I Mondiali di Calcio in Russia 2018 si sono appena conclusi con la vittoria della Francia e stando agli addetti ai lavori, sarebbe stata una delle migliori edizioni mai organizzate. Le aspettative stanno crescendo, pertanto, per il prossimo mondiale, che sarà ospitato niente di meno che dal Qatar, l’emirato della penisola araba, che non è mai riuscito a mandare la sua nazionale alla fase finale del torneo. Vi parteciperà per la prima volta nel 2022, dato che non dovrà qualificarsi, in qualità di squadra di casa.

Si tratta di un impegno molto gravoso per Doha, che ha pianificato la costruzione di 8 stadi dal costo cadauno di 8-10 miliardi di dollari. Si tratta di costruzioni imponenti e all’avanguardia, dal design molto curato (alcune di loro hanno già ricevuto riconoscimenti internazionali) e che prevedono la facoltà per i tifosi di scegliersi un settore con aria condizionata. E dire che il bilancio monstre dedicato all’evento è stato dimezzato, specie da quando il paese si trova costretto a mostrarsi più austero, isolato dagli stati confinanti, tra cui Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Per prima cosa, il torneo porterà con sé una novità dirompente per le squadre partecipanti: sarà svolto per la prima volta nella storia in inverno. Da sempre, i mondiali si disputano nel corso della stagione estiva, ossia a giugno e luglio, ma a causa delle temperature elevate, che in estate nel Qatar raggiungono facilmente i 45 gradi, è stato ritenuto inopportuno far giocare i calciatori in un clima così proibitivo. E allora, il calendario è stato spostato in avanti di 5 mesi: la prima partita si terrà il 21 novembre e la finale si giocherà il 18 dicembre, chiaramente del 2022.

Senonché, i campionati di calcio quasi ovunque si disputano tra agosto-settembre e aprile-maggio. Ed ecco, quindi, che nella stagione 2022-2023 sarà introdotto un nuovo calendario, che certamente riguarderà anche la nostra Serie A.

Il fischio di inizio potrebbe arrivare un mese prima per recuperare lo stop tra novembre e dicembre, mentre è probabile che l’ultima gara di campionato si terrà più in là, ossia tra fine maggio e inizio giugno. Ad ogni modo, bisogna vedere se ciò non impatterà negativamente sui bilanci delle società, mentre da tempo infuriano le polemiche per le presunte mazzette che il Qatar avrebbe pagato a diversi governi e presidenti di federazioni nazionali per ottenere l’ambita assegnazione. Sotto indagine vi è dallo scorso anno persino l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, accusato dagli inquirenti parigini di avere ricevuto tangenti in cambio del voto della Francia.

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I problemi organizzativi

Sul piano organizzativo, i problemi non mancano e appaiono anche abbastanza quotidiani. Il paese ospitante è di stretta osservanza mussulmana, per cui vieta il consumo di alcolici. Tuttavia, non c’è partita che possa escludere una bevuta di birra in compagnia tra i tifosi. Per questo, le autorità qatarine avrebbero trovato un compromesso: alcool consentito, ma solo in luoghi circoscritti e a distanza di almeno un’ora dagli stadi. Ora, questo significa che chi volesse festeggiare la vittoria della propria maglia o chi volesse, al contrario, bere per dimenticare la sconfitta subita dovrebbe fare tanta strada lontano dallo stadio per prendersi una birra e dovrà pure stare attento a non mettere piede con la bottiglia in mano fuori dalle aree consentite. Insomma, non sarà certo un gran divertimento.

Per fortuna di Doha, a fronte di un impegno finanziario a dir poco gravoso, la FIFA starebbe anticipando già al 2022 l’estensione del torneo da 32 a 48 squadre. Sarebbe un modo per accrescere i ricavi a 6 miliardi di dollari, stando alle stime segnalate dal presidente Gianni Infantino, ma forse anche per consentire ai paesi ospitanti di monetizzare meglio dall’organizzazione, grazie al maggiore numero di gare giocate.

E chissà che non sia anche un modo per evitare il ripetersi di un’Italia, 4 volte campione del mondo, rimasta esclusa dal torneo per la prima volta dopo 60 anni a questo giro.

Una cosa è certa: il Qatar è già fonte di imbarazzo per la FIFA. Il paese ha relazioni diplomatiche azzerate con la coalizione guidata dall’Arabia Saudita e che comprende anche l’Egitto, essendo stato accusato di promuovere e sostenere attivamente il terrorismo islamico all’estero e di tenere rapporti troppo stretti con l’Iran, altro sponsor dell’estremismo jihadista, secondo Riad. E pensavate che il calcio rimanesse all’infuori delle diatribe politiche? Niente affatto, anzi è diventato principale terreno di scontro sul piano degli affari tra sauditi e qatarini. BeIN Sports accusa le autorità saudite di consentire la pirateria ai suoi danni da parte di beoutQ, un operatore che sostiene di essere capeggiato da società con sedi a Cuba e Colombia, ma stando alle indagini effettuate dal team della società con sede nel Qatar, il suo segnale proverrebbe dalla rete satellitare saudita Arabsat, la quale nega ogni addebito.

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Lo scontro con i sauditi

Di fatto, a soli 100 dollari all’anno di abbonamento, i sudditi sauditi possono seguire un’infinità di partite di alto livello, mondiali compresi o come quelle del campionato spagnolo, grazie a 10 canali messi a disposizione da beoutQ e che ruba il segnale a beIN Sports, uno dei principali operatori attivi nel mercato sportivo mondiale. La tensione tra i due paesi è esplosa con la gara Roma-Liverpool di questa primavera, trasmessa illegalmente dalla pay tv presunta saudita, nonostante i diritti li avesse acquistati per il mercato arabo beIN Sports. L’affare scotta, anche perché la società qatarina ha presentato le sue rimostranze alla FIFA, la quale dal canto suo sembra paralizzata. Se da un lato vorrebbe muoversi per difendere i legittimi interessi di un suo cliente abbastanza facoltoso e generoso (paga per l’acquisizione dei diritti cifre superiori a quelle di mercato per dominare nel mondo arabo), dall’altro vi sono interessi preziosi da salvaguardare anche con i sauditi.

Dietro alla maxi-offerta da 25 miliardi di dollari per organizzare 3 tornei quadriennali della versione rivisitata della Super Coppa del Mondo per Club vi è un gruppo di investitori di Riad, per cui Infantino tutto potrebbe permettersi, tranne che indisporre il Principe Mohammed bin Salman. E i sauditi hanno da poco stretto un accordo con la Liga per sponsorizzare le squadre spagnole.

La tensione tra Qatar e Arabia Saudita non sembra destinata a rientrare da qui a breve, complice il caso Iran, tornato nel mirino dell’amministrazione americana, che sta accentuando le divisioni nel Golfo Persico tra i due leader del mondo arabo in contrasto tra loro per ragioni sia religiose, sia geopolitiche. E se Riad si mettesse in testa di sabotare proprio il prossimo mondiale in Qatar per colpirne l’economia e le finanze statali? Sarebbe uno scenario disastroso, anche se al momento improbabile, ma per il semplice fatto che non sarebbe interesse di nessuno nel mondo del calcio che la manifestazione vada a gambe per aria. Ma da qui al 2022 ne sentiremo tante. E il pallone c’entrerà davvero poco.

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