Seduta no per la Juventus a Piazza Affari oggi. Se è vero che l’indice Ftse Mib viaggia in rosso nella giornata odierna, senza dubbio le perdite in borsa per le azioni bianconere si mostrano molto più pesanti. A metà seduta, il titolo crollava di oltre il 7%, scendendo a 1,30 euro. Rispetto all’inizio dell’anno, tuttavia, rimane in rialzo di circa l’11%. Cos’è successo, considerando che dopo la partita in trasferta contro l’Atletico Madrid per il girone di Champions League, finita in pareggio con due reti per ciascuna squadra, le quotazioni della Juve avevano ripiegato di poco?

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Le cause del tracollo vanno ricercate altrove.

Venerdì scorso è stato pubblicato il bilancio della società di calcio, che per l’anno 2018/2019 si è concluso con ricavi in crescita di 116,8 milioni di euro (+23%) a 621,5 milioni, ma con perdite per 39,9 milioni, sostanzialmente in linea con le attese, se non appena al di sotto. Il club ha annunciato anche che varerà una ricapitalizzazione da 300 milioni di euro, coperta pro-quota da Exor, la holding di casa Agnelli, per il 63,77%. L’operazione sarà votata alla prossima assemblea degli azionisti e l’esito è scontato, data la quota preponderante in mano alla finanziaria controllante.

Rischio di fari UEFA sui conti bianconeri

L’aumento di capitale punta al rafforzamento patrimoniale. Il precedente risale alla stagione 2011/2012 e allora fu per 120 milioni. Si rende necessario dopo che la società ha chiuso gli ultimi due bilanci in rosso, dato che anche nella stagione 2017/2018 aveva registrato un risultato negativo per 19,2 milioni. A questo punto, se anche nella stagione in corso dovesse accusare perdite, la UEFA accenderebbe i fari sulle condizioni finanziarie del club torinese. Per il “Fair Play Finanziario”, una società di calcio europea non può chiudere in rosso per oltre 30 milioni di euro 3 bilanci consecutivi.

Nell’ultimo quadriennio, il fatturato bianconero risulta aumentato del 60% (+233,6 milioni), ma il boom è stato più che compensato dalla lievitazione dei costi operativi (+157,4 milioni) e dal conseguente aumento dei debiti finanziari (+264,1 milioni). Da un lato, gli ottimi risultati in Champions di questi anni hanno contribuito a far crescere i ricavi, dall’altro la necessità di rafforzare la rosa ha fatto impennare i costi, come l’acquisto di Cristiano Ronaldo nell’estate 2018, che pesa annualmente tra stipendio lordo e ammortamento del cartellino per quasi 90 milioni di euro all’anno.

Evidentemente non starebbero soddisfacendo nemmeno i risultati in campo di questo inizio campionato, se è vero che, al netto del crollo di oggi, il titolo bianconero perde a doppia cifra dal fischio di esordio per la Serie A 2019/2020. Preoccupa probabilmente il cammino in Champions, sebbene contro l’Atletico la Juve sembri avere dato vita a un match convincente, aldilà della beffa del pareggio in rimonta dell’avversario. All’inizio dell’anno, al fine di rendere più efficiente la struttura debitoria, la società ha emesso il suo primo bond e per un importo di 175 milioni, a costi abbastanza contenuti, specie considerando che trattasi di un “unsecured”. Dalla sua quotazione di fine febbraio ha messo a segno un rialzo di circa il 6%, offrendo oggi un rendimento attorno al 2,75%.

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