A ridosso del ponte del 25 aprile e poi di quello del 1 maggio, che quest’anno sembrano portare qualche giorno in più di vacanza ai lavoratori, si riaccende la polemica sulle grandi catene distributive che rimarranno o meno aperte durante questi giorni. Da un lato i dipendenti obbligati a lavorare anche i giorni di festa per massimizzare i profitti delle grandi aziende del commercio, dall’altro lato il popolo che vorrebbe acquistare un prodotto anche il giorno festivo e avere a portata di mano un servizio.

Comunque la si veda la faccenda non smette di creare dubbi e perplessità. E ci sono anche differenze in base al giorno di festa; se il 1 maggio qualche azienda ha deciso di rimanere chiusa (alla faccia della festa dei lavoratori verrebbe da dire), il 25 aprile non saranno poche le aperture straordinarie.

Chi resterà aperto il 25 aprile e il 1 maggio

Ikea resterà aperta il 25 aprile, il giorno della festa della Liberazione, ma a quanto pare rimarrà chiusa il 1 maggio come fa sapere Repubblica. Anche Esselunga rimarrà aperta il 25 aprile con orario dalle 9 alle 20 mentre celebrerà il 1 maggio facendo riposare i dipendenti. Per Decathlon, colosso dell’abbigliamento e degli accessori sportivi, la scelta di chiudere e tenere aperto ricadrà sui singoli direttori di punti vendita in base alle politiche e alla regolamentazioni del territorio. Stesso discorso per Conad, cui la decisione sarà a cura degli imprenditori in base ai bisogni della comunità. Coop chiuderà il maggio mentre il 25 aprile resteranno aperti i punti vendita del Lazio. Diverso il discorso per Carrefour che a quanto pare chiuderà solo alcuni punti vendita mentre Auchan permetterà di fare la spesa a Fiumicino, Carini, Palermo e Antegnate e nei centri commerciali a marchio Auchan a Olbia, Casamassima, Mesagne e Mestre. Aperti anche numerosi negozi che fanno parte di Confimprese tra cui Conbipel, Primadonna, Miniconf, Yamamay e Carpisa.

I sindacati contro le aperture

Rispetto al passato, quando il 25 aprile e il 1 maggio tutti i negozi o centri commerciali restavano chiusi, negli ultimi anni c’è stata un’inversione di tendenza dove a farla da padrone sono i profitti e il bisogno creato dalla società di dover fare la spesa o acquistare cose che si potrebbero acquistare dopo o prima durante i giorni di festa. Si tratta di una battaglia per cui si stanno attivando  anche i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs che hanno lanciato l’iniziativa #lafestanonsivende, dove si ricorda ai lavoratori che non è obbligatorio lavorare nei giorni festivi e facendo leva sul prossimo Governo e la modifica del decreto Salva Italia, che ha liberalizzato giorni e orari di apertura: “Continuiamo a batterci per una seria regolamentazione delle aperture degli esercizi commerciali e a rivendicare il diritto delle lavoratrici e lavoratori del commercio di poter condividere e trascorrere con i propri cari e le proprie famiglie alcune giornate dell’anno. Inoltre, in considerazione del fatto che alcune imprese, soprattutto della Grande Distribuzione, hanno fatto sottoscrivere ai dipendenti nella lettera di assunzione, in modo del tutto illegittimo, l’obbligo del lavoro festivo, invitiamo questi ultimi, in caso di pressioni o forzature da parte dell’azienda, a rivolgersi ai propri rappresentanti sindacali oppure alle sedi sindacali territoriali di Filcams, Fisascat, Uiltucs”.

 

Federdistribuzione, però, parla di un cambiamento di tendenza in cui la gente chiede un’apertura maggiore di orari e disponibilità per poter fare acquisti  facendo confronti con l’e-commerce che permette appunto di fare shopping 24 ore su 24 e tutti i giorni. Secondo Mario Resca, presidente di Confimprese “Chiudere i negozi sarebbe un danno enorme ma soprattutto un regalo ad Amazon”. Anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, sembra essere d’accordo sulle aperture dei negozi il 25 aprile: “penso che sia un sacrificio fattibile, soprattutto il 25 aprile” ha ribadito.

Un punto di vista non da tutti accettato.

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