C’era una volta la crisi dello spread. La BCE aveva da poco alzato i tassi d’interesse e i rendimenti nel Sud Europa esplosero. Subito dopo l’avvicendamento alla guida di Francoforte, il neogovernatore Mario Draghi s’inventa le aste LTRO: liquidità quasi gratis alle banche europee fino a 36 mesi. Tra il dicembre del 2011 e il febbraio 2012, ne viene erogata per oltre 1.000 miliardi di euro, di cui un quarto finisce nelle casse delle banche italiane. Quell’immenso flusso di denaro fu prestato a tassi dell’1%.

Una miseria per i numeri di allora. Sarebbe servito a sostenere i prestiti alle imprese e alle famiglie, così da ravvivare le economie dell’Eurozona. In realtà, quasi tutti gli euro incassati furono investiti per acquistare titoli di stato e “salvare” così Italia e Spagna, in particolare. Il resto finì per alimentare la bolla speculativa sui mercati. Perché mai assumersi il rischio di prestare soldi a clienti potenzialmente inadempienti, quando i bond offrivano rendimenti elevati e senza quasi alcun rischio concreto?

Banche europee inondate di denaro sottocosto

Passano gli anni e la BCE si rende conto che il meccanismo di sostegno alle banche europee fosse diventato un tantino vergognoso da spiegare ai cittadini. Ed ecco che sempre Draghi s’inventa le aste TLTRO. La “T” iniziale sta per “targeted”, cioè “mirati”. I prestiti sarebbero stati erogati a tassi minimi nel caso in cui le banche richiedenti li avessero girati almeno in parte ai clienti. Nel settembre del 2019, cioè poco prima di andare via, Draghi decide di fare un ultimo regalo alle banche europee: nuove aste TLTRO con la scusa di rianimare l’inflazione, stavolta a tassi del -0,50%. In pratica, ti pago per prendere in prestito i miei soldi. Offerta imperdibile, nevvero?

Pochi mesi dopo, il successore Christine Lagarde supera il maestro. C’è la pandemia, l’Eurozona rischia di implodere e il rischio deflazione monta.

Ed ecco che le ennesime aste TLTRO erogano denaro a tassi fino al -1%. Per la serie “prendi i soldi anche se non ti servono, che tanto ti sto pure pagando”. Alla sola asta di giugno 2020 furono richiesti ed erogati 1.300 miliardi, ma il conto finale è stato di 2.200 miliardi, qualcosa come il 20% del PIL dell’area. Questo meccanismo rischia adesso di regalare decine di miliardi di euro di profitti a banche europee senza alcun merito. Il calcolo è di Morgan Stanley, che stima tra 4 e 24 miliardi gli utili che i beneficiari potranno maturare grazie al rialzo dei tassi, dipende dalla velocità con cui esso avverrà. La stessa BCE stima tali profitti in una dozzina di miliardi.

Fare soldi con i prestiti TLTRO

Cosa succede? La BCE ad oggi tiene i tassi sui depositi delle banche europee a -0,50%. Significa che gli eccessi di liquidità parcheggiati a Francoforte non solo non sono più remunerati da anni, ma vengono persino tassati. In teoria, ciò spingerebbe gli istituti a prestare denaro, anziché perderlo depositandolo. Ma grazie alle aste TLTRO, le banche europee avranno sempre più la possibilità di fare soldi praticamente stando ferme: basta depositare presso la stessa BCE i prestiti ottenuti al -1%. Man mano che i tassi sui depositi saliranno – sono attesi allo 0,75% entro fine anno – i profitti fioccheranno.

La retromarcia della BCE

Già a giugno, il board BCE ha alzato i tassi sui prestiti TLTRO a -0,50%. Tuttavia, il “costo” a carico delle banche beneficiarie è tarato su base triennale. Ed ecco che la stessa BCE sta studiando un meccanismo per evitare che le banche europee guadagnino denaro semplicemente girando quello ottenuto in prestito con le aste pandemiche. Sarebbe uno scandalo e, soprattutto, creerebbe un parassitismo esiziale per il funzionamento dell’economia.

Pensate che Deutsche Bank, principale banca tedesca, ha ottenuto grazie alle aste TLTRo 44,7 miliardi di euro, il 9% dei suoi attivi. E grazie a questo denaro, lo scorso anno ha maturato profitti per 494 milioni, il 15% del totale pre-imposte, riporta il Financial Times. 

E’ vero che la liquidità negli anni è stata erogata con il vincolo che debba aumentare la massa dei prestiti concessi alla clientela. Tuttavia, come dimostrano i minori rimborsi anticipati di giugno rispetto alle attese, le banche europee stanno sfruttando questo canale per fare profitti sostanzialmente grazie all’arbitraggio sui tassi. E così, mentre iniziano a girare tassi più alti a famiglie e imprese (date un’occhiata ai mutui), migliorano i conti e magari distribuiscono utili agli azionisti attingendo alla liquidità della BCE. L’ennesima mascalzonata di Francoforte per tenere a galla un sistema bancario sempre più sconnesso dai territori e sempre più finanziarizzato.

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