Bello, bellissimo e fortunato! E’ il Napoli di Luciano Spalletti, già campione d’inverno e che a ben diciotto giornate dalla fine si avvicina sempre più alla metà tanto ambita: lo scudetto. Manca da trentatré anni. Troppi per un club e una città di questo livello. L’ultimo lo vinse nel lontano 1990, ça va sans dire, con Diego Armando Maradona protagonista. Un’impresa che nel decennio magico della Juventus alla squadra di Aurelio De Laurentiis è sfumata più volte. Mancò la fortuna, non certo il valore.

Stavolta, invece, proprio la dea bendata ha deciso di restituire un po’ di fortuna ai partenopei con gli interessi. Basta guardare cosa accade alle spalle del Napoli, tra harakiri milanesi e sentenze bianconere.

Un terzo scudetto al Napoli farebbe solo bene al calcio italiano. Non solo spezzerebbe la monotonia di un campionato da troppo tempo in mano a sole tre squadre, ma sarebbe un segnale importante per tutta la Serie A. Si vince investendo con uno sguardo di lungo periodo e raziocinio e non spendendo oltre limiti e ritegno, finendo poi per dover mascherare le voragini di bilancio a colpi di plusvalenze fittizie.

Il Napoli di De Laurentiis è un modello di società sul piano della gestione finanziaria. Ha chiuso gli ultimi bilanci in rosso, ma qui c’è stato lo zampino della pandemia. Nel triennio pre-Covid, aveva riportato un utile netto complessivo di quasi 89 milioni di euro. Il bilancio migliore risale alla stagione 2016/2017, quando la maxi-plusvalenza realizzata con la cessione di Gonzalo Higuain alla Juventus ha permesso alla società di chiudere con un risultato netto positivo di 66 milioni. Sono gli anni in cui le avversarie si svenavano per mostrarsi un minimo competitive.

Scudetto Napoli con stipendi dimezzati

Adesso, per Transfermarkt il Napoli è la tredicesima società di calcio per valore della rosa in Europa: 540 milioni! In Serie A, solo due società la precedono: Milan (574) e Inter (556).

Certo, siamo lontani dal Manchester City a 1 miliardo, ma stiamo parlando di un altro mondo. Quanto agli stipendi, il monte-ingaggi netto del Napoli si aggira sui 45 milioni nella stagione in corso. Il dato lordo sale a poco più di 71 milioni. Ma qui la società ha saputo mettersi a dieta, dimezzando i costi rispetto solamente a due stagioni fa, quando il monte-ingaggi lordo era di 155 milioni. Ha tagliato gli stipendi e sta ottenendo risultati sportivi sempre migliori, in Italia e in Europa.

Questa strategia è costata a De Laurentiis più di un fischio da parte dei tifosi. Giocatori-immagine come Lorenzo Insigne e Dries Mertens sono stati liberati a parametro zero. Ma la proprietà non ha mai abbandonato il modello di calcio sostenibile. Non ci sono stati sconti per nessuno, non sono stati rincorsi i capricci di questo o quel calciatore, questo o quel procuratore. I fatti stanno dandole ragione. E questo non significa che non abbia speso. Per mettere su questa rosa, De Laurentiis ha sborsato 333 milioni, meno solo dei 440 milioni della Juventus tra i club di Serie A. Semplicemente, lo ha fatto con attenzione all’equilibrio dei bilanci.

Il cammino in Champions League di quest’anno sarà essenziale per l’impatto che esso avrà sui ricavi. L’eventuale scudetto farebbe il resto, aumentando il prestigio e l’immagine dei partenopei in Italia e nel mondo. Se la macchina da guerra di Spalletti continuasse a marciare a questi ritmi, arriverebbe a fine campionato con oltre 100 punti. Un’impresa che ad oggi è riuscita solo alla Juventus di Antonio Conte nel 2013/2014 con 102 punti. La scaramanzia partenopea porta i protagonisti a non sbilanciarsi, ma se il buongiorno si vede dal mattino, questo campionato non ha più molto da dire. Il terzo scudetto del Napoli sarebbe un bagno di realtà per i grandi club italiani, troppo spesso convinti che si vinca a colpi di maxi-stipendi elargiti a giocatori capricciosi e con prestazioni altalenanti.

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