Il governatore della banca centrale ucraina, Valeriia Gontareva, ha ammesso che l’istituto quasi non possiede più riserve di oro, pari ormai ad appena 123,6 milioni di dollari di valore, l’1% delle intere riserve. Le dichiarazioni del governatore lasciano di stucco, se si pensa che nel mese di febbraio, stando alle statistiche internazionali, l’Ucraina possedeva ancora 42,3 tonnellate di oro a riserva, pari al 12% del totale e a un controvalore di 1,8 miliardi di dollari. E a marzo, esse erano ancora pari a 21 tonnellate o 988 milioni di dollari di valore, l’8% delle riserve.

Cos’è successo a quest’oro? Com’è stato possibile che oltre 20 tonnellate di oro dal valore di almeno 1 miliardo di dollari sia svanito da quando è stato allontanato dal potere l’allora presidente Viktor Yanukovich? A naso, si direbbe che l’Ucraina abbia venduto oro, magari per cercare di mitigare il crollo dell’hryvnia. Tuttavia, sarebbe alquanto anomalo che la banca centrale, anziché impiegare il 92% delle riserve in valuta straniera, prontamente liquidabili, abbia intaccato il metallo, proprio nei mesi in cui il valore di questi diminuiva. Ecco, quindi, spuntare una possibile verità alternativa.   APPROFONDISCI – Ucraina, aumenta il rischio default Russia, il rublo scivola ancora dopo il voto in Ucraina. Ma S&P non declassa il debito  

Il “blitz” USA

Esattamente qualche giorno dopo che Yanukovich si è dimesso, in seguito alle furenti manifestazioni di protesta in piazza, viene riportata una notizia, mai confermata ufficialmente, secondo cui 15 uomini in uniforme nera, mascherati e armati, a bordo di 4 camion e 2 mini-bus cargo, siano giunti all’aeroporto di Boryspil, dove avrebbero caricato su un aereo diretto negli USA quasi tutto l’oro della banca centrale. Se quella notizia fosse vera, si spiegherebbe come mai tra le riserve dell’istituto ucraino non si trovi quasi più oro. Tuttavia, il caso sarebbe allarmante, perché spia di un timore da parte dei vertici nazionali ucraini e dell’Occidente che Kiev non sia al sicuro da una probabile occupazione russa.

Ricordiamoci che lo stesso avvenne nel Secondo Dopoguerra, quando gran parte dell’oro tedesco fu trasferito in America, in Francia e nel Regno Unito, per timore che finisse nelle mani delle truppe sovietiche. Ma resta un grave dubbio: se anche fosse vero che l’oro ucraino si trovi negli USA, la banca centrale di Kiev non avrebbe motivo per lamentare l’assenza di lingotti tra le sue riserve, potendo continuare a computare l’oro espatriato a bilancio, come tutte le altre banche centrali hanno fatto in questi decenni. Da qui, il sospetto che oltre a prendere le vie dell’estero, il metallo abbia fatto qualche “strana” fine. Quando l’oro viene trasferito in fretta e furia da uno stato all’altro significa che ci si aspetta una crisi militare e politica. Ma l’episodio dimostrerebbe anche quanto siano state pretestuose le ricostruzioni della Bundesbank sulle ragioni del mancato rimpatrio dell’oro tedesco da Fort Knox, ufficialmente per problemi logistici. Come abbiamo visto, sarebbe possibile, invece, per gli americani spostare nel giro di una notte 20 tonnellate di lingotti dall’Europa a Oltreoceano. La conferma che i forzieri USA avrebbero “sciupato” tutto l’oro di proprietà delle banche centrali straniere e depositati presso in America.   APPROFONDISCI – La Bundesbank si arrende alla Fed: l’oro tedesco non potrà tornare in Germania