C’era una volta la Milano da bere, il simbolo di un’Italia degli anni Ottanta che anche tramite la movida si metteva alle spalle gli scontri di piazza, il terrorismo, la pesantezza della politica ed entrava in un periodo d’oro per la crescita dell’economia e il miglioramento degli standard di vita personali. Fu sempre nel capoluogo lombardo che quella fase simbolicamente si chiudeva con tangentopoli. Iniziavano gli anni bui della lunga crisi non solo a Milano, bensì in tutta Italia.

Si usciva di meno per andare al ristorante, a ballare o anche solo per un aperitivo. Negli ultimi tempi, le cose sono cambiate in meglio. Mentre il mercato immobiliare ingrana la retromarcia da anni nello Stivale, Milano fa eccezione. Altrove la popolazione diminuisce, qui cresce. Gli abitanti non sono più prolifici, tutt’altro. Semplicemente, la città è meta di studenti e lavoratori del resto d’Italia, specie dal Sud, a caccia di opportunità di studio e di crescita professionali.

Ordinanza contro movida a Milano

L’idillio tra la ritrovata movida a Milano e amministrazione comunale si è interrotto nei giorni scorsi. Il sindaco Beppe Sala ha emanato un’ordinanza che ha fatto il giro del mondo e che si presta a numerosi sfottò. Vietato prendere il gelato dopo la mezzanotte. Ad essere più precisi, il divieto riguarda tutto il cibo da asporto, compresa la vendita di una bottiglietta d’acqua o di un trancio di pizza. Ecco nello specifico in cosa consiste. In dodici aree della città – tra cui corso Como, l’Arco della Pace, quartiere Isola, Garibaldi, Darsena, Navigli, Nolo, Lazzaretto e Sarpi – i dehors sono impediti dalle 0.30 alle ore 6.00 durante la settimana e dalle ore 01.30 alle ore 6.00 di sabato, domenica e nei festivi infrasettimanali. L’ordinanza entrerà in vigore dal prossimo 17 maggio fino al 4 novembre.

Problema di ordine pubblico

Secondo Sala, che ha replicato allo stupore di Confcommercio, l’ordinanza anti-movida a Milano sarebbe un’esigenza avvertita per via dei numerosi reclami arrivati dai residenti.

Questi lamentano schiamazzi, auto in sosta vietata, atteggiamenti spesso contrari alla buona educazione tenuti di notte dagli avventori dei locali, risse e vere e proprie folle per strada. Nelle speranze di Sala, non potendo più ordinare alcunché dopo un certo orario, i giovani (e non) milanesi andranno a letto prima. Credeteci. Il rischio per gli abitanti consiste nel ritrovarsi orde di persone a vagabondare per le strade senza un vero obiettivo e, quindi, potenzialmente ancora meno controllabili.

Ma l’ordinanza contro la movida a Milano stupisce ancora di più dopo che per anni Sala è andato propagandando il suo presunto “modello” di amministrazione comunale. Il boom immobiliare a Milano, lungi dall’avere portato benefici a gran parte della popolazione residente, si è tradotto in canoni di locazione e prezzi di vendita sempre più insostenibili per i più. Ma il sindaco ne ha scorto il segno di una crescente appetibilità della città, specie tra i giovani. Milano non più solo capitale del business, ma nell’immagine veicolata da tempo, ambisce in misura crescente ad attirare turisti. E non solo a fini congressuali o per gli eventi.

Delirio di onnipotenza tra sindaci e assessori

Ebbene, questa ordinanza anti-movida contrasta con tutto questo. E’ un duro colpo al business delle attività commerciali e ristorative e ancora di più alle ambizioni turistiche. Cosa se ne fa un cittadino italiano o straniero di una città in cui non può prendere neppure una bottiglietta d’acqua dopo poco la mezzanotte? Una follia, va detto, che non è una novità nel panorama delle ordinanze stravaganti dei sindaci italiani. C’è un delirio di onnipotenza crescente tra primi cittadini e assessori, che si esprime nella volontà di limitare azioni quotidiane anche banali.

L’apice di questo pensiero dirigista e liberticida si ebbe in piena pandemia, quando il legislatore a tutti i livelli si sbizzarrì per rendere impossibile la vita al cittadino con regole ridicole, insensate e senza alcuna attinenza scientifica con la lotta al Covid.

Non c’è dubbio che la movida a Milano debba essere controllata. E questo spetta agli amministratori locali. Tuttavia, non si può pretendere di attirare giovani da tutta Italia con lo specchietto per le allodole di una città vivace, salvo spegnere le luci alle prime difficoltà nella gestione dell’ordine pubblico. Fino a pochi mesi fa il sindaco Sala persino negava l’esistenza del problema, adducendo un problema di “percezione”. Adesso, arriva ad impedire una leccata al gelato dopo mezzanotte.

Movida a Milano sopravvivrà all’ordinanza di Sala?

La sua va a finire nei cassetti delle ordinanze boomerang dei sindaci italiani. Vogliamo più turisti, ci disperiamo se per un anno le presenze dall’estero crescono un po’ meno che in economie rivali come la Spagna, ma poi facciamo di tutto per allontanare chi vuole spendere nelle nostre città. Gli gettiamo addosso la supponenza dei nostri amministratori vieta-tutto, secondo cui un turista dovrebbe semplicemente spendere senza osare a reclamare alcunché. Tutto si trasforma in oltraggio al pudore, alla buona condotta, mangiare un panino sulle scalinate di un monumento diventa notizia di apertura dei tg nazionali. Vogliamo la botte piena e la moglie ubriaca (e anche questa battuta è destinata ad andare in soffitta nel nome del politicamente corretto). La movida a Milano verosimilmente sopravvivrà all’ordinanza di un Sala a fine (secondo) mandato. E’ la china che abbiamo preso negli ultimi anni come sistema Paese a fare pensare in negativo.

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