Anche ieri la Banca Centrale Europea (BCE) ha alzato i tassi d’interesse dello 0,50%, chiarendo che farà altrettanto anche a marzo per fermare un’inflazione ancora alta. La stampa italiana ha subito parlato di “vittoria dei falchi”, ma la verità è che queste azioni di politica monetaria sono obbligate per non perdere il controllo della stabilità dei prezzi. Serve ridurre un po’ di massa monetaria in circolazione dopo anni di crescita a ritmi incalzanti. La minore liquidità disponibile, però, sta già avendo effetti su mutui e prestiti.

La parte “antipatica” della vicenda, in effetti, consiste nell’aumento del costo dei finanziamenti per famiglie e imprese. A dicembre, in Italia in media il tasso sui nuovi finanziamenti alle imprese era salito al 3,44% e al 3,09% sui nuovi mutui. Un anno prima, era rispettivamente all’1,29% e all’1,40%.

Stiamo parlando di aumenti consistenti e in un arco temporale molto breve. Le rate si sono impennate drasticamente, anche di centinaia di euro al mese su importi medi. Naturale che le famiglie, in particolare, guardino con apprensione a quanto decida la BCE. Anche perché se da un lato mutui e prestiti rincarano, dall’altro i redditi stanno rimanendo grosso modo invariati.

Cosa dobbiamo attenderci per i prossimi mesi? Serve operare una distinzione tra mutui e prestiti a tasso fisso e a tasso variabile. Per prima cosa, i finanziamenti a tasso fisso già contratti non subiranno alcuna modifica delle condizioni. Sembra scontarlo dirlo, ma è giusto ribadirlo per chi avesse dubbi. Quanto ai nuovi contratti a tasso variabile, perlopiù dipendono dall’andamento dell’Euribor a cui risultano agganciati. Oggi, l’Euribor a 3 mesi è al 2,50% e in prospettiva, entro settembre, dovrebbe toccare l’apice al 3,50%. In sintesi, ci aspettiamo che i tassi aumentino ancora di un altro punto percentuale pieno.

Previsioni mutui e prestito a tasso fisso e variabile

Stando alle previsioni del mercato, che non sono una sfera di cristallo e restano soggette a variazioni nel tempo anche repentine, una discesa drastica dei tassi rispetto ai livelli massimi attesi non è prevista fino a tutto il 2024.

E sotto ai livelli odierni, si porterebbero solamente intorno alla metà del 2025, cioè tra oltre due anni. Ma prendete tutto “cum grano salis” per dirla in latino.

E mutui e prestiti a tasso fisso? Le nuove erogazioni risentono certamente delle mutate condizioni di mercato. Qui, assistiamo a un trend solo in apparenza paradossale. Nelle ultime settimane, i tassi IRS a cui sono agganciati questi finanziamenti stanno scendendo. Altro aspetto particolare: il picco dei tassi si ha in corrispondenza dei 5 anni, dopo i quali scendono lungo la curva. Cosa significa in parole povere tutto questo? L’inflazione è attesa in forte calo nel medio e lungo periodo. Dunque, i tassi d’interesse salgono per il momento, ma su mutui e prestiti a lunga scadenza iniziano già a scendere. E più si allunga la scadenza e minore il costo preteso da chi presta denaro.

Prendendo come riferimento l’IRS a 25 anni, durata media di un mutuo casa in Italia, ieri il tasso crollava al 2,34% da un massimo del 2,86% toccato a ottobre. Mezzo punto percentuale in meno in neppure quattro mesi e con il rialzo dei tassi BCE ancora in corso. In prospettiva, i nuovi mutui e prestiti a tasso fisso nei prossimi mesi saranno più convenienti di oggi, a parità di spread applicato dalle banche s’intende.

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