Non ci voleva un esperto di economia o un cartomante per comprendere che la funzione del governo Monti fosse quella di liquidare l’Italia. Su InvestireOggi, fin dalla nomina di questo governo, abbiamo sempre messo in evidenza che questo esecutivo fosse in realtà una sorta di governo di commissariamento, preferendo non unirci alle scene di giubilo dei tanti media Italia che guardavano a Monti come all’uomo della Provvidenza, il leader che avrebbe riportato l’Italia sulla strada della crescita.

Invece di crescita, con questo governo, se ne è parlato solo a proposito dei fantasiosi nomi dei vari decreti pieni di tasse (dal Salva Italia al Cresci Italia) il cui unico obiettivo è stato quello di rastrellare soldi per rimpinguare le disastrate casse dello Stato, cercando al contempo di evitare che i partiti politici che sostengono il governo stesso, potessero mettersi di mezzo. Quest’ultimo obiettivo è stato raggiunto evitando di andare a colpire gli interessi degli stessi partiti e gruppi parlamentari. In pratica (e probabilmente non sarebbe potuto avvenire diversamente), il governo Monti da un lato ha incrementato la tassazione sull’ex ceto medio e dell’altro ha lasciato tutto intatto sul fronte dei privilegi della politica. Una sorta di scambio alla pari che forse gli elettori di molti partiti,in primis il PdL, hanno perfettamente capito come è emerso alle scorse elezioni: “tu governo fai ciò che devi fare e in cambio nel Palazzo lasci tutto uguale“.  

L’ultima fase del governo Monti: la liquidazione dell’Italia

Dopo la spremuta fiscale che ha fatto scendere la temperatura dello scorso inverno fino a molti gradi sotto lo zero, il governo dei professori, da sempre completamente indifferente a quelli che sono i risultati concreti dei suoi provvedimenti sulla popolazione italiana, ha ora la possibilità di passare all’ultima fase: quella della svendita del patrimonio pubblico.

Il clima, per una simile svolta, è maturo. Se si considera la particolare situazione dell’Europa e dell’Italia e se a ciò si aggiunge che Monti ha già affermato che un’ulteriore manovra sarebbe un colpo mortale, allora se si comprende che che già ci sono tutti gli elementi per fa apparire come inevitabile la svendita di molti asset pubblici. Quale sarà il politico (o per meglio dire quello che resta della politica) che oserà battersi contro questa decisione del governo di liquidazione nazionale? Secondo noi nessuno. Ancora una volta quindi mano libera al governo dei professori che farà scelte dolorose ma per il bene dell’Italia. E le macerie della politica italiana resteranno ancora una volta a guardare, chiuse nel sicuro dei loro privilegi.  

Le parole di Monti

L’occasione per lanciare l’ultima tappa della liquidazione nazionale, Monti l’ha avuta proprio ieri. Il professore infatti è stato lestissimo nel comprendere che il momento per far ingoiare l’ennesima pillola amara è molto favorevole (ci sono lo spauracchio Grecia e lo spauracchio Spagna dietro l’angolo). Durante un incontro con il vecchio amico Wolfgang Schauble, ministro delle Finanze tedesco, il presidente del consiglio italiano ha affermato che, dinanzi alla grave crisi e constatata l’impossibilità di nuove manovre, la strada da percorrere resta quella della vendita di asset pubblici. A essere ceduti saranno chiaramente quei pezzi in attivo anche perchè non esiste al mondo impresa che compri pomodori marci. Monti, nell’elogiare la bontà di questa soluzione, ha anche affermato che la cessione dell’attivo del settore pubblico è in programma già da tempo e soprattutto che già da tempo si sta lavorando alla creazione di veicoli, fondi immobiliari e mobiliari attraverso i quali convogliare le attività pubbliche.  

Emigrare all’estero: obiettivo ridimensionare l’Italia

La vendita degli asset pubblici è solo l’ultima tappa di un progressivo spostamento verso l’estero delle aziende italiane che sono in salute.

E’ infatti passata quasi inosservata la lenta migrazione delle imprese italiane che sono in salute verso Stati che hanno le caratteristiche per migliorare ulteriormente la performance di tali aziende. Si badi che non ci stiamo riferendo a quei casi che hanno fatto scoop ma alle tante aziende che non fanno notizia e che semplicemente hanno lasciato l’Italia. Ora è chiaro che se i pezzi più pregiati del comparto pubblico e di quello privato vanno via, l’Italia si ritrova con gambe e braccia mozzate ossia la sua economica cessa di essere tra le più importanti e diventa secondaria nel panorama mondiale e in quello europeo. Speriamo chiaramente di sbagliare.