Fare zapping con il telecomando sarà meno noioso dopo l’estate. I volti di ciascuna rete non saranno più gli stessi. Anzi, siamo dinnanzi a quella che potremmo definire una rivoluzione in corso per il mercato dell’informazione e dell’intrattenimento in Italia. Una congiuntura particolare sul piano politico e dei riassetti aziendali sta spingendo la crème del giornalismo, in particolare, a rivedere i propri piani dopo decenni di carriere apparentemente immutabili. Tutto è iniziato con Fabio Fazio, che ha deciso di lasciare la Rai dopo esservi entrato una quarantina di anni fa.

Insieme a Luciana Littizzetto si trasferisce su Canale 9 del Gruppo Discovery. Contratto milionario e aria nuova per il presentatore, non in sintonia con il governo Meloni e la nuova dirigenza della TV di stato. Passano pochi giorni ed è la volta di Lucia Annunziata. La conduttrice di In Mezz’Ora su Rai Tre non accetta il nuovo corso aziendale e lascia il programma e la rete.

Mediaset nel frattempo non è da meno. La morte improvvisa di Silvio Berlusconi lo scorso 12 giugno spariglia le carte. L’ex premier e fondatore della TV commerciale più grande d’Italia aveva i suoi protetti. Il figlio Piersilvio ha deciso di non guardare in faccia a nessuno, di seguire solo ascolti, fatturato e una nuova linea. Via l’“infotainment”, quell’ibrido che per decenni ha messo assieme informazione e intrattenimento. I suoi detrattori ritengono che abbia fatto male l’una e l’altra. Volenti o nolenti, il viso di questo particolare mercato era stato da molti anni a questa parte Barbara d’Urso. Il suo programma Pomeriggio 5 non compare tra i nuovi palinsesti per l’anno 2023/2024. Uno choc in casa Mediaset, destinato a non rimanere isolato.

Berlinguer e Merlino volti nuovi del Biscione

Se d’Urso viene accompagnata alla porta senza troppi complimenti, clamoroso è l’arrivo su Rete 4 di Bianca Berlinguer.

Figlia di Enrico, leader storico del PCI e amatissimo ancora oggi dal popolo di sinistra, dovrebbe fare informazione con un programma insieme a Nicola Porro, che proprio di sinistra non è. La storica conduttrice di Rai Tre si è detta “stufa” del clima che si respirava nei corridoi della TV di stato. Feroci sono state spesso le critiche del PD per la presenza ormai fissa nel suo programma Cartabianca del Prof Alessandro Orsini, le cui posizioni sull’Ucraina sono considerate filo-russe. Il direttore Mauro Orfeo non ha apprezzato.

C’è già da anni una Berlinguer in casa Mediaset. E’ Laura, sorella di Bianca e volto di spicco del TG5. La “zarina” non sarà l’unica donna di sinistra ad entrare nel gruppo della famiglia Berlusconi. Myrta Merlino, altro volto notissimo al grande pubblico, lascia La7 e dovrebbe condurre un programma pomeridiano per colmare il vuoto lasciato da Pomeriggio 5. Dovrebbero fare le valigie, invece, Belen Rodriguez e persino Ilary Blasi. In Rai, nel frattempo, dovrebbero entrare anche Pino Insegno, Vincenzo Salemme ed Enrico Ruggeri. E stiamo limitandoci ai nomi “caldi” di quest’estate.

Pluralismo Rai mai facile, limitato dal canone

Cosa ci dice questo mega-riassetto dei palinsesti? Il mercato dell’informazione e dell’intrattenimento sta evolvendosi in fretta. Mediaset punta a recuperare un certo terreno perduto negli anni dell’infotainment, cioè ad accreditarsi come gruppo di riferimento per l’informazione pura. E per farlo non ha remore di ingaggiare volti noti per posizioni politiche non certo simpatizzanti verso il suo defunto fondatore. La Rai ne esce scombussolata. Il terzo canale è sempre stato storicamente vicino alla sinistra, inteso sul piano anche culturale, non solo partitico in senso stretto. Ciò ne ha limitato la crescita dell’audience da una parte, ma dall’altra ha creato una nicchia di pubblico fidelizzata.

Il problema della Rai è quello di sempre. Essendo servizio pubblico finanziato dal canone pagato da tutti gli utenti, la libertà di espressione vale fino a un certo punto. E’ corretto che un conduttore faccia prevalere le sue opinioni con i soldi anche di chi non le condivide? La soluzione teoricamente migliore sarebbe di garantire il pluralismo, vale a dire mandare in onda programmi e conduzioni dalle inclinazioni assai diverse e contrastanti tra loro. Il fatto è che questo non funziona molto sul mercato dell’informazione. Se compri o visiti Repubblica, non ti aspetti articoli a favore del governo di centro-destra. E se compri o visiti Libero, non speri di leggere parole al miele nei confronti della sinistra. Se accadesse, i lettori ne sarebbero disorientati e probabilmente molti di loro sceglierebbero altri quotidiani dalle inclinazioni più certe.

Mediaset punta sull’informazione

Aggiungiamo anche che in Rai, ad ogni cambio di governo, arriva il cambio di linea. Rai Uno è filo-governativa a prescindere, Rai Due è sempre più tendenzialmente a destra e Rai Tre, come detto, resta a sinistra. Dunque, il pluralismo funziona fino a un certo punto presso la TV di stato. Mediaset sta dimostrando che solo la TV privata può garantire piena libertà di espressione ai conduttori senza che debbano fare i conti con i rimbrotti della politica e le lamentele degli utenti con abbonamento forzoso.

Le scelte di Piersilvio dovranno dimostrare di portare risultati. Ci saranno meno reality sulle reti Mediaset, al fine di contenere i costi ed elevare la qualità media dei programmi. Il secondogenito di casa Berlusconi detesta il trash e già di recente era intervenuto più e più volte per moderare toni e contenuti in programmi come Grande Fratello Vip. Gli ascolti non esaltanti dell’ultima edizione de L’Isola dei Famosi lo avrebbero convinto a gettare il cuore oltre l’ostacolo. L’intrattenimento resta di certo, anche quello maggiormente preso di mira dalla critica come Uomini e Donne, lo stesso GF e simili.

Solo che la programmazione si sposta verso contenuti a carattere informativo. E sembra che assisteremo a qualche sfida interessante, come tra Berlinguer su Rete 4 e Lilli Gruber con Otto e Mezzo su La7. E’ il bello della concorrenza, è il bello del mercato!

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