Lega non vuole il ritorno alla lira e aprendo persino al suo possibile ingresso nel PPE. Del resto, l’amico e premier ungherese Viktor Orban, spauracchio dell’Europa dei commissari, è socio di Frau Merkel nel PPE e da posizioni notoriamente euro-scettiche tratta con Berlino margini di autonomia e interessi nazionali, ottenendoli senza grosse difficoltà. In cambio, i tedeschi ottengono la fedeltà di Budapest nel gioco delle alleanze e delle votazioni in sede comunitaria.

L’Italia non è l’Ungheria, ma dovrà decidere una volta per tutte con chi stare: o la Francia o la Germania.

Se i giallorossi restassero al governo a lungo, Berlino rischierebbe di perdere definitivamente un alleato, il quale si schiererebbe con i francesi su tutti i temi di cruciale importanza che verranno discussi nei prossimi mesi. Un Salvini premier farebbe rumore, ma alla fine tratterebbe verosimilmente per ottenere dalla Germania quel che serve all’Italia su conti pubblici, banche, politiche migratorie e posizionamento in Europa. E i tedeschi sarebbero ben disposti di darci quanto reclamato, purché non mettiamo in forse la fisionomia su cui sono nati UE ed euro. Meglio per loro mostrarsi flessibili, anziché doversi piegare ad accettare soluzioni definitive e minacciose per il modello tedesco, come la condivisione crescente dei rischi sovrani e bancari con il resto dei partner. E un “sovranista” italiano sarebbe il più adatto ad allontanare lo spettro dell’europeismo à la Macron.

Come Salvini diventerà un prezioso alleato dell’Europa di Frau Merkel

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